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Fim, Simonetti e De Angelis scoprono le carte: "Ecco la verità su bonifica e ricostruzione"

2 Settembre 2020

di Raffaele Vitali

PORTO SANT'ELPIDIO – Alberto Simonetti, Mauro De Angelis e Nazareno Franchellucci. Per una volta non si parla di Fim dalla sala Giunta, ma nella sede del principale azionista. Simonetti è il presidente della Fim Spa, uno dei ‘rimanenti’ soci insieme con De Angelis. C’è voglia di fare chiarezza sull’operazione in corso, o che vorrebbe compiersi: la bonifica. Partendo da un dato: “A noi questo stallo costa 80mila euro al mese”.

IL PUNTO DI VISTA DEL SINDACO

“Un’area strategica per la città. E che non si è mai riusciti bene a raccontare. E questo danneggia due aspetti: il primo è legato all’immagine della città che negli ultimi 20 anni ha saputo riqualificarsi diventando un riferimento turistico; il secondo, e principale, è il danno al privato che sta investendo”. Vogliono cancellare l’alone di torbido che emerge ogni volta che si parla dell’ex fabbrica di concimi. “Serve chiarezza per poter avvicinare ulteriori investitori e partner, oltre che per agevolare chi già lavora. Come sindaco devo cercare di fare chiarezza sui percorsi”.

Manca sempre un tassello al tavolo: la Sovrintendenza. Ma mai come questa volta è vicina. “L’intreccio tra sito vincolato e sito inquinato è un unicum in Italia” ribadisce il sindaco lasciando alla proprietà il compito di scattare la “fotografia veritiera che va oltre le interpretazioni e la diceria di riunioni segrete, come è stato definito un tavolo tecnico in cui i protagonisti convocati formalmente avevano portato in comune Sovrintendenza, Provincia, Arpam e tanti altri”.

Un tavolo necessario nell’iter. “Tre anni fa il sovrintendente Birrozzi ha voluto avviare un percorso di revisione del vincolo insistente, provando a modificare il vincolo di carattere monumentale con uno di carattere storico. Questo avrebbe permesso di demolire l’attuale cattedrale per poi arrivare a una ricostruzione guidata”. Una procedura che la proprietà ha atteso, speranzosa, convinta che sarebbe stata la strada possibile per poter bonificare nel modo migliore l’area e le mura. “Un percorso che come Amministrazione appoggio pienamente. Prima la bonifica e la salute pubblica, poi la ricostruzione fedele sulla base progettuale”.

L’iter si è concluso con il pronunciamento del comitato tecnico scientifico che ribadisce ‘che non sono competenti nel valutare se ci sono delle questioni di carattere tecnico che impediscono di mantenere l’edificio e di bonificarlo. Noi possiamo solo dire se sussistono le ragioni del vincolo’. “Che secondo il Comitato permangono” prosegue il sindaco. Importante l’espressione all’interno del pronunciamento finale che richiama alla Sovrintendenza favorevole alla modifica del vincolo e alla valutazione delle progettualità alternative alla conservazione della memoria.

Un aspetto positivo in tutta questa vicenda c’è: “La Sovrintendente ci ha spiegato che non è il cambio della tipologia di vincolo che porterà in maniera automatica la demolizione-ricostruzione, ma la relazione tecnica che dimostri la non possibilità di effettuare la bonifica senza demolizione, aggiungendo poi il piano che la proprietà immagina per mantenere storia e architettura”. Sta ora alla proprietà nel giro di poco tempo elaborare il nuovo progetto, con studi di fattibilità con proposte alternative legate alla demolizione-ricostruzione. “Parallelamente, grazie al buon dialogo con la Sovrintendenza, siamo in attesa di possibili suggerimenti di nuove tecnologie, ma con atti ufficiali”.

LA VERITA’ DELLA PROPRIETA’

Simonetti è chiaro: “Non è la nostra prima attività, ma almeno la terza-quarta. Un grosso investimento, ci crediamo. Volevamo e vogliamo fare qualcosa di bello, che riuscisse a far emergere la parte turistica di Porto Sant’Elpidio. Eravamo partiti bene, in periodi in cui l’edilizia correva. Poi siamo incappati in errori di progetto di bonifica che hanno allungato i tempi. E siamo arrivati dentro la crisi dell’edilizia, ci siamo trovati nell’accordo di programma con i suoi tempi”. Ogni mese escono soldi e non pochi.

È arrivato poi il problema societario, con due soci in difficoltà che non hanno potuto supportare il peso economico “e così noi e l’Ecoelpidiense ci siamo dovuti sobbarcare tutto il peso finanziario. E lo abbiamo fatto. Siamo ancora convinti che sia una operazione importante” prosegue il presidente della società. “Non chiedevamo un tappeto rosso per l’intervento su una zona che è inquinata da anni e non certo da noi. Che siamo quelli che provano a bonificare”. La spiaggia è l’emblema di un percorso avviato, stoppato dal problema della cattedrale. “E’ impossibile la bonifica di quella struttura: mattoni, struttura, terreno sono non pulibili senza la demolizione”. Di fronte a tutto ciò, i soci sono però pronti: “Noi dobbiamo partire dalla cattedrale, non si può bonificare a pezzi. La prima cosa è quella, quello spazio senza tetti e mura. Noi abbiamo le risorse finanziarie”.

IL PIANO FINANZIARIO

De Angelis, Ad dell’Ecolepidiense, prova a fare ulteriore chiarezza sui numeri: “Abbiamo già speso 15milioni di euro tra acquisto quote, bonifica fatta e altre attività. E dovremo spenderne altri dieci per completare la bonifica e altri ancora per sistemare la palazzina uffici, che rientra nelle opere compensative. Ecco che arrivano a 22 i milioni di euro da spendere per completare l’opera”.

“Noi non siamo responsabili moralmente dell’inquinamento, non siamo persone che si arricchiranno in maniera smodata, non traiamo vantaggi dalla demolizione se non la possibilità di bonificare. Rompiamo questo immaginario collettivo che penalizza la Fim. Quando andiamo a chiedere finanziamenti e nuovi soci, tutto quello che si dice ed è detto serve solo ad allontanare persone, creare dubbi”. Non solo. “Anche chi volesse acquistare quello che poi costruiremo. Un danno per tutti, sia chiaro. Anche del comune, noi portiamo milioni di euro di oneri che il pubblico incassa”. Ricordano i soci che le due aziende che parteciparono all’asta da noi vinta, poi sono fallite. “Quindi noi andiamo oltre ogni logica imprenditoriale che ci dice di fermarci. Ma anche per un fatto di interessi, abbiamo già speso tanto, vogliamo completare il lavoro per recuperare una parte almeno di quello che abbiamo investito” aggiunge De Angelis. E se non fosse abbastanza chiaro il concetto, l’asta per le quote dell’ex socio Sarnari (Generale Costruzioni, ndr) lo sta a dimostrare: “Noi abbiamo fatto un’offerta al curatore. Ora partirà una nuova asta partendo dal prezzo da noi offerto. Nel giro di 2 mesi acquisteremo anche le quote. Anche se speriamo che si presenti qualcuno che abbia voglia poi di investire nell’operazione, non solo all’acquisto delle quote. Altrimenti andiamo avanti noi, gestendo la società in tranquillità” spiega Simonetti. “Oggi le quote in vendita, il 38%, da un valore di oltre un milione e mezzo non trovano acquirenti neppure per 300mila euro. Ecco lo sforzo che facciamo noi, che ancora crediamo nell’operazione. Gli altri, il mercato, non ci credono, altrimenti sarebbero andate a ruba”.

IL NODO CATTEDRALE

Riprende De Angelis: “Chi acquista una casa in presenza di quella mostruosità senza soluzioni? Non possiamo continuare a spendere soldi in una operazione penalizzata dalla presenza di una struttura per la quale non c’è soluzione”. Ma in realtà una strada c’è. E per rafforzare la teoria, prende un documento della dirigente comunale Giulia Catani. “Nel percorso urbanistico la Sovrintendenza ha partecipato. Il progetto è di ristrutturazione e non restauro conservativo. Pertanto tali interventi sui beni vincolati sono soggetti a possibilità di demolizione e ricostruzione fedele” scrive la dirigente. “Parole che l’attuale Sovrintendenza ha avallato” aggiunge il sindaco.

Per l’Arpam “la struttura è inquinata e l’inquinamento va rimosso”, per la Sovrintendenza “va rimosso ma facendo rimanere la cattedrale”. Il problema è che il come riuscirci non è chiaro: “Per la piaggia ci hanno chiesto di rimuovere e lo abbiamo fatto, anche se le tecniche prevedevano altro”. La sabbiatura avrebbe conseguenze sulla staticità e la conservazione, questo dicono i tecnici. “Sabbiando crollerebbe tutto, lo ha messo nero su bianco anche l’Arpam, o anche se resistesse emergerebbe un arlecchino di mattoni che non rappresenterebbe quello che oggi è rappresentato. Da qui la Sovrintendenza ragionevolmente ha lasciato la porta aperta alla demolizione – ricostruzione”.

Una cosa è certa: “Se non si risolve il nodo cattedrale non investirò più un euro” tuona De Angelis. “La soluzione è sfatare la storia dell’arricchimento dalla demolizione: noi comunque ricostruiremo fedelmente in maniera antisismica e fruibile a tutti. bisogna capire che i privati qui hanno bisogno di risorse, che siano di banche o di altri soggetti privati, perché a crisi dell’edilizia non ce la siamo inventata noi. Qui qualcuno vuole che la Fim, e i privati, debbano morire”.

IL PARERE DELL’ARCHITETTO

“Siamo alla commedia dell’assurdo. Un chilometro di fronte mare, un’opportunità urbanistica. Non si restaura ciò che non esiste. L’inquinamento è dentro il mattone, non c’è tecnica di raschiamento. Il nostro è un progetto di ristrutturazione” spiega, ricordando che nel dl Semplificazione, in fase di riconversione in legge, si parla di rigenerazione urbana. “Negli ultimi sei anni nel mondo abbiamo fatto operazioni di 2milionidi metri cubi solo in un sito. Dall’idea alla realizzazione. Qui siamo al ridicolo”. L’architetto ribadisce che la cattedrale è la priorità: “Non si può partire da altri punti, non si può ragionare per stralci funzionali. Bisogna partire dal cancro, dall’elemento più importante. Quello deve generare e motivare. Parliamo di un sito unico che avrà alla fine una piazza di 10mia metri quadri, trentamila di verde, ciclabili, hotel. Un’operazione che cambierà la via della città. Diventerà il frontemare più bello delle Marche. tra l’altro, nel progetto, noi rimettiamo ogni mattone nella stessa posizione. La memoria la conserviamo noi. Come se per ricostruire il tetto di Notre Dame si dovessero usare i legni bruciacchiati. Lì parliamo di 500anni fa, qui di qualche decennio con mattoni fatti a macchina. È la commedia dell’assurdo. Ci facciamo male da soli”.

IL FUTURO

Franchellucci, prima di lasciare la chiusura alla proprietà, chiarisce anche un altro punto molto discusso in città: “Il comune sta incassando Ici e Imu dalla Fim Spa, per cui evitiamo di parlare di favoritismi”. E un chiarimento arriva anche sulla fideiussione: “Sarà sul tavolo prima dell’inizio dei lavori” riprende Simonetti che conclude: “Abbiamo le risorse, abbiamo la volontà, ci serve solo la possibilità di completare un lavoro in cui crediamo dal primo giorno, da quando abbiaamo speso 1,7milioni solo per tenere in piedi la cattedrale. Sperando però chi da Porto Sant’Elpidio continua a giocare contro (nella relazione del comitato tecnico sono citate persone, associazioni e un partito che si sono opposti al cambiamento del vincolo, ndr) si fermi permettendo a tutti di fare il meglio per la città”.

@raffaelevitali

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