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Gli artigiani fermani pronti a produrre mascherine. Migliore: "Bloccati dalla burocrazia"

16 Marzo 2020

FERMO –  Sono piccoli e laboriosi. Si parla delle necessità delle industrie, ma al piano di sotto c’è il mondo degli artigiani, quello della Cna di Fermo.

Direttore Alessandro Migliore, ma per le piccole cosa sta cambiando?

“I dispostivi di sicurezza anti Coronavirus riguardano anche gli artigiani, anche le piccolissime aziende”:

Ci sono i Dpi sul mercato?

“Non si trovano le mascherine”.

E quindi?

“Ho la disponibilità da parte di nostri associati che vogliono cambiare la linea di produzione e mettersi a fare le mascherine, mi sto attivando. C’è un mercato, oltre che una necessità. Bisogna avere il certificato di prodotto Tnt e poi un certificato di produzione e questo ci blocca”.

Come vi state muovendo?

“È una discussione anche a livello nazionale. Stiamo aspettando il decreto, che al punto 15 dovrebbe parlare della produzione per il privato e non per il sanitario, che necessità di certificazioni specifiche”.

Imprese pronte a produrre?

“Hanno le manovie, come successo in altre regioni d’Italia. Il punto è che c’è una necessità. Come sempre la burocrazia blocca con i vari certificati”.

Indennità per lavori autonomi e artigiani?

“Le uscite vengono sospese, ma poi dovrà pagare senza avere entrate. E  ai magazzini chi ci pensa? Spero non sia vero che si parli di 600 euro per marzo”.

Cassa integrazione per gli artigiani?

“Ho avuto garanzie, ma chi sta già dentro il fondo di sostegno non ne può usufruire. E poi non è chiaro se parliamo di settimane in più di cassa o di settimane che vanno a toglierci quelle che sarebbero necessarie per contenere la crisi”.

Si parla solo di marzo, è poco?

“No ci sarà il colpo di bacchetta ad aprile, sempre se ad aprile si riparte. Quindi non può bastare”.

Che lei sappia in tanti artigiani continuano a lavorare?

“Fino a venerdì scorso c’era la preoccupazione di dover fermarsi, tutti hanno coscienza e pensano ai dipendenti, che sono come familiari. Ma soprattutto, molti lavorando per il sud d’Italia, non possono chiudere e non rispettare gli ordinativi. Stamattina molte persone hanno scelto di chiudere e prendersi la settimana, anche perché è difficile al momento rispettare le direttive”.

Da un punto di vista economico cosa teme da qui alla riapertura?

“Vedo un quadro drammatico dal punto di vista del credito, moltissime aziende non solo sono indebitate con lo Stato, Iva, Inps e mutui bancari, ma c’è anche l’abitudine di pagare a 90-120 giorni tra imprese stesse. Per cui il rischio indebitamento cresce ancora di più. Il rischio è che alla ripartenza, senza fatturato almeno di un mese, è impensabile pagare tutte le scadenze programmate. Temo forti insoluti tra aziende, verso i fornitori. Da qui un crollo di liquidità”.

E chi la garantisce la liquidità?

“La banca deve restare tranquilla, non potrà chiedere il rientro dai fidi immediato, altrimenti salterà il banco. Spero che dentro il decreto ci siano voci specifiche”.

Raffaele Vitali

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