MILANO – Si allarga l’inchiesta della procura di Milano guidata dal procuratore Paolo Storari sul caporalato nel mondo della moda. Come anticipato da Sole 24 Ore e Corriere della Sera, il pm ha chiesto , via carabinieri del Nucleo ispettorato lavoro, ad altri 13 grandi gruppi del settore, come fatto per Tod’s, “di consegnare tutta la documentazione, in particolare quella sui sistemi di controllo sulla catena di appalti e subappalti nella produzione”.
Le richieste sono arrivate a Dolce&Gabbana, Versace, Prada, Gucci, Missoni, Ferragamo, Yves Saint Laurent, Givenchy, Pinko, Coccinelle, Adidas, Alexander McQueen Italia, Off-White Operating. Storari ha ribadito che “dalle indagini in corso sono emersi episodi di utilizzo di lavoratori cinesi sfruttati in laboratori o opifici-dormitorio, dove sono stati trovati anche prodotti dei marchi ora finiti nel mirino.
Per tutte le 13 società, dunque, la Procura evidenzia questi sospetti casi di caporalato nella filiera produttiva e da approfondire. “Di fronte a questa indagine – sottolinea Marco Grimaldi di Avs a Montecitorio – diventa evidente che non parliamo più di casi isolati, ma di un sistema strutturato che appalta e subappalta fino a sette livelli, che tollera laboratori-dormitorio illegali, dove lavoratrici e lavoratori, spesso migranti, sono costretti a turni massacranti senza diritti, senza sicurezza, senza dignità”.
Secondo Grimaldi “è lì che nascono le borse da migliaia di euro prodotte a pochi spiccioli e rivendute con ricarichi fino al 10.000%. Chiediamo con urgenza una comunicazione in Aula della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, insieme ai ministri Urso e Calderone. Basta con le difese d'ufficio, basta con gli audit di facciata, basta con le leggi che proteggono i forti e abbandonano i deboli. Serve verità, serve giustizia, serve una riforma radicale delle filiere produttive”.
