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Il Fermano ha sete di cultura. I consigli di Galimberti e Bruzzone per donne, insegnanti e genitori

27 Novembre 2019

Servigliano/Sant’Elpidio a Mare – Se mille persone riempiono in due serate di novembre un teatro e una maxi sala per ascoltare un filosofo e una criminologa, significa che il Fermano ha sete di conoscenza. Certo, serve il volto, il nome di richiamo, ma è la riprova che l’ascolto ai tempi dei social network non è ancora morto.

Il caso più eclatante arriva da Servigliano dove, grazie all’associazione Wega di Domenico Baratto, oltre 500 persone sono rimasti affascinati dal filosofo Umberto Galimberti che ha parlato di formazione della personalità umana, dall’infanzia all’adolescenza, “che sempre più spesso è distorta da comportamenti educativi sbagliati dei soggetti sociali che si debbono occupare di questo delicato compito”.

Un rapporto stretto quello tra famiglia e scuola che Galimberti, “alla mia età posso parlare liberamente”, non ha mancato di criticare. A cominciare dalla realtà degli insegnanti: “L’insegnamento scolastico deve prima formare l’essere umano, educare e poi trasmettere tutto il resto. Ma questo non lo può fare. Ci sono classi spesso troppo e insegnanti non adeguatamente preparati per educare alla formazione emotiva e sentimentale dei ragazzi quindi alla costruzione della personalità, specialmente nella scuola media. Abbastanza bene invece la scuola elementare. È assurdo che non si faccia ad un insegnante un test di personalità, per stabilire se ha empatia, capacità comunicative e per catturare l’interesse dei ragazzi, di saper motivare, preparazione nella psicologia dell’età evolutiva. Se non ha capacità e non è bravo deve andare via, a fare un altro lavoro. Quindi via lo status di ruolo, che garantisce comunque la permanenza. La scuola italiana è stata pensata per creare posti ai docenti e non per educare”.

Ma Galimberti non ha lesinato bacchettate anche ai genitori: “Devono avere il coraggio di dire dei no decisivi laddove occorre, essere genitori amici è una vera ipocrisia. L’autorità è necessaria e gli stessi ragazzi la desiderano. I bambini poi non vanno tenuti esonerati dal dolore, dalla sofferenza, dal negativo”.

Si cambia location ed ecco che al Cicconi di Sant’Elpidio a Mare, intervistata da Paola Pieragostini, si siede Roberta Bruzzone, la criminologa più amata dalla tv autrice del libro ‘Io non ci sto più’ in cui parla di violenza psicologia e manipolazione affettiva. Un incontro volto dalla Commissione pari opportunità presieduta da Manuelita Torresi. “Nel mio libro ci sono consigli pratici, alla portata di tutti, che possono rappresentare un aiuto per riconoscere in via preventiva un manipolatore affettivo. Prevenire è l’unica cosa da fare perché una volta finiti all’interno di una relazione insana è difficile venirne fuori e bisogna saper riconoscere i segnali, gli atteggiamenti che sono propri di un manipolatore affettivo, di una persona che si mette sempre al centro dell’attenzione sminuendo l’altro con tecniche sottili, che non lasciano segni fisici ma che non sono certo per questo meno dannose della violenza fisica”.

r.vit.

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