di Raffaele Vitali
Nove anni dopo, il letto è ancora lì. La differenza è che il materasso, nel cuore di Castro di Montegallo, è rovinato, gli uccelli l’hanno fatto diventare il loro nido. Per il resto, la casa sventrata non è cambiata, i pali di ferro sono al loro posto, attorno erbacce alte. È anche questo quello che si trovano di fronte le persone a nove anni dal devastante sisma che alle 3.36 ha devastato Amatrice, Arquata e tantissimi comuni del circondario, da Montegallo a Falerone passando per la città dei Sibillini e Montefortino.
Da quel giorno, superando le lacrime per le 299 vittime, è iniziato il calvario per migliaia di famiglie. Anche perché da agosto a gennaio sono state quattro le violente scosse che hanno reso il primo anno un vero incubo. Poi, si è accesa la prima luce con i primi soldi, le nomine dei commissari, l’allestimento della struttura dell’Ufficio ricostruzione.
“Il mio pensiero va ai familiari delle vittime, a chi ha perso una persona cara e a chi ha perso la casa, il luogo di lavoro. A loro chiedo scusa per i ritardi accumulati in troppe false partenze. Da due anni tutto si è accelerato, lo dicono i numeri” commenta Guido Castelli, commissario straordinario alla ricostruzione post sisma.
È complicato raccontare i Sibillini. Da un alto si sono i contributi concessi in seguito all’approvazione delle pratiche che hanno raggiunto gli 11 miliardi di euro, con liquidazioni che superano i 6,1 miliardi, segnando un +37,41% rispetto al valore erogato nel 2024: il 60% di queste liquidazioni è avvenuto proprio negli ultimi due anni, dal 2023 a oggi.
E poi c’è il capitolo della ricostruzione pubblica, con i suoi oltre 3500 interventi per un valore superiore ai 4,5 miliardi di euro, oltre il 33,8% degli interventi ha un progetto approvato o ha già avviato le procedure per affidamento dei lavori, 18,2% i cantieri in corso e 16,2% quelli conclusi. Nei primi quattro mesi del 2025 sono stati aperti 439 cantieri: entro la fine dell’anno saranno 1200.
Questo è anche uno dei nodi: i cantieri si aprono, ma poi rimangono in stallo. Le imprese sono piene di lavoro, hanno cantieri in più comuni, si muovono tra una frazione e l’altra.
E così, per fare una casa di un piano servono almeno due anni. E questo sempre ricordando che di anni ne sono passati nove. Ci sono i cantieri aperti da un anno in cui a parte una striscia di nastro biancorosso e quattro pali, non è stato fatto neppure un buco. E anche qui, in teoria i lavori si dovrebbero concludere in due anni. Ma se il primo è andato a vuoto…
Questo sono responsabilità che non competono al commissario Castelli, giustamente lui rivendica le pratiche, le risorse, le ordinanze. E allora, chi deve controllare i privati che accumulano lavori , incassano il primo Sal e poi passano a un altro cantiere? Solo così recuperiamo liquidità, in molti rispondono. Ma è così che la ricostruzione resta un titolo e un numero sulla carta.
“Siamo consapevoli che è necessario fare ancora di più. Stiamo affrontando e superando le molteplici criticità ereditate dal passato” riprende Castelli.
Mattoni e gru si vedono ma poco si muovono, ma anche ricostruzione sociale ed economica, grazie a NextAppennino che mira anche a creare nuove filiere produttive “come quella del legno, per mettere a frutto la grande risorsa del bosco, da troppo tempo lasciata abbandonata e improduttiva”.
Per non creare dei gioielli vuoti, e già sarebbe un successo, serve il lavoro. Resta il sogno, da nove anni, di grandi imprese coraggiose pronte ad aprire delel fabbriche. Tolto Della valle, non si è visto nessuno. Si lavora con il turismo e il food, ma non è quello che crea stabilità e garantisce il futuro. eppure, dati di Castelli, i nuovi posti di lavoro, tra il 2024 e il 2022, sono aumentati fino al 12,4%, a un ritmo nettamente superiore alle medie di qualunque regione italiana.
Si può migliorare, è evidente a chiunque non sia cieco: “L’Italia intera deve continuare a guardare a questo lembo della Nazione – conclude Castelli – così carico di storia e di spiritualità, ma anche di nuove energie per lo sviluppo di tutto il Paese. Il Governo non ha mai mancato di assicurare aiuto e risorse alla ricostruzione e alla riparazione. La ricostruzione e la riparazione del Centro Italia dopo il sisma 2016-2017 può diventare “modello” per una rinascita di tutto l’Appennino centrale. La rinascita economica e sociale dell’Appennino centrale non è solo un dovere per chi da sempre ama e vive questi luoghi, ma un investimento essenziale per tutta la Nazione” conclude il senatore.
Milioni messi a terra a parte, non resta che trovare il modo per rendere gli appalti dei veri cantieri, accelerando una ricostruzione che così proseguendo non si completerà mai. Basti dire che è pieno di comuni, di intere vie, ancora prive di progetti e soluzioni. Perché ricostruire i territori colpiti dal terremoto non è solo un obbligo morale delle Istituzioni, ma può rappresentare anche uno straordinario volano per l’economia nazionale.