di Raffaele Vitali
SANT’ELPIDIO A MARE - Ogni 15 novembre la Commissione europea celebra l’Equal pay day, per sensibilizzare circa la disuguaglianza retributiva tra uomini e donne in Europa.
Questa giornata rappresenta simbolicamente il momento in cui le donne smettono di essere 'pagate' rispetto ai propri colleghi uomini, considerando la differenza media negli stipendi annuali. In pratica, a partire da questa data, è come se le donne lavorassero gratuitamente fino alla fine dell'anno rispetto alla retribuzione media maschile. La data cambia di anno in anno, basandosi sui dati aggiornati sul divario salariale di genere all'interno dell'Unione Europea.
Un tema che Elisabetta Pieragostini, Ceo di Dami e fresca vincitrice della menzione speciale al premio Women Value Company affronta da tempo. “Il 15 novembre è la giornata designata dalla Commissione europea per ricordare che la parità retributiva tra uomo e donna è ancora un traguardo lontano”.
In Europa, il divario salariale medio è del 12,7%. “Un divario inaccettabile” tuona la Pieragostini. “L'Italia- ha spiegato - resta indietro sul fronte del divario salariale e dell'autonomia finanziaria, con circa il 30% delle donne prive di un conto corrente personale e soltanto il 17% dei manager donne ai vertici aziendali pubblici e privati. Sono dati che devono essere assolutamente migliorati con incentivi ai congedi di paternità, bonus asili nido e strutture con orari flessibili per facilitare vita familiare e vita professionale”.
Nel suo piccolo Elisabetta Pieragostini sta cambiando la realtà: “Nella mia azienda, tra le prime ad ottenere la certificazione unpdr 125 per la parità nei luoghi di lavoro. Per noi le persone sono al centro dell’impresa, le nove certificazioni che abbiamo conseguito non sono dei semplici bollini da appendere, ma raccontano lo sforzo di rendere più efficienti e più efficaci i nostri processi interni. Le imprese dovrebbero trasformarsi in veri e propri hub culturali e formativi utili alla modernizzazione del Paese, nonché al miglioramento della qualità della vita delle persone e dei territori”.
Un percorso non facile, in alcuni settori più di altri. Attraverso la campagna #InvestInWomen, Winning Women Institute sottolinea benefici di un aumento degli investimenti nelle donne potrebbero essere enormi, con evidenze che mostrano che colmare i divari di genere potrebbe incrementare il Pil pro capite del 20% e creare quasi 300 milioni di posti di lavoro nell'economia globale entro il 2035.
La disparità è particolarmente evidente nel settore leisure. In riferimento a catene di hotel, casinò e industria dell'intrattenimento, il gender pay gap continua a rappresentare un ostacolo significativo da superare, nonostante una forza lavoro divisa equamente tra uomini e donne.
L'Organizzazione mondiale del turismo spiega infatti che nel settore dell'ospitalità le donne rappresentano il 61% della forza lavoro e il 64% tra le agenzie di viaggio e i tour operator ma, nonostante questo, una donna guadagna in meno il 14,7% in meno rispetto a un uomo anche quando svolge gli stessi ruoli, come emerso dalle studio effettuato per BWH Hotels Italia & Malta.
Il gap si ripercuote inevitabilmente anche sull'importanza delle posizioni occupate: gli ultimi dati pubblicati ad inizio 2023 dal World travel & tourism council nel report 'The numbers behind women in leadership', che ha coinvolto la leisure industry, mostrano che solo il 7% dei ruoli di ceo sono ricoperti da donne.
Percentuali che si confermano basse anche quando si parla di top management (solo il 22%) e di senior management (33%). Questo significa che è solo una donna ogni 15 a ricoprire un ruolo manageriale. Per contrastare questa disparità, secondo gli esperti del settore, sono necessarie azioni che favoriscano la trasparenza retributiva, promuovano la conciliazione vita-lavoro e contrastino gli stereotipi di genere: un'industria turistica più equa e inclusiva può attrarre e trattenere i migliori talenti. (foto Fortune Italia)