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Fango e danni: stato di emergenza. Sette Comuni e la Provincia chiedono soldi alla Regione

22 Maggio 2020

La consigliera Marcozzi: "Non c'è tempo da perdere, Ceriscioli agisca"

FERMO – La grandine, i danni, il ripristino, le spese, la richiesta. Ecco la successione che ha portato prima sette comuni e poi la Provincia di Fermo a chiedere lo stato di emergenza e di calamità naturale.

“Abbiamo immediatamente messo in campo tutte le risorse umane e strumentali disponibili, tuttavia insufficienti a fronteggiare una situazione di emergenza che, per intensità ed estensione, eccede le capacità e le potenzialità di questo Ente. Da una prima ricognizione dei danni accertati e dalla quantificazione dei pronti interventi realizzati e di quelli in corso di esecuzione – spiega la presidente Moira Canigola in una lettera inviata al governatore Luca Ceriscioli - si prevede di sostenere una spesa che non può essere fronteggiata con i normali mezzi, organizzativi e soprattutto finanziari, di cui questa Provincia dispone”.

La richiesta della Canigola alla Regione, inviata anche alla Prefettura di Fermo, è rafforzata anche dalla consigliera regionale Jessica Marcozzi: “L’ondata di maltempo con pioggia, grandine, vento e fiumi di fango, abbattutasi sulle Marche martedì notte, ha messo in ginocchio moltissime aziende, da quelle agricole che hanno subìto ingenti danni ai campi e alle coltivazioni, a quelle invase da fiumi di fango e melma. Aziende e agricoltori ancora una volta stanno dimostrando tutta la loro forza d’animo rimboccandosi le maniche, spalando il fango, continuando a fornire servizi, ove possibile, e a cibo fresco e sano. La Regione dia un segnale di vicinanza concreta al sistema produttivo marchigiano altrimenti, con la sua latitanza amministrativa, sancirà il declino totale delle nostre Marche. Servono stanziamenti e fondi da destinare immediatamente, in somma urgenza, alle aziende”.

Anche i Comuni sono andati in difficoltà, in sette si sono uniti e hanno scritto una missiva comune al presidente Ceriscioli e ai vertici della Protezione Civile: “Frane, smottamenti, case isolate, alberi caduti oltre ai danni alla produzione agricola. I comuni hanno fatto fronte con i propri mezzi al ripristino della normalità. Ora gli uffici tecnici stanno provvedendo a redigere un elenco delle spese che necessitano di un ristoro economico. Per questo chiediamo lo stato di emergenza” ribadiscono i sindaci di Monteleone, Montelparo, Santa Vittoria, Belmonte Piceno, Montegiorgio, Monsampietro Morico e Montottone.

Che i danni ci siano stati lo hanno ribadito anche i tecnici provinciali: “In diversi tratti si sono, infatti, verificati frane, smottamenti ed allagamenti, che hanno causato ingenti danni alle infrastrutture pubbliche e private della Provincia, mentre in alcune aree del territorio provinciale le intense grandinate hanno provocato danni estesi alle produzioni agricole, agli impianti produttivi ed alle infrastrutture collegate all'esercizio delle attività agricole, tra cui quelle irrigue e di bonifica. In particolare, i Comuni di Santa Vittoria in Matenano, Montelparo, Monsampietro Morico, Francavilla d’Ete, Monte San Pietrangeli, Torre San Patrizio, Montegranaro e Monteleone di Fermo sono stati interessati da chicchi di grandine di straordinaria portata. Nella strada provinciale tra Francavilla d’Ete e Monte San Pietrangeli, così come in prossimità del territorio del Comune di Montelparo, è stato necessario l’intervento di mezzi eccezionali per rimuovere grossi accumuli di grandine. Siamo intervenuti in somma urgenza anche tra Ponte Maglio e Ponte Ortezzano, sulle Provinciali Matenana e Montottonese.

Interventi complessi, ma di routine, sulla Valtenna in zona Servigliano e anche sulla Valdete di fronte al cimitero di Porto San Giorgio “dove notevoli quantità di fango hanno coinvolto abitazioni private e magazzini di aziende”. Interventi e ripristino grazie al lavoro del personale dell’ente che la Canigola ringrazia: “Si sono subito mobilitati con grande professionalità per gestire l'emergenza, lavorando con impegno e dedizione per riattivare il transito su molte arterie invase dal fango e dall'acqua ed eliminare le situazioni di pericolo”.

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