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Intervista. Alessandrini, Steat: "Gli autobus non sono luoghi di contagio. Meno persone, la Regione stanzi risorse per sopravvivere"

25 Ottobre 2020

FERMO - Non si può fare di tutta l’erba un fascio. Quello che vale per Milano, Roma o Napoli, non vale per paesotti e cittadine. E sugli autobus che attraversano queste zone il Covid, per adesso, non circola. Di far passare i pullman per “untori”, Fabiano Alessandrini, non ne vuole sentir parlare. Il presidente della Trasfer difende a spada tratta il trasporto pubblico locale nostrano. 

Alessandrini, il Governatore Acquaroli sembra pensarla diversamente. Giovedì ha detto che «il problema non è la sicurezza scolastica, ma il sovraffollamento degli autobus che determina un potenziale rischio di contagio». E ha disposto la didattica a distanza, per tre settimane, per metà delle classi del triennio delle superiori. Cosa ne pensa?

«Se l’ha detto, ha detto una stupidaggine. Qui da noi, in questo momento, gli autobus sono tra i posti più sicuri. Sono costantemente sanificati, con costi enormi a carico delle aziende. C’è il controllo a terra sul rispetto della capienza. Tutti portano le mascherine, a differenza di quello che succede fuori. I tempi di percorrenza sono relativamente bassi. Dire che l’autobus è un mezzo di contagio non corrisponde a verità. Chi lo dice, prima di parlare, dovrebbe informarsi». 

Ma la gente è preoccupata, quindi?

«A occhio, in certi casi, ci può essere l’impressione del sovraffollamento, ma, se ognuno rispetta le regole, non succede niente. Prova ne è che, sui nostri autobus, finora, abbiamo avuto due casi di persone positive al Covid. Tutti quelli che erano a bordo sono stati messi in quarantena, hanno fatto i tamponi e nessuno è risultato positivo. Non c’è alcuna evidenza che si contragga il virus sull’autobus». 

La didattica a distanza non serviva?

«Chiaro che è meglio. Si abbassa ancora di più il rischio, ma si crea un problema. Gli autobus dovranno fare gli stessi chilometri, ma con un incasso minore. Gli studenti che fanno lezione da casa chiederanno subito il rimborso dell’abbonamento». 

I privati hanno alzato la mano, possono essere utili?

«In parte, già ci avvaliamo del trasporto privato. Solo che i privati vogliono essere pagati quello che gli spetta e non si accontentano del corrispettivo che prendiamo dalla Regione. Ma se gli incassi non ci sono, il corrispettivo non basta. Significa che le aziende rimetteranno una barca di soldi».

Con la portata abbassata dall’80 al 60 per cento, serviranno più corse?

«Dipende da quello che succederà. Se proseguirà la didattica a distanza, forse sarà necessario solo qualche piccolo incremento. Qui da noi, il trasporto pubblico locale è quasi soltanto scolastico. Senza contare che, con questa situazione, parecchia gente non prende più l’autobus». 

Segni di vita da Ancona?

«La parte tecnica della Regione ci ha informato di queste novità. Dalla parte politica ancora niente. Come Anav e Asstra, faremo partire una lettera chiedendo un’interlocuzione diretta con il nuovo assessore. Se ci dicono di fare il 60 per cento, lo faremo, ma ognuno dovrà fare la sua parte. Non si può scaricare su un settore colpe che non ha. La Regione dovrà rapportarsi con il Governo e metterci i soldi. Le aziende, soprattutto quello pubbliche, vanno salvaguardate».

Francesca Pasquali

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