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Il punto. Sempre più casi, Marche nel mirino. Rezza e Borrelli: "Bisogna aspettare almeno altri sette giorni, il picco non è arrivato"

20 Marzo 2020

FERMO – Non basta quello che si sta facendo. Eppure c’è impegno. Le nuove misure preoccupano. In particolare la necessità di utilizzare l’esercito per controllare gli spostamenti delle persone. cosa ci manca per capire che le regole vanno rispettate? Il comportamento di molti finisce per danneggiare anche il comportamento di pochi. Nel mirino è finito chi fa sport, chi vuole passeggiare da solo. Ma non chi esce per comprare le sigarette. Paradossi. Come se uno che fa il maratoneta e l’atleta professionista potesse cambiare il proprio corpo in un attimo, quando invece il movimento fisico resta per lui vitale tanto quanto il divano per ogni cittadino.

Solo che “non va bene. Non va affatto bene. Troppi contagi” ribadisce il direttore del dipartimento di malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità (Iss) Giovanni Rezza. Che poi aggiunge: “Questi numeri ci dicono che si sono molto probabilmente accesi altri focolai. Sappiamo che la situazione in Lombardia è davvero catastrofica. In particolare, a Bergamo e Brescia. Focolai importanti anche nell'Emilia Romagna e nelle Marche”. Nel mirino c’è il pesarese, dove non si riesce a frenare la crescita dei positivi e neppure ridurre il numero delle vittime.

Ma i numeri peggiorano Nelle Marche, solo ieri, ci sono stati 250 casi in più, sono 1.981 in totale dall'inizio della crisi. Il dato è stato diffuso dal Gores, il gruppo operativo regionale di emergenza sanitaria. Il numero dei campioni testati ieri è salito a 658 e i test positivi sono stati il 38% (il giorno prima era del 42,2%).  Nel Fermano aumentano i pazienti in isolamento domiciliare, 616 in totale, e le persone in terapia intensiva, diventate 10 grazie ai nuovi letti donati e utilizzabili in reparto.

“Occorre che le regole imposte su tutto il territorio nazionale vengano rispettate - dice - non mi sembra che sia così. Dobbiamo ancora vedere gli effetti delle misure di distanziamento sociale prese a livello nazionale; bisogna aspettare ancora. Almeno un'altra settimana. Poi non dobbiamo dimenticarci di quell'ondata migratoria da Nord verso il Sud” prosegue il direttore dell’Iss, preoccupato anche dell’aumento di casi tra medici e personale sanitario: “Conseguenza del fatto che probabilmente non siamo stati così seri e rigidi nel proteggerli”.

Sulla stessa lunghezza d’onda, ma ancora meno ottimista, il capo della protezione civile Borrelli: “Il picco non arriverà la prossima settimana, ma quella dopo: tutti dicono che stiamo andando verso il picco e ci auguriamo che sia quanto prima". Fosse per lui le limitazioni agli spostamenti sarebbero ancora più rigide: “Sarebbe giusto proibire l'attività sportiva all'aperto: se dobbiamo fare dei sacrifici, dobbiamo farli per tutte le ragioni. Bisogna evitare anche la corsa all'aperto. Recupereremo tra una decina di giorni, o quando sarà".

Passaggio importante anche sull’uso delle mascherine: “Ai cittadini di per sé non serve a nulla, io non la utilizzo mai, ma l'importante è tenere le distanze consigliate e soprattutto lavarsi spesso le mani ed evitare di avere contatti interpersonali a distanze molto ravvicinate”.

@raffaelevitali

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