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Fermo, il questore Ferraro: "Donne e anziani priorità. Non militarizzo le strade, sicurezza è anche cultura e servizi"

16 Dicembre 2025

di Raffaele Vitali

FERMO - Eugenio Ferraro, romano doc, è il nuovo questore di Fermo. Da settimane operativo, ha già le idee chiare su quello che vuole fare, “senza militarizzare il territorio, perché non è questo il mio modo di lavorare” anticipa.

Ferraro, cosa significa essere questore?

“E’ il mio primo incarico in questo ruolo. Sono onorato e ho grande entusiasmo. Questa è una provincia affascinante che non conoscevo, anche se mia nonna è pesarese”.

Cosa ha capito del fermano?

“Una realtà serena che va contestualizzata. Ogni tipo di allarme cambia la sua criticità in base al territorio. Oggi, leggendo le cronache locali, ho visto che ad Ascoli in prima pagina c’era un furto in appartamento. In realtà sociali tranquille, un fatto del genere diventa un allarme sociale. Non sarò io a sminuire e minimizzare”.

Anche se la sua esperienza è diversa.

“Vengo da realtà in cui era più vivo il pericolo della criminalità organizzata. Per questo dico attenzione, non sempre la tranquillità è tale nelle ramificazioni più nascoste. Resto però convinto che non sia questo il caso di Fermo. di certo, ogni segnale, quindi merita un approfondimento. Come accaduto in questi giorni”.

Quali sono i suoi obiettivi?

“Parto da due tematiche principali. La prima è la tutela delle donne. Questo è un obiettivo in linea con le direttive ministeriali. Lo perseguirò in modo concreto, apportando innovazioni. Il tema del codice rosso deve travalicare le singole leggi e i protocolli che vengono firmati. Dobbiamo lavorare sulla cultura, sull’approccio mentale. Rafforzeremo quindi l’azione sui codici rossi, il questore può proporre misure di prevenzione, e il rapporto con l’autorità giudiziaria. Lavoreremo con il terzo settore, con l’associazionismo, svilupperemo altri programmi, anche se riconoscono grande vivacità sul territorio. E ho brave funzionarie motivate e preparate. La Polizia deve contribuire al network, non esistono attori singoli: lavoreremo sulla formazione, partendo dalle scuole con gli alunni più giovani. Vogliamo una cultura della sicurezza e di tutela delel fasce più deboli, partendo dalle donne”.

Detto della tutela delle donne, quale è la seconda priorità?

“La tutela della terza età. Pochi giorni fa una anziana ha fermato una volante e ha regalato dei panettoni, questo significa che c’è fiducia. Dobbiamo conquistarci la loro fiducia, perché la società cambia e non ci sono più le famiglie numerose. Troppo spesso gli anziani sono da soli, hanno bisogno di sostegno. Ci sono pericoli come le truffe online e telefoniche di vario genere. Ho un progetto in mente, lo svelerò se va in porto nel 2026. Vorremmo andare dall’anziano e non essere chiamati dall’anziano. Vogliamo essere proattivi”.

Pronto intervento e ordine pubblico?

“Resto un poliziotto, anche da questore. I fenomeni violenti sono molto attenzionati. Sono ottimista e fiducioso. Ho team motivati che ringrazio per quanto fatto e faranno. Parliamo di una zona tranquilla, ma con le sue necessità anche perché la criminalità non si geolocalizza”.

Si parla sempre di personale, a fermo manca. Ha avuto garanzie di rinforzi?

“Lo sforzo del dipartimento centrale è quello di fare assunzioni, non solo su Fermo. Sono fiducioso sul fatto che possano arrivare nuove risorse. Ma non sono per l’approccio militare. La sicurezza non è solo questione di numeri, anche se dobbiamo garantire i servizi necessari. Serve qualità per affrontare problemi in modo sereno e analitico. Non amo la ghettizzazione”.

Cosa intende per servizi utili alla sicurezza?

“ Ho diretto Ostia, San Basilio, ho lavorato a Tor Bella Monaca e in aree complesse di Torino: non bisogna mai creare il ghetto. Ci vuole la presenza costante, ma non la militarizzazione. Non sono i soldati a ogni angolo a risolvere i problemi, la sicurezza ha più facce: è servizi che funzionano, è strutture di  ricreazione, è scuole efficienti. Poi se c’è il camper della Polizia ben venga. Oggi è tutto più complesso”.

Ha pensato a come affrontare i problemi legati alla violenza giovanile che caratterizza parte del territorio?

“I minori oggi sono diversi per musica, messaggi, ritmi di vita e modelli. È riduttivo pensare che la sicurezza sia solo un problema di impatto e di repressione. Oggi siamo un Polizia moderna ed efficiente, che guarda avanti. Presto incontrerò gli esercenti dei locali che organizzano feste e iniziative. Voglio fare il punto della situazione, guardandoci negli occhi. Chiederò collaborazione per creare una politica della sicurezza e converrà a tutti. Nessuno vuole arrivare alle chiusure. Videosorveglianza, telecamere, la formazione dei ‘buttafuori’ che oggi devono essere professionalizzati. E poi mi piacerebbe anche incontrare le famiglie, il minorenne a una certa ora potrebbe anche tornare a casa. Dobbiamo trovare un compromesso”.

Tornando al camper della Polizia, pensa di usarlo come accaduto anni fa a Tre Archi?

“Mi piacerebbe metterlo nelle piazze in cui è necessario, non per forza nella zona a rischio. Vorrei diventasse una occasione dove possiamo distribuire materiale e incontrare le donne, con una collega a bordo che possa interagire in maniera informale. Una nostra volante pochi giorni fa ha visto una ragazza in difficoltà all’interno di un’auto, sembrava in difficoltà grave. L’hanno avvicinata e hanno capito che era una forte crisi d’ansia per motivi personali. L’hanno fatta scendere e le hanno offerto un caffè. Sia chiaro, non siamo psicologi o sacerdoti, ma anche questo aiuta”.

Questore, secondo lei serve una legislazione più chiara?

“Il cuoco bravo fa il minestrone con gli ingredienti che ha. Questo è il nostro dovere. Noi applichiamo. Sappiamo quando arrestare o quando parlare”.

Ha incontrato più volte il prefetto D’Alascio, quali le indicazioni?

“Ci vediamo spesso e ci sentiamo ogni giorno. Mi ha già indicato alcune priorità che emergono dal territorio. Prevenzione in generale, con una zona che merita più attenzione. E poi stare attenti a usura ed estorsioni che possono entrare in periodi di crisi economica”.

Ferraro, le manca la strada, l’attività in prima linea visto il suo passato in contesti operativi molto complessi?

“A parte il periodo della Omicidi, dove si vive con un livello di stress talmente elevato a cui ripenso con piacere ma anche con sana nostalgia, direi di no. Non mi manca l’ordine pubblico, che è meno romantico ma di una complessità che richiede una competenza che è propria del funzionario di polizia. Tra stadi e cortei no tav e G7 ho davvero faticato tanto, ma sono anche le basi che mi hanno portato a fare il questore”.

Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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