FERMO - Il tema della filiera e del suo controllo, esploso dopo l’indagine della procura di Milano che ha riguardato la Tod’s, è di primario interesse per il mondo del sindacato. A intervenire, in maniera chiara, è la Cgil Marche, insieme con la Filctem marchigiana e nazionale.
“Gli accertamenti dell'Ispettorato del Lavoro presi con la massima serietà. Se nella filiera Tod's vi sono lavoratori a nero e casi di caporalato nei subappalti, vuol dire che i modelli organizzativi e gestionali del committente non sono così precisi e puntuali come si riteneva, occorre quindi cambiarli e soprattutto rafforzarli” sottolineano i sindacalisti.
Che poi aggiungono: “In alternativa, bisogna ridurre il ricorso agli stessi subappalti e subforniture investendo di più su un modello di impresa con più lavoro diretto, qualità, buoni salari e quindi sicurezza''. Cgil e Filctem diranno NO a ogni tentativo di “cambio delle norme conquistate dal mondo del lavoro che, in questi anni, hanno consentito di contrastare modelli di sfruttamento purtroppo fortemente presenti nel nostro modello produttivo".
Il sindacato vuole condivisione delle responsabilità: “Un cambiamento delle norme, come la certificazione cosiddetta terza che faccia poi da scudo alle responsabilità del committente, il depotenziamento della legge 231/01 sulla responsabilità di impresa o dell'articolo 603 Bis del Codice Penale o finanche del codice antimafia, rischiano di scaricare solo sull'ultimo anello della produzione le scelte, i modelli produttivi o le omissioni dell'impresa madre che poi beneficia in termini di alti ricavi del lavoro di tutta la filiera”.
La Cgil teme una riduzione dei controlli sulla filiera: “Noi chiediamo, e per questo il 25 ottobre scenderemo in strada, meno appalti e meno subappalti, stop al subappalto a cascata, portare le tutele e le responsabilità previste per gli appalti pubblici negli appalti privati, generalizzare modelli di verifica della corretta quantità di manodopera e costo del lavoro (la cosiddetta congruità che in edilizia ha dato buoni risultati) contro ogni forma di dumping contrattuale, concorrenza sleale, lavoro irregolare e sfruttamento, per garantire la sicurezza di lavoratrici e lavoratori , per contrastare le infiltrazioni di criminalità e mafia nell'economia”.
Con norme certe, secondo il sindacato dei calzaturieri e della moda, “si potranno recuperare tanti miliardi di euro (oltre 180) che l'economia sommersa sottrae ogni anno alle casse dello Stato, all'Inps, all'Inail per metterli invece a disposizione di più investimenti e più welfare”.
Anche di questo si parlerà mercoledì, quando Uro aprirà le porte del ministero del Made in Italy alla discussione sulle emergenze del settore moda, dal contrasto all'ultra fast fashion alla tutela della legalità del Made in Italy.
All'incontro parteciperanno i vertici delle principali associazioni del settore, in rappresentanza dell'intera filiera della moda italiana: Confindustria Moda, CNA Federmoda, Confartigianato Moda, Camera Nazionale della Moda Italiana e Fondazione Altagamma. Successivamente sarà convocato il Tavolo della Moda per il prossimo 17 novembre, dove avranno voce anche i sindacati.