
FERMO - Il giallo brilla davanti al carcere di fermo, sotto la pensilina dove ci si siede in attesa dell'autobus. È la panchina dei diritti umani, voluta dal Tavolo della Legalità della provincia di Fermo. "La panchina di fronte al carcere non è più gesto retorico ma assume un significato profondo. Di presidio morale e culturale" sottolinea l'assessora Micol Lanzidei.
“Questo – prosegue mentre con la direttrice del carcere Serena Stoico e Alessandra Mancini del Tavolo taglia il nastro - è il luogo in cui la libertà di una persona si sospende momentaneamente. Guardare la panchina e il carcere deve farci riflettere, ricordando che in situazioni di restrizione della libertà personale, quello che non si sospende mai è la dignità. È la persona”.

Lanzidei è avvocata e infatti ricorda l’articolo 27 della Costituzione: “Non possono consistere in trattamenti che sono contrari al senso di umanità, e la pena deve tendere alla rieducazione del condannato. Purtroppo questo non sempre avviene. Anche perché tutti tendiamo, di fronte al carcere, a girare gli occhi dall'altra parte, pensando che chiudendoli si chiude anche la porta della nostra coscienza”.
La panchina quantomeno ora porterà a una riflessione. Già davanti al carcere era stata posizionata quella rossa contro la violenza sulle donne. Per rendere il momento ancora più educativo, alcuni alunni del Montani sono potuti entrare all’interno della struttura e incontrare i detenuti, ascoltandone le storie.
“Le parole possono sostituire le armi, perché ci ampliano il pensiero e migliorano i comportamenti, ci permettono di resistere nei momenti difficili. La cultura non è solo studio, è conoscenza e coscienza, è quello che ci rende liberi” conclude l’assessora.
