
SANT’ELPIDIO A MARE – Tre manager della Tod’s indagati per caporalato, secondo il Pm di Milano avrebbero permesso alla società di raggiungere enormi profitti grazie a un sistema illecito. Sistema che non è cambiato nonostante alcuni audit in cui erano emersi i problemi.
Dopo una prima breve risposta, la società guidata da Diego Della valle entra nel merito di quanto accaduto. “Ribadiamo la nostra estraneità a quanto contestato. Riteniamo corretto, essendoci un procedimento in corso, dibattere nelle sedi ufficiali, onde evitare ulteriore confusione”.
Ma non basta. “Rimarchiamo che il nostro Gruppo è spesso considerato un modello di comportamento, realtà che da sempre tiene in assoluta considerazione la salute e la qualità della vita dei propri dipendenti”.
Di fronte alle accuse, Della Valle ribadisce che chiarirà nelle sedi opportune, ma manda anche un messaggio alla politica: “E’ assolutamente necessario stabilire delle regole che permettano alle aziende di lavorare con tranquillità e, al contempo, assicurino un rigido sistema di controllo della qualità e della dignità del lavoro”.
Nessuna fuga dalle responsabilità, ma certezze amministrative e normative: “Così facendo, potremo tutelare la reputazione del Made in Italy nel mondo, evitando di sollevare dubbi che possano incidere negativamente sulla fiducia dei consumatori”.
Quello che la Tod’s chiede è anche un cambio di comunicazione: “La teoria secondo la quale le aziende italiane del lusso vendono prodotti cari sottopagando i dipendenti, oltre a non essere fondata, crea un grave danno al nostro sistema Paese. Per questo abbiamo invitato i magistrati a visitare i nostri stabilimenti e quelli di tante altre aziende, per osservare in prima persona l’eccellente qualità dei luoghi e delle condizioni di lavoro” conclude il patron ribadendo che i dipendenti sono “il perno della qualità che ha reso il Gruppo un successo”.
r.vit.
