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Il lusso parla italiano, ma chi incassa sono i francesi. Deloitte: Tod's al 51esimo posto tra i brand mondiali

23 Novembre 2020

FERMO – Il lusso parla italiano, soprattutto nella moda. Ma i re sono francesi. A dirlo lo studio di Deloitte, il Global Powers of Luxury Goods, lo studio annuale che esamina e classifica i 100 Top Player del settore Fashion & Luxury a livello globale, sulla base delle vendite consolidate nell'anno fiscale 2019.

Le prime 100 hanno generato vendite per 281 miliardi di dollari nel 2019, con una crescita di 15 miliardi di dollari rispetto all'anno passato. “A tassi di cambio costanti, il tasso di crescita per i primi 100 player è stato del 8,5%, con una lieve flessione di 1,1 punti percentuali rispetto al picco di 9,6% raggiunto nel 2018” spiega Giovanni Faccioli, leader Italia di Deloitte Fashion and Luxury.

Un motivo è legato al mondo del web. “Sebbene le aziende di beni di lusso siano state inizialmente lente nell'adottare le tecnologie digitali, la pandemia ha accelerato l'uso di applicazioni di intelligenza artificiale e realtà aumentata per potere elaborare risposte rapide alle esigenze manifestate dal proprio segmento di riferimento in un momento di emergenza. Con il passare dei mesi, la crescita dell'uso del canale online e di strumenti digitali per interagire con i propri brand si stanno confermando come trend duraturi per i consumatori, anche nello scenario post-Covid”.

Si spiega qui anche l’insistere di Diego Della Valle, patron della Tod’s, sul digitale. Ha capito che il brand fermano deve accelerare e rimontare per non restare definitivamente indietro. Come ribadisce Patrizia Arienti, leader di Deloitte Emea Fashion & Luxury: “Insieme alle strategie ominichannel e alla multicanalità, la sostenibilità sarà un altro elemento che giocherà un ruolo chiave nei prossimi mesi, attestandosi come un altro trend che crescerà nel post-Covid. I brand del lusso stanno investendo in modo significativo in soluzioni e misure per ridurre il proprio impatto sull'ambiente. Le stesse tecnologie digitali implementate per l'analisi dei dati forniscono un supporto chiave nel perseguire l'obiettivo green, consentendo di agire su ordini, scorte e gestione dei magazzini. Essere sostenibili tuttavia non significa limitarsi alle innovazioni in ambito supply chain. Implica abbracciare nuovi valori e farli propri, come risposta alle esigenze dei consumatori in continua evoluzione. Per questo motivo, molti brand del lusso non solo sono entrati a far parte di iniziative gestite da organi ed enti sovra-nazionali, ma stanno adottando sostenibilità, inclusività e responsabilità sociale come propri core value aziendali”.

Tornando all'analisi del 2019, per Deloitte per il terzo anno consecutivo, il quartetto dei migliori player del lusso è risultato composto dai colossi Lvmh Moet Hennessy Louis Vuitton (+16%), Kering, The Este'e Lauder Companies e Compagnie Financie're Richemont. Il gruppo L'Ore'al Luxe ha sostituito Chanel al quinto posto in classifica. EssilorLuxottica è rimasta stabile al settimo posto. The Swatch Group ha perso due posizioni, scendendo al decimo posto.

I migliori sono sempre più forti, tanto che le prime dieci valgono metà delle vendite di tutte le aziende nella classifica di Deloitte: il 51,2%. In generale, come negli anni precedenti, l'Italia con il suo Made in Italy si conferma Paese leader nel settore, posizionando ben 22 aziende tra le 100 che costituiscono la graduatoria. Di queste, circa due terzi operano nel comparto dell'abbigliamento e calzature, mentre il 23% appartiene alla categoria borse e accessori.

“La crescita delle vendite di beni di lusso delle nostre aziende su base annua per 2019 è stato del 4,7%, una buona ripresa rispetto alla crescita delle vendite pari a zero nel 2018', indica ancora lo studio, che rimarca che EssilorLuxottica è stata l'unica azienda italiana presente in Top Ten. Per i dati elaborato da Deloitte, EssilorLuxottica, il gruppo Prada e Giorgio Armani risultano essere i tre principali player italiani in classifica e, in forma aggregata, l'anno scorso hanno rappresentato quasi la metà delle vendite di beni di lusso realizzate dalle aziende italiane presenti nel ranking.

Moncler è stato il brand con la performance migliore nel corso degli anni: non solo è rientrato tra i Fastest 20 per cinque anni consecutivi, ma nel 2019 ha registrato anche il terzo net profit margin più alto della Top 100, al 22%, dopo Vivara (azienda brasiliana) ed Herme's.

Anche Ermenegildo Zegna ed Euroitalia hanno registrato una crescita delle vendite a doppia cifra, tanto che quest'ultima è rientrata tra le 10 aziende a crescita piu' rapida dello scorso anno. Bene anche Giorgio Armani, OTB, Dolce & Gabbana, Ferragamo, Ermenegildo Zegna e Twinset.

Arretra invece di una posizione la Tod’s di Diego Della Valle, che si colloca al 51esimo posto con 1.038 milioni di dollari di luxury goods sales. Nel giro di quattro anni l’azienda resa famosa dai gommini ha perso tredici posizioni, nel 2015 era 38esima.

“Pur essendo le più numerose, le aziende italiane della Top 100 realizzano solo il 12,4% dei ricavi totali globali, collocandosi in quarta posizione dopo Francia (28,3%), Stati Uniti (18,3%) e Svizzera (13,2%)” si legge nel rapporto che sottolinea come la Francia, con solo nove aziende in classifica, abbia conseguito la migliore crescita nelle vendite di prodotti di lusso, pari a 15,7%, quasi il doppio della crescita dell'intera Top 100.

Raffaele Vitali

redazione@laprovinciadifermo.com

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