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Fase 2, tutti al lavoro, ma chi pensa ai bambini? Marcotulli: "Creiamo una rete tra Comuni di asili e centri per l'infanzia"

18 Aprile 2020

PORTO SANT'ELPIDIO - Tutti ragionano sulla Fase 2 dell’emergenza coronavirus, ma chi pensa ai bambini? Chi pensa ai figli? “Sono d’accordo sull’aprire i centri estetici e anche le fabbriche, ma come faranno a tornare a lavorare i genitori se asili, centri per l’infanzia e scuole resteranno chiuse?” si domanda Giorgio Marcotulli. Che poi, da consigliere comunale di minoranza ma costruttivo, avanza proposte concrete da condividere con l’amministrazione elpidiense guidata da Nazareno Franchellucci.

“Che facciamo con i doposcuola e i centri, non possiamo pensare che il ‘bonus babysitter’ risolva i problemi. Anche perché copre poche ore. E allora, pensiamo a un progetto creato insieme con l’Ambito che coinvolga tutte le realtà che danno servizi per l’infanzia, che hanno dipendenti e collaboratori esperti. Mettiamole in rete e organizziamo un servizio comune”. E questo può valere per l'Ambito XX come per il maxi Ambito XiX guidato da Alessandro Ranieri.

"Spero che nasca davvero un tavolo di concertazione che vada oltre il singolo comune, perché creare questa rete tra pubblico e privato è determinante. Abbiamo bisogno di idee e di soluzioni per affronatre il domani che tutti vogliamo aperto, ma che deve essere possibile per tutti" aggiunge Andrea Balestrieri, coordinatore di Fratelli d'Italia

Marcotulli si fa portavoce di tante piccole realtà. “L’Ambito potrebbe essere chi dà le linee guida su come sviluppare un progetto in tempi brevi e nella maggior sicurezza. Potrebbe essere il canale di reclutamento di persone che vogliono lavorare, magari con una mini formazione fatta fare a chi già gestisce realtà, in modo da dare alle famiglie una possibilità”.

Il Comune cosa può fare? “Metterci del suo nell’organizzazione e trovare risorse. Ma soprattutto fare lobby insieme ad altri sul Governo per far sì che i comuni, come per i buoni pasto, possano diventare il tramite delle risorse da destinare a questi servizi di aiuto alle famiglie dove i genitori devono tornare a lavorare”.

L’ultimo step sarebbe quello del coinvolgimento delle scuole, così da poter abbinare al babysitteraggio anche un aiuto nel fare i compiti che non tutte le famiglie riescono a garantire “mentre tutti i ragazzi hanno diritto a crescere a imparare avendo a fianco un soggetto, non potendo andare in classe”.

r.vit.

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