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I sindaci fermani al Governo: "Così si salvano le scuole nei borghi". Frassinetti: "Non si cancella la classe per un alunno". Almeno nel cratere

1 Febbraio 2023

di Raffaele Vitali

FERMO – Due sottosegretarie, Paola Frassinetti e Lucia Albano, e tanti sindaci, tra i big mancava solo Porto Sant'Elpidio, oltre che i dirigenti scolastici nella sala della Provincia di Fermo. “Bravo è stato Andrea Putzu, il nostro consigliere regionale, a coinvolgerli per parlare di scuole” esordisce il presidente Michele Ortenzi che con la consigliera Liberati sta cercando di cambiare il modo di agire dei sindaci, facendo squadra. Peccato solo che le esponenti di governo sono arrivate con oltre due ore di ritardo, perdendosi la discussione ma non i contenuti finali. Ma almeno con il sorriso di chi chiede ‘scusateci, Matelica era più lontana del previsto’.

L’anno scorso la prima battaglia vinta, “con i ridimensionamenti bloccati”, ma inutile negare che le prospettive non sono rosee. Lo ribadisce Ortenzi.

L’obiettivo di giornata è presentare un documento unitario da sottoporre al segretario. “Per questo vi ascoltiamo”.  La battaglia dell’anno scorso Putzu se la ricorda bene: “Siamo stati ore nell’ufficio di Filisetti per rimediare. Ma non si può sempre curare, la prevenzione è fondamentale” sottolinea il consigliere Putzu.

Da qui l’idea di portare a Roma le istanze. “Se lo facciamo con un documento unitario diventa più semplice agire anche per l’onorevole Frassinetti. E poterlo fare con il supporto del sottosegretario all’Economia, la nostra Lucia Labano, potrebbe rendere tutto più semplice. Quindi, fatemi e fateci capire”.

In tanti intervengono. Apre le danze Magliano di Tenna: “Ogni anno combattiamo per la composizione delle classi e il loro numero minimo. L’Europa ci aveva diffidato a rispettare il numero di 10, mentre è di 15. Come dovrebbe essere abbassato il numero massimo evitando le classi pollaio. Noi abbiamo lottato – spiega Pietro Cesetti - come piccoli comuni, sapendo che provincia e consiglieri regionali ci supportavano. Far scomparire la classe prima in un comune, significa una perdita enorme dal punto di vista sociale ed economico.  È evidente che se si toglie la primaria, traballa anche la Materna. E questo soprattutto fa scattare la concorrenza, anche non leale, tra comuni per accaparrarsi i bambini residenti in altre realtà”.

La richiesta è di evitare di fermarsi alle deroghe solo ai comuni del cratere, perché poi c’è la terra di mezzo che finisce per essere penalizzata. Per la Betti interviene la dirigente Anna Maria Isidori: “La scuola deve essere edificante per i territori, le Primarie sono fondamentali in ogni piccolo paese. Ma non è che Fermo non abbia problemi: il mio istituto ha oltre 900 alunni, in uscita 115 ragazzi alle medie, in ingresso alle elementari sono 60. Questo significa che tra dieci anni avremo la metà della popolazione scolastica attuale e quindi avremo aule e scuole vuote, ma soprattutto docenti che rischiano di perdere il posto di lavoro. Abbiamo sempre più stranieri, ragazzi con disagi familiari ed ecoici, ragionare su classi di 25 rende l’educazione complessa, bisogna scendere nei parametri numerosi per garantire qualità”.

Ma i parametri sono definiti dal Governo, quindi la palla passa a Roma. “Questa provincia ha molti comuni sotto i mille abitanti, il cambiamento agevolerebbe anche il nostro lavoro”. Sul farsi la guerra tra comuni interviene Campofilone con il sindaco Gabriele Cannnella: “Noi abbiamo bisogno di una guerra per fare una classe, con sei studenti ucraini. È scandaloso che sia una guerra che ci permette di riempire un’aula in cui il 33% avrà studenti stranieri. Eppure gli studenti ci sarebbero, ma vengono mandati in altri comuni. Dovremo avere personale specializzato, altrimenti resteranno indietro o loro o i compagni. L’anno scorso abbiamo salvato con un gruppo di apprendimento. La regione Marche deve anche definire i parametri al meglio”. E concorda la consigliera provinciale Pisana Liberati: “Troppo spesso si lavora su fogli Excel e non sulla realtà dei territori”.

Ha ancora senso ragionare su aree interne? “Ci sono parametri che non hanno loica, soprattutto nel Fermano. Su 40 comuni, 38 presentano un indice demografico negativo. Il problema è di tutti e dobbiamo valutare anche decisioni importanti. Bene valorizzare la parola borghi, poi però servono azioni concrete. I parametri vanno cambiati e lo dico come Isc di Petritoli” è il pensiero del sindaco Luca Pezzani.

Annarita Pregliozzi, dirigente di Monterubbiano, dà di nuovo voce alla scuola: “Va rivisto il Dpr 81 e ragionare sul numero minimo di alunni per classe. Può essere differenziato per aree, la metropoli è differente dal piccolo centro. Copro sei comuni, cambia tanto tra costa e collina. Ucraini accolti, ma c’è una difficoltà di trasporti, resta soluzione emergenza e non strutturale”.

Piermarini e Antognozzi, sindaci di Ortezzano e Grottazzolina, concordano: “Cambiare parametri e sdoppiare le classi. Per questioni didattiche e operative". Aggiunge la Piermarini: "Abbiamo conoscenze per essere ottimi insegnanti e poter lavorare in maniera ottimale, ma se in classe abbiano un numero adeguato di alunni. C’è un problema demografico per i piccoli paesi, ma non è solo questo, c’è il tema didattico”.  

Un parametro che a oggi non viene considerato è quello degli alunni con disturbi dell’apprendimento. “E invece sono in aumento, anche per gli screening che permettono di individuarli in età più precoce” riprende Liberati.

Uno dei paradossi che emerge ascoltando altri sindaci, da Montottone a Montelparo, “è che nei piccoli comuni molto spesso le amministrazioni si sono adoperate per mettere in sicurezza le scuole, con centinaia di migliaia di euro e abbiamo strutture idonee e che rischiano la chiusura. Chiuderle sarebbe uno spreco pubblico”. Ma si continua a investire sulle scatole, come ricorda il preside del liceo Classico, “in modo da adattarle a numeri più alti, dimenticando che la didattica ha bisogno di numeri più piccoli”. Insomma, si torna sempre al punto nodale: i numeri.

Il sunto, a fine incontro, prima delle parole delle sottosegretarie, lo fa Ortenzi: modifica Dpr 81, richieste tempo pieno, problema Dsa, questione musicale, scuole secondarie di rivisitazione parametri dove ci sono laboratori, adeguamento prezzari, legame contenitori-contenuti. “La scuola deve tornare a essere centrale, di questo siamo tutti convinti, in questo anno con me e la consigliera Liberati, prima con Moira Canigola e Pompozzi, ci siamo mossi tra tante richieste di sindaci e dirigenti. Anche per questioni per cui non abbiamo più le competenze”.

E chissà che le competenze non tornino, visto che la Frassinetti è una di quelle che spinge per ridare anche il voto all’ente di secondo livello. Onestà intellettuale dalle due onorevoli che fanno capire come i margini di manovra siano piccoli, soprattutto per chi si trova fuori cratere, che è il tema che è stato affrontato insieme con il governatore Acquaroli poche ore prima a Matelica. “Il nodo poi non riguarda solo le aree interne, tocca anche i piccoli comuni vicini alla costa. Ma poi bisogna fare i conti con risorse e programmazione” ammette la sottosegretaria all’economia, Lucia Albano, che poi aggiunge: “Sono anni che chiediamo un intervento governativo sulla questione alunni per classe e deroghe e formare classi in maniera più flessibile. Non è stato fatto e sicuramente ci stiamo impegnando intanto peer il cratere, che subisce uno spopolamento più grave, ma penso anche ai borghi, che sono perno sociale e geografico delle Marche”.

Un nuovo tema è la pluriclasse. “Dobbiamo confrontarci, peer capire se può diventare attraverso una formazione personalizzata un modello da approfondire e studiare per poter in qualche modo rispondere a esigenze complesse particolari. Ridurre alunni? Ci proviamo, un conto è il cratere, un altro l’Italia. Ma elaboriamo un modello marchigiano e facciamone un prototipo per il ministero dell’Istruzione” ribadisce la Albano.

La chiusura è per la sottosegretaria all’Istruzione: "Non ha ratio la cancellazione di una classe per la mancanza di un alunno. Se c’è scuola ci sono servizi e vita. Serve un lasso di tempo credibile, non si può effettuare un’azione di questo tipo in un anno solo. Ci vuole una fase temporale di almeno tre anni che fotografi la situazione pre sisma e si cerchi di riportare le persone nei comuni, ripopolando le scuole. Non serve la rigidità, anche se è nella norma”.

I sindaci escono, alcuni scuotono la testa perché volevano di più, altri ringraziano per il metodo di lavoro, tutti convengono che il documento di richieste deve essere chiaro e mandato quanto prima. A  questo lavoreranno Ortenzi e Liberati fin da subito.

@raffaelevitali

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