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Ingresso alle nove e 'finte' quarantene, i dubbi dei presidi: "Impensabile il doppio turno, come fa uno di Amandola?"

19 Ottobre 2020

FERMO - Corsi per sanificare i plessi e dubbi, ore in più in classe per limitare assembramenti alle fermate dei bus e scetticismo. Un risveglio frastornato, per le scuole del Fermano, quello dopo il nuovo Dpcm. Sotto la lente del governo sono finite le superiori.

All’orizzonte, ingressi alle 9 e doppi turni. Misure che i presidi dovranno assumere, se i contagi dovessero aumentare. Ma non ci sono solo le novità del decreto a disturbare i sonni dei dirigenti. Qualche giorno fa, sulle loro scrivanie è comparsa una circolare. Porta la firma dell’Ufficio scolastico della Regione e dice che le classi che non sono in quarantena, aspettando di fare il tampone, possono andare a scuola. 

Un passo alla volta. Al momento, la situazione nelle scuole superiori della provincia è sotto controllo. Il virus non circola tra i banchi e i tamponi degli alunni in quarantena fiduciaria sono quasi tutti negativi. Ma c’è un ma. Perché le cose potrebbero peggiorare. E, allora, – il senso del decreto – bisogna giocare d’anticipo. «Per adesso, non ravvisiamo particolari necessità. Se le cose dovessero cambiare, prenderemo in considerazione altre opportunità. Decideremo entro questa settimana» spiega Stefania Scatasta, preside dell’Iti “Montani”. Stamattina, all’istituto tecnico è partita l’ora integrativa. La soluzione facoltativa trovata dalla scuola per tenere in classe gli alunni che escono alle 12.40, evitando assembramenti alle fermate dei pullman. 

Sostenitrice della didattica a distanza, Cristina Corradini, se servirà, è pronta a riattivarla. «Dal 14 settembre – spiega la dirigente dell’Itet “Carducci Galilei" – abbiamo tutte le classi in presenza, anche grazie alla collaborazione della Provincia. Ma se dovesse servire, siamo pronti a calibrare, all’interno degli orari, una rotazione con la didattica digitale integrata». L'istituto ha organizzato dei corsi per insegnare ai collaboratori scolastici l’uso dei nebulizzatori per sanificare gli ambienti. «Non vorremmo che queste accortezze fossero vanificate da comportamenti non consoni negli altri momenti della giornata», dice la preside. 

Scettico sulle novità del decreto il preside dell’Iiss “Urbani”, Roberto Vespasiani. «Qui non siamo nelle grandi città. A naso, non ravvisiamo la necessità di ritardare gli ingressi, visto che sugli autobus, la mattina, ci sono solo studenti. Certo, alleggerire le capienze sarebbe di aiuto», spiega e sul doppio turno aggiunge: «Sarebbe un disastro. Gli alunni che vivono ad Amandola o nell’alto Maceratese a che ora tornerebbero a casa? Bisogna cercare di rispettare tutti».  Capitolo circolare. Il punto di partenza è che sono le famiglie a decidere se mandare o no a scuola i figli che aspettano di fare il tampone. Se li lasciano a casa, serve la giustificazione. «A quel punto – dice Vespasiani – non possono chiedere di avvalersi della didattica a distanza, come, invece, in certi casi fanno».

«Non cambia nulla rispetto a quella sintonia che c’è tra la segnalazione del caso, che deve essere fatta dalla famiglia, e la precauzione», sintetizza Corradini. "Tutto sotto controllo, niente altro da aggiungere" il commento della dirigente dello Scientifico, Marzia Ripari.

La sensazione è che, adesso, le priorità siano altre. Su tutte, quella di evitare che altre classi finiscano in quarantena. Perché un altro stop la scuola proprio non se lo può permettere. E delle alternative prescritte dal governo, potendo, si farebbe volentieri a meno.

f.pas.

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