
FERMO - Il consiglio comunale di Fermo, andato in scena ieri pomeriggio, si può raccontare in due modi. Il primo è sui fatti, il secondo è sulle conseguenze politiche.
Stando al primo, il dato è che parte della minoranza, Pd e Fermo Futura, avevano presentato una mozione per impegnare il comune di Fermo nell’istituzionalizzare il salario minimo. “Secondo le rilevazioni INPS, nel nostro Paese 4,6 milioni di lavoratori - circa il 30% del totale - guadagnano meno di 9 euro l’ora: quota che diventa il 35% tra gli operai agricoli e il 90% dei lavoratori domestici, mentre 2,5 milioni non arrivano a 8 euro. Il salario minimo legale è già una realtà in 22 Paesi europei su 27, dove ha dimostrato di contribuire all’aumento degli stipendi dei lavoratori che venivano pagati di meno” è l’introduzione della mozione firmata da Interlenghi, Nicolai, Malvatani, Morroni e Vallasciani.
“Considerato che il salario minimo più alto può ridurre la dipendenza dei lavoratori dai sussidi statali o dai programmi di assistenza sociale erogati dal Comune, impegniamo il Comune a introdurre l’obbligo per le imprese che lavorano mediante appalto comunale, indipendentemente dalla tipologia contrattuale applicata, a riconoscere ai propri lavoratori dipendenti un salario minimo di 9 euro l’ora”.
Alla mozione ha risposto l’assessora Annalisa Cerretani, che aveva condiviso ovviamente la linea con la maggioranza, e che ha respinto la mossa della minoranza, facendosi forza di un dato oggettivo: “Ogni appalto del comune risponde alle leggi, partendo dal Durc richiesto a ogni azienda”. Per cui, ogni dipendente è pagato come da contratto nazionale di lavoro, che è superiore. “Inutile introdurre il salario mentre avremmo potuto come Comune prendere una posizione comune per sensibilizzare associazioni di categoria, e anche il Governo, affinché le condizioni di lavoro migliorino ancora” ha ribadito l’assessora.
Qui finisce la questione tecnica e si apre quella politica. Il primo consiglio comunale senza Paolo Calcinaro, che era a Bologna all’assemblea Anci, ultima da primo cittadino, è la prova che i prossimi cinque mesi saranno davvero problematici. Reggerà la maggioranza? Difficile dirlo dopo quanto successo ieri. Il vicesindaco che se ne va dopo la discussione su Marina Palmense, gli altri assessori nervosi, con il timore che potesse finire male il voto. Ed è quasi andata così.
Un consigliere di maggioranza è uscito, tre si sono astenuti, ovvero quelli più di sinistra, anche se in mezzo c’è finito pure il presidente Giulio Pascali, attuale presidente, che ha però detto di essersi sbagliato. Sta di fatto che l’ala sinistra della maggioranza è in fibrillazione, e questo nonostante la richiesta, che pare essere stata accolta, di presentarsi alle prossime elezioni sempre senza simboli di partito.
“L’unica nota positiva è l’astensione di tre consiglieri di maggioranza che almeno hanno voluto dare un segno su questo tema così sentito” sentenziano Pascucci e compagni.
Cosa accadrà nei prossimi mesi? Tuti vogliono un posto al sole. Scarfini è già il prossimo sindaco per molti, ma non per tutti. Non a caso durante il convegno della Cdo, tra un battuta e l’altra, Putzu con il sorriso di Castelli, estimatore da anni dell’assessora al Turismo, che ha fatto un intevento introduttivo di spessore, ha salutato la Cerretani come la prossima sindaca di Fermo. Una battuta, forse, ma in tanti non hanno riso e si sono fermati a pensare. Ancora di più dopo il caos in Consiglio di poche ore prima.
