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Il punto. Niente aumento personale e fondi. Pezzopane: "Ecco cosa ha bloccato il decreto ricostruzione scritto con i sindaci: rimedieremo"

5 Luglio 2020

di Raffaele Vitali

Fermo - Gli emendamenti utili a sbloccare la ricostruzione dopo il sisma del 2016 non passano in Commissione bilancio della Camera. Il pacchetto di misure sarebbe servito, tra l'altro, alla stabilizzazione del personale, alla proroga dello stato di emergenza dopo il 31 dicembre, all'aumento degli incentivi per i tecnici chiamati a nuovi adempimenti e a destinare il 5% dei fondi per la ricostruzione pubblica al sostegno delle attività produttive. Tutto questo aspettava solo il parere positivo in commissione Bilancio “e invece il voto non c’è stato, tutto rinviato”. Esplode così la polemica politica, a ogni livello.

COSA E’ SUCCESSO

Quello che è successo lo spiega, raggiunta al telefono, Stefania Pezzopane, onorevole del Pd dal 2009 alla guida della task force politica che si occupa delle varie ricostruzioni. “Un decreto da 55 miliardi, qualcosa non è andato come immaginavamo. Ci sono rimasta male. Il problema è che non è arrivato venerdì pomeriggio il parere finale del ministero dell’Economia”. Questione di coperture insomma, ma dopo che tutti, incluso il commissario alla ricostruzione Legnini (venerdì ad Amandola, ndr), avevano dato la questione per chiusa. “Di alcuni emendamenti sono io la prima firmataria, di altri i colleghi dei 5 Stelle, figuriamoci se non volevamo approvarli. Eravamo tutti ottimisti, ne avevo parlato anche con la presidenza del Consiglio. Poi il rinvio. Capisco la rabbia dei sindaci, capisco l’amarezza, ma una cosa è certa: è solo questione di giorni”.

Se lo prende come impegno l’onorevole del Pd: “Abbiamo fatto un grande lavoro con il commissario. Nuove ordinanze e scelte che andranno a incidere sulla ricostruzione, non ci sarà alcun blocco, questo è certo. Recupereremo subito, dopo aver semplificato molto con il nuovo decreto sisma. Purtroppo c’è stato un problema tecnico, perché alcune misure si sarebbero concretizzate nel 2021, mentre i 55 miliardi sono previsti per il 2020, quindi c’erano delle modifiche da fare che tutti pensavano sarebbero arrivate in tempo, ma così non è stato e in Commissione si sono ritrovati senza le carte da votare, ovviamente in maniera positiva visto che erano norme condivise anche con la minoranza” conclude la Pezzopane.

LA RIVOLTA DEI SINDACI

I primi ad insorgere sono stati i sindaci dei comuni coinvolti che aspettano la ricostruzione e i comitati del cratere marchigiano. "Se al governo non interessa ricostruire le nostre città lo dica chiaramente, ma noi non ci stiamo e daremo battaglia", sono le parole del primo cittadino di Camerino Sandro Sborgia. "Con il commissario Legnini è stato avviato un percorso che sembra quello giusto per accelerare la ricostruzione, ma se poi certe scelte non vengono assistite dal governo diventa tutto inutile", aggiunge Sborgia.  "Siamo pronti a restituire le fasce tricolori al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, se il pacchetto di misure per le zone terremotate non verrà reinserito nel dl Rilancio, dopo che è stato bocciato dalla Commissione bilancio della Camera", tuona  il sindaco di Norcia, Nicola Alemanno, anche a nome di altri colleghi.

LE CRITICHE DI VERDUCCI

Sulla questione arriva anche la presa di posizione del senatore Pd Francesco Verducci. "Il fatto che nel decreto Rilancio, un provvedimento di oltre 55 miliardi - dice Verducci -, non ci siano misure a favore della ricostruzione post-sisma è sconcertante. Il Governo non può ignorare le istanze di territori che aspettano da troppo tempo. Basterebbero pochi mirati interventi per sbloccare la ricostruzione. Eppure non è avvenuto. È inaccettabile. Questo Governo deve mantenere gli impegni presi all'atto della sua nascita con sindaci, cittadini, forze sociali del cratere. Si intervenga subito già nel testo iniziale del Decreto-Semplificazioni inserendo le norme necessarie".  

L’ATTACCO DI ACQUAROLI

"La maggioranza Pd-M5S boccia il pacchetto di proposte per il sisma. L'ennesima opportunità sprecata e l'ennesima beffa per le popolazioni terremotate che dopo quattro anni ancora aspettano la rimozione delle macerie, la stabilizzazione del personale negli Usr, lo snellimento delle procedure", ha detto il deputato Fdi, Francesco Acquaroli, candidato del centrodestra alla presidenza della Regione Marche.  "Tutte le proposte presentate dal centrodestra ma anche dai parlamentari della maggioranza - aggiunge Acquaroli - sono state stoppate in commissione, le stesse priorità che sono state evidenziate anche dal commissario Legnini. È grave dover prendere atto che anche il decreto rilancio non è stato considerato il provvedimento giusto per dare le risposte definitive alle popolazioni e ai territori colpiti dal sisma del 2016. Dispiace anche dover prendere atto dell'ennesimo fallimento che però a pagare sono solo famiglie e imprese, che non hanno alcuna responsabilità se non quella di vivere in uno Stato che mette la burocrazia sempre al primo posto, anche davanti alle catastrofi". 

L’AMAREZZA DI LEGNINI

“Capisco la delusione di sindaci e cittadini, adesso è importante insistere affinché siano varate al più presto, utilizzando il veicolo normativo che il Governo riterrà appropriato. La stabilizzazione del personale precario e la proroga dei contratti in scadenza, il collegamento del nuovo Sismabonus con il contributo alla riparazione delle case lesionate, la revisione dei compensi ai professionisti che assumono maggiori responsabilità, la proroga dello stato di emergenza, risorse certe per sostenere lo sviluppo, poteri veramente straordinari per il commissario anche se limitati alle opere più complesse: misure indispensabili, e condivise con sindaci e ministeri, per far decollare la ricostruzione dopo il terremoto del 2016”.

@raffaelevitali

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