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'Emergenza massima'. Il Murri è pronto. Livini: "Tamponi fast e assunzioni. Impensabile usare gli ex ospedali"

24 Marzo 2020

di Raffaele Vitali

FERMO – “Emergenza massima”. E anche per l’Asur arriva il giorno di Skype, con il direttore dell’Asur 4 che parla con la mascherina davanti a un muro grigio. “Bisogna chiarire alcune questioni” esordisce Licio Livini.

Direttore Livini perché oggi questo incontro con la stampa?

“Servono unità, collaborazione e solidarietà per la comunità”:

Cosa non sta funzionando?
“Appaiono dichiarazioni spettacolari sulla stampa che non servono, viene tolta la giusta serenità e tranquillità anche a chi deve decidere”.

Livini, ci spiega la riorganizzazione interna?

“Siamo partiti con le azioni per gestire l’emergenza grave. Abbiamo previsto l’emergenza severa fino ad arrivare a oggi che siamo in emergenza massima. Step programmati”.

Prima fase?

“Prevedeva una separazione tra gli spazi puliti e gli spazi sporchi, facendo vivere l’ospedale misto come è il Murri. Questo ha permesso un allestimento e una disponibilità di 87 posti letto dedicati al Covid grave”.

Secondo step?

“Emergenza severa per nuovi posti letto disponibili accorpando le chirurgie in un’unica area, liberando un reparto intero, recuperando 36 letti”.

Terza?
“E’ quella attuale, che ha messo insieme le aree ‘nobili’, ovvero Utic e Cardiologia, ma non ancora sale operatorie”.

Alla fine del percorso cosa resta?

“Avremo 143 posti letto finali, a oggi ne stiamo occupando 68. E i 143 arriverebbero se proprio la situazione grave si dovesse aggravare ancora di più”.

Ulteriori novità?
“Il documento prevede azioni di supporto all’emergenza. Anche il territorio è interessato: abbiamo molti pazienti di contatti stretti, a oggi sono 579 vigilate, 101 sintomatici e 165 positivi, sparsi sul territorio. Quindi abbiamo attivato percorsi con i medici di medicina generale per permettere visite e tamponi. Oggi copriamo molte aree”.

E il personale?

“La sicurezza degli operatori è al massimo abbiamo avuto percorsi non perfetti, con casi di contagio. A oggi abbiamo 43 sanitari della nostra azienda in quarantena, 11 medici, tecnici, Oss e infermieri. Qualcuno è ricoverato”.

Ritiene di avere fatto errori all’inizio?

“Partiti in ritardo? Chi lo dice magari ha ragione, ma nessuno immaginava questa dimensione per l’emergenza. E quindi ora penso a riorientare l’organizzazione, superando le variabili. La tempestività poteva essere migliore, ma credo che stiamo facendo un grandissimo lavoro. Siamo un territorio in linea con le indicazioni del ministero, della Regione, del Gores e dell’Asur. E noi abbiamo forzato la mano sui tamponi agli operatori sanitari, se vogliamo dirla tutta”.

E ora?

“Non si controllano più i sintomatici, ma tutti gli operatori ospedalieri. Le difficoltà sono legate al reperimento di tamponi, di reattivi e di tutto quello che serve a una risposta da laboratorio. Difficoltà reperire Dpi e ventilatori. Ma non è Fermo, è il sistema Italia”.

Cosa si aspetta?

“Siamo entrati nella fase in cui ricoveriamo i nostri cittadini. Pazienti dai paesi. Ricoveri tra intensiva e sub intensiva, malattie infettive e area medica Covid 1 e Covid 2 in fase di utilizzo”.

Drive through?

“Faremo tamponi in auto a pazienti che noi convochiamo in ospedale”.

Il rammarico?

“Qualche percorso poteva essere governato meglio. Il fenomeno è davvero imprevedibile e pieno di sorprese. Quando pensi di avere un ambiente pulito e te lo trovi, non è facile. Siamo partiti con l’esperienza del reparto di Medicina e nessuno pensava potesse accadere. È accaduto in modo casuale, da lì la diffusione e da lì alcuni operatori e qualche altro paziente ha contratto la malattia facendo lievitare i contagi interni ai reparti. Siamo stati sfortunati. Ma oggi sono tranquillo, l’ospedale riorganizzato ora ha certezze”.

Perché le tende all’esterno?

“Vorremmo fare lì una attività di attenzione dei pazienti, dove faremo i tamponi, unico modo diretto e veloce per valutare i cittadini classificandoli in due gruppi: ricovero o domicilio”.

Personale in più?

“Possiamo assumere anche in via straordinaria del personale. Abbiamo scorso tutte le graduatorie, ma troviamo diffidenze. A oggi abbiamo inserito infermieri ma meno di quanto ci aspettavamo. Oggi ho firmato sei contratti di infermieri e quattro medici. Ma abbiamo un elenco di altri 15 infermieri possibili. Noi prima di mandarli in corsia li formiamo, ma poi alla firma qualcuno si è tirato indietro.

Tra personale e ricoveri, oggi riusciamo a coprire i turni. Se dovessero aumentare i posti letto servirà personale. Ieri sera ho chiesto personale alla Protezione Civile chiedendo dieci medici, cinque anestesisti, due infettivologi e dieci infermieri. Mi hanno detto di chiedere per sperare. Certo che il personale che lavora in aree critiche deve essere qualificato e pronto. Abbiamo anche degli specializzandi”.

Strutture periferiche, da Montegiorgio a Sant’Elpidio come li usate?

“In tanti fanno gli allenatori, qui già è complesso. Le periferiche sono classificate. Sono strutture di territorio, non pronte e attrezzate per fare ricoveri ospedalieri. Un paziente positivo, seppur con non sintomatologie cliniche, sempre deve stare in ambiente ospedaliero. Potrebbero servire esami, consulenze. Quindi se li ricovero a Montegiorgio o Sant’Elpidio a Mare non sono ricoveri appropriati. Correre rischi solo per dire ‘gli diamo un letto’ e una assistenza no id livello, non è la scelta giusta”.

I pazienti sintomatici a casa non vanno isolati?

“Un’azione da lazzaretto? Non sono d’accordo. Per me il paziente che sta a casa e se è solo ci resta isolato. Se è insieme ad altri componenti della famiglia e l’ha trasmesso alla famiglia, stanno tutti insieme. che cambia se li portiamo in una struttura tutti insieme. state a casa, l’isolamento si fa dentro casa, nel domicilio. Perché dobbiamo deportare. A fare che? Diventa deprimente, blocchiamo queste idee, che non sono soluzioni”.

Campofilone come si muove?

“Un privato accreditato, fatto accordo in regione perché i posti letto possano essere definiti per Covid post critici, ovvero in fase di guarigione ma non pronta per andare a casa. Come l’Inrca”.

Ma ora il pensiero è al critico?

“Voglio il tampone veloce, questo è il nostro obiettivo. Si parla di 15-20 minuti, abbiamo contattato le ditte. Oggi nessuno entra in ospedale senza tampone, per cui più si accorciano i tempi e meglio è”.

Emergenza massima, davvero?

“Ci stiamo arrivando davvero, questa settimana deve essere quella che ci fa capire qualcosa. O diventa tragica oppure ci può essere un ritorno al secondo livello. siamo alla seconda settimana di #iostoacasa. Se non è questa la settimana della discesa, allora sarebbe pesante e organizzare altro sarebbe complesso. La Regione si è mossa, ne prendo atto”.

Cosa serve al Murri. Soldi, ventilatori, letti completi?

“Seppure la sanità sia sempre in difficoltà economica, non parlerei di soldi. Qualcosa che velocizza le procedure. Se il benefattore può acquisire e donare, perché fattura veloce, ha canali, preferirei quello. L’attrezzatura donata è utile. Ringrazio tutti, sono tanti i generosi. Vorrei che chi mi dice ‘vorrei donare un ventilatore’ me lo donasse e non solo lo pagasse. E così per letti e dispositivi di sicurezza. Se dall’inizio avessimo avuto tutto, con le professionalità in corsia e le capacità organizzative, non avremmo avuto problemi”.

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Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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