
MONTEGRANARO – “Non vogliamo una certificazione fatta di burocrazia, ma uno strumento che riconosca il valore reale delle imprese italiane”. L’appello al Governo è di Cna Federmoda, guidata dall'imprenditrice marchigiana Doriana Marini, e Confartigianato.
“Solo un sistema fondato su legalità, equità e rispetto reciproco può restituire identità e forza competitiva al Made in Italy, difendendo chi produce valore ogni giorno nei nostri territori” aggiungono i vertici. Anche nel Fermano se ne discute, tutto è partito dal convegno organizzato durante la prima fiera ABC al Fermo Forum, tra il pubblico c'erano anche i vertici degli artigiani, associazioni fondamentali nella riuscita della manifestazione.
Il presidente locale della Confartigianato, Lorenzo Totò, aveva ribadito che “bisogna fare attenzione e non trasformare il piccolo artigiano, anello della filiera, in un caporale. Chi lavora nel proprio settore lo fa con passione, dedizione e massimo impegno, sacrificando spesso la vita, per qualcosa che però lo appaga. Non cerca di certo l’artigiano qualcuno di cui approfittare. Per cui le filiere vengano controllate partendo dall’alto”.
Ed è quello che ribadiscono Federmoda e Confartigianato: “Il Made in Italy vive una fase cruciale. Gli effetti mediatici dei recenti scandali, uniti alla diffusione di pratiche produttive opache e di delocalizzazioni mascherate, stanno minando la credibilità di un sistema che ha sempre rappresentato eccellenza e qualità nel mondo”.
Per tutelare il lavoro di migliaia di onesti lavoratori, servono interventi strutturali. “Dobbiamo garantire trasparenza e valore all'intera filiera produttiva, tutelando chi ogni giorno contribuisce con competenza e passione alla creazione del vero Made in Italy”.
Per cui ben venga la 'Certificazione unica di conformità delle filiere della moda', ma, è l’appunto, non deve diventare “un adempimento burocratico fine a sé stesso. Sia vero motore di legalità, equità e valorizzazione delle competenze artigiane e manifatturiere”.
Gli artigiani sono anche convinti che lo strumento debba rimanere “a carattere volontario e che sia costruita per valorizzare l'intera catena produttiva, non soltanto il marchio o il prodotto finale. La vera forza del Made in Italy risiede nelle micro e piccole imprese, che costituiscono l'ossatura della manifattura nazionale, garantendo qualità, occupazione e valore economico nei territori, pur spesso operando in condizioni contrattuali squilibrate”.
Raffaele Vitali
