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Intervista a Ciarrocchi, dipartimento prevenzione. "Siamo dentro il picco pandemico. Facciamo tamponi, ma dipende tutto da ognuno di noi"

23 Ottobre 2020

di Raffaele Vitali

FERMO – Al Murri ci sono 30 pazienti ricoverati a Malattie Infettive, al dipartimento di prevenzione diretto da Giuseppe Ciarrocchi decine di casi da tamponare e studiare.

Dottor Ciarrocchi, quale è la situazione?

“Siamo all’interno di un nuovo picco pandemico, come quello di febbraio-marzo. Questo è l’andamento della malattia. Assomiglia sempre più all’influenza, che vive di ondate epidemiche. Un alto e basso di casi, che poi possono ricomparire”.

Questo il quadro, cosa fare?

“Dobbiamo imparare a convivere con la malattia che ha questo andamento”.

Come si affronta la fase critica?

“Con il comportamento adatto. La mascherina, il distanziamento e la possibilità di estendere i test ‘rapidi’, tamponi molecolari o antigienici, a grandi fette della popolazione. Ma se in presenza di sintomi. Bisogna accelerare l’effettuazione e poi sapere il risultato, in modo da poter pianificare la propria terapia. Non può essere che debba essere il dipartimento di prevenzione a chiamarmi, se sono positivo devo mettermi in isolamento e come me i miei familiari”.

Come siete organizzati?

“Siamo in una fase critica. Il contact tracing delle ultime 48 ore non è più possibile in fasi cosi sviluppate di casi. Ho una media di 50 – 60 casi al giorno. Se stiamo ai dati, per ogni caso dieci contatti stretti. Non posso avvisare seicento persone in un giorno, non ci riescono neppure i tedeschi. Siamo sommersi di richieste, visto che i positivi arrivano dappertutto, anche dai laboratori privati accreditati. Chi ha effettuato il test e risulta positivo deve stare a casa, non deve attendere una mia chiamata”.

E per le scuole?

“Noi mettiamo in quarantena classi dove ci sono studenti positivi o insegnanti. Il genitore deve sapere cosa fare: deve tenere il figlio a casa, se è un contatto, ma non potendo isolare un bimbo di 4-6 anni è chiaro che poi devono restare in isolamento anche i genitori, nel limite del possibile e se devono uscire useranno la mascherina. Questo è un corretto comportamento per tenere sotto controllo l’infezione da coronavirus. L’individuo è alla base del contenimento per evitare chiusure”.

Inutile chiudere le attività?

“Io sono per aprire 24 ore su 24, il restringimento è più pericoloso. Il lockdown funziona solo se totale, non con fasce orarie che creano assembramenti”.

Malattia sempre infida?

“Continuiamo a conoscerla poco. Non ci sarà l’evento miracoloso che cancellerà il Coronavirus. L’influenza non l’abbiamo eliminata. Di certo la vaccinazione ci permetterà di controllare l’infezione, che smetterà di fare paura. Ma non è l’oggi”.

Quindi, dottor Ciarrocchi, come frenare la curva?

“Sta raddoppiando di settimana in settimana. Noi dobbiamo intercettare i positivi, aumentando il numero dei test. Sapendo che se sono positivo, vado a casa e ci resto. Non devo chiamare il medico, a meno che non mi vengano sintomi. La carica virale non è sempre la stessa, questo spesso lo si dimentica. Se sono positivo oggi, anche se lo sono dopo 21 giorni il sistema mi rimette in libertà, perché la carica virale è molto molto bassa. Non ha senso tenere tre mesi in isolamento una persona”.

L’unica vera arma resta l’intercettazione del positivo e il tracciamento.

“Questo ci aiuta, perché così noi come sistema sanitario riusciamo a curare la popolazione”.

Tornando alle scuole, Ciarrocchi che messaggio dare?

“Importante è che poi a casa vengano fatte le cose giuste. Se il bambino è piccolo la famiglia deve stare a casa. L’aulunno più grande si può isolare. Per tutti, salvo sintomi particolari, si mantengono i 14 giorni, il periodo che mi fa dire l’infezione è passata. Altrimenti, tampone al decimo giorno per chiudere in anticipo la quarantena. A oggi nessun cluster dentro le scuole. In media un caso singolo per aula, con qualcuno in più al Classico. Il vero problema sono le famiglie, dove si abbassano le difese”.

È cambiato il Covid 19 in questi mesi?

“È sempre lo stesso. È solo cresciuto il numero dei positivi. Immunità di gregge? Non abbiamo dati scientifici che ci dicono che poi non lo riprendi, quindi inutile parlare di immunità di gregge”.

Ciarrocchi, ultima domanda. Tutti con la mascherina, ma quelle di stoffa un po’ fashion servono?

“La mascherina va bene anche se di stoffa. Il virus si propaga con le goccioline di saliva che uno emette. Se ho la barriera davanti, le goccioline non escono”.

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Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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