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Disturbi di apprendimento, se li conosci li superi. Coinvolti 1000 alunni fermani

12 Dicembre 2019

FERMO – Provincia, Asur, Ufficio scolastico, Ambiti provinciali, Aid e i due Cti di Fermo e Comunanza uniti per potenziare il supporto ai Dsa. “Da anni è attivo l’osservatorio di disturbi dell’apprendimento. È fondamentale poterli cogliere il prima possibile per evitare che diventino poi vere difficoltà” sottolinea la presidente Moira Canigola. Numerose le attività portate avanti dall’osservatorio, incluso il libricino sulle linee guida fornito alle scuole. “Oltre 500 i ragazzi di prima superiore valutati e informati in due mesi di attività”. Un unicum a livello regionale l’osservatorio di Fermo che da oggi mette tutto il materiale online all’interno del nuovo sito internet osservatoriodsa.provincia.fm.it

Si parte dalla home page che informa sul progetto e le attività svolte. “C’è una sezione a uso interno per i documenti. Poi le altre dedicate alle linee guida, alle scuole, con i materiali utili agli screening che gli insegnanti possono somministrare. Presenti anche i risultati dei precedenti screening, che partono dal 2015. Ultima sezione quella relativa alla normativa” spiega la funzionaria Laura Lupi. Un nuovo strumento di lavoro per docenti e famiglie che crea un collegamento diretto con gli operatori e gli specialisti.

Guarda con soddisfazione il progetto il responsabile dell’unità operativa, il dottor Acciarri, ovvero di quella parte di sanità che prende in carico i giovani con questo disturbo: “Non parliamo di una disabilità, ma di una difficoltà di ragazzi con livelli cognitivi nella norma. Lo sforzo dell’Asur 4 per dare sostegno a famiglie e giovani va dagli operatori messi a disposizione alla formazione continua per avere sempre più figure preparate. Uno sforzo che a livello regionale è significativo. Abbiamo il maggior numero di operatori sanitari che lavorano per la parte diagnostica e riabilitativa, da logopedisti ai neuropsichiatri infantili”.

Il Dsa è un confine tra marginalità e difficoltà, per cui le istituzioni devono prendersene carico, proprio per evitare l’evoluzione verso quadri più gravi. “Crescono i Dsa tra i non italiani, aumenta la difficoltà di trattazione. Ma l’integrazione tra sociale e scuola è la soluzione” ribadisce il dottore.

Alla dottoressa Tosoni il compito di dare un po’ di numeri: “Lo screening prevede tre fasi: la prima è la somministrazione del primo test a gennaio. I bambini che risultano a rischio vengono sottoposti tra febbraio e maggio a un training fonologico per stimolare le aree deficitarie. A maggio viene rifatto un nuovo test e a fine anno incontro conclusivo con i dati che tornano alle insegnanti con cui si ragiona sul percorso da fare”. Un punto deve essere chiaro: “È uno strumento per gli insegnanti e per la scuola. E che non è una diagnosi, ma un modo per intervenire precocemente e lavorare su stimoli che potenziano le abilità”. Tra l’altro per legge “prima della seconda elementare non possiamo emettere una diagnosi, ma solo ‘diagnosi di attesa’ se ci sono indici evidenti di dislessia. Al termine della terza classe per la discalculia”.

L’anno scorso sono stati coinvolti 12 Isc per 66 classi e 1089 ragazzini, di questi 171 stranieri e 918 italiani. I ragazzi a rischio dopo il primo questionario sono stati 204, a maggio erano diventati 71. “A riprova che il training fonetico funziona e dà cambiamenti significativi”.

Lo screening si basa su più prove. La prima è un dettato di 16 parole. Poi a maggio di nuovo il dettato con l’aggiunta di una prova di lettura. Tra le due c’è un miglioramento del 62% dei presi in carico, “a riprova che all’inizio si parlava di ragazzini deboli ma non con possibili Dsa. Il 34% è rimasto a rischio e quindi attenzionato dall’insegnante. Se in seconda elementare i rischi restano, si consiglia un centro riabilitativo”.

Il questionario funziona, ma va usato al meglio dagli insegnanti. Secondo Simona Flammini, che lavora all’Usr, i docenti sono pronti: “Questo osservatorio è davvero una eccellenza, è l’unico permanenti che lavora con attenzione sui Dsa rivolgendosi alle scuole. Disturbo e non disabilità, lo dice anche la norma. La legge 04 si rivolge alla disabilità, la 170 del 2010 norma invece i Dsa dando compiti a tutti gli insegnanti”.

Insegnanti con competenze e tempo? “Le attività di formazione vanno avanti e sono continue. Il tempo c’è, perché c’è un lavoro finalizzato a migliorare le attività, didattiche”. È necessario il cambio di percezione: “Modificare i tempi di tutti, non considerare la diversità come un peso. Noi abbiamo i migliori strumenti di legge, ma spesso non vengono rese utilizzabili” riprende il dottor Acciarri. E aggiunge la dirigente dell’Isc interprovinciale dei Sibillini, la dottoressa DI Mascio: “La difficoltà degli insegnanti c’è. Queste iniziative sono fondamentali, abbiamo un supporto importante. I docenti hanno bisogno di supporto formativo, avere la capacità districarsi nelle prime classi dove si incrociano stranieri, bambini con difficoltà, ognuno con suoi tempi di apprendimento. Il docente sa che a gennaio i ragazzini dovrebbero iniziare a leggere, non tutti riescono a farlo ma non per forza parliamo di Dsa, magari serve solo più attenzione”.

In chiusura Lucia Iacopini, la battagliera referente dell’associazione italiana dislessia: “Si parla di formazione, l’Aid offre formazione gratuita dal 2004 alle scuole e ora parte il corso di ‘Dislessia amica’ le scuole possono aderire. Formazione tutta in piattaforma. Video e contenuti pratici, entro il 31 dicembre ci si può iscrivere. Hanno tre mesi per svolgere tutto il percorso e possono farlo quando loro hanno tempo”. Un’occasione da non perdere per raggiungere “una didattica per tutti. Non parliamo più di classi con bravi e alunni con problemi. Bisogna cambiare l’approccio, inclusione è per tutti, non occuparsi del singolo problema, che però dobbiamo conoscere. Non bisogna mai dimenticare che l’insegnante di sostegno è u supporto alla classe, non solo al ragazzino che necessità di più attenzione”.

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