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Direzione Vinitaly, i numeri del mondo del vino tra Pecorino e Rosso Piceno. Le donne guidano aziende e dominano il turismo in vigna

31 Marzo 2023

di Raffaele Vitali

FERMO – Le esportazioni sono salite del 10% e valgono 7,9 miliardi di euro è record storico per il vino Made in Italy che si è la prima voce dell'export agroalimentare nazionale nel 2022 oltre a essere uno straordinario ambasciatore dello stile di vita slow e sano rappresentato dalla Dieta Mediterranea inserita dall'Unesco nel patrimonio immateriale dell'umanità. È quanto emerge dall'analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat che viene presentata in occasione del Vinitaly.

L’Italia manda in giro per il mondo 22milioni di ettolitri, il 43% della produzione, numeri che confermano la leadership italiana a livello internazionale, davanti a francesi e spagnoli. A fare da traino alle esportazioni italiane ci sono gli spumanti “che - evidenzia Coldiretti - segnano un +19% in valore, con il Prosecco, il vino italiano più consumato al mondo, che segna addirittura un +22%. Buona crescita anche per i grandi vini rossi e bianchi Docg e Doc”.

 Gli Stati Uniti si confermano il principale mercato delle bottiglie italiane per un valore di quasi 1,9 miliardi di euro in crescita del +8% nel 2022. Nel vecchio continente invece - sottolinea Coldiretti - il vino italiano spopola sulle tavole tedesche con una spesa di circa 1,2 miliardi di euro (+5%). Il successo delle bottiglie Made in Italy è confermato dal balzo del +25% delle esportazioni in Francia per un valore di oltre 289 milioni di euro, trainato dagli spumanti italiani che valgono da soli oltre di 107 milioni di euro e con una crescita del 29% fanno concorrenza in casa al famoso Champagne.

Nonostante la burocrazia doganale creata dalla Brexit e l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea, gli inglesi confermano il loro amore per il vino italiano per il quale nel 2022 hanno speso 812 milioni di euro (+9%), di cui circa la metà per spumanti e prosecco che registrano un balzo di quasi il 17% nei calici britannici, mentre frena la Cina a 112 milioni di euro contro i 127 milioni dell'anno precedente con un crollo di quasi il 12%.

In mezzo a tutto questo si inserisce il mondo del Consorzio Vini Piceni, che conta 57 soci, guidato dall’imprenditore Giorgio Savini. “Nella nostra compagine sociale l’82% della produzione è biologica. Questo dato ci inorgoglisce, specie se consideriamo che il 52% della produzione vitivinicola delle Marche si concentra tra i territori di Ascoli Piceno e Fermo. Proprio per questo, il Consorzio Vini Piceni investe nel territorio ed è vicino ai bisogni dei propri soci, pronto a fare da cuscinetto finanziario per le aziende quando necessario” spiega il presidente.

Il Consorzio coinvolge 700 viticoltori e può vantare un vino DOCG, l’Offida che è il più diffuso delle Marche, nelle tipologie Pecorino, Passerina e Rosso, e tre vini DOP, cioè il Rosso Piceno (anche nella tipologia Superiore), il Falerio (anche nella tipologia Pecorino) e il Terre di Offida nelle versioni Passerina Spumante e Passito. Nell’anno trascorso sono state circa 7,5 milioni le bottiglie prodotte.

Un ruolo, come nel resto d’Italia lo giocano le Donne del Vino che al Vinitaly presentano un focus sulle nuove frontiere di consumo affidato a Cristina Mercuri, la wine educator candidata a diventare la prima Master of Wine donna italiana.

“Sostenibilità ambientale e sociale – spiega Mercuri - sono i nuovi trends che rivelano un consumatore sempre più consapevole e attento. Il mercato di domani andrà verso la direzione di produrre vini più sostenibili non solo economicamente, ma anche dal punto di vista ambientale e sociale. Azioni in vigna, approcci produttivi in cantina ma anche innovazione nel packaging si diffondono e incontrano i bisogni delle prossime generazioni”.

In Italia, le donne guidano il 28% delle imprese agricole con vigneto e/o cantina, il 24,8% delle imprese commerciali al dettaglio di vino e il 12,5% di quelle all'ingrosso. Dirigono il 12,3% delle cantine industriali e nel complesso il 26,5% delle 73.700 aziende italiane del vino (2017 CRIBIS Società del gruppo Crif specializzata nel business information).

Un rilevamento più recente (2022 Nomisma Wine Monitor Viaggio nell'Italia del vino) entra nel dettaglio della presenza femminile nelle imprese italiane del vino: in vigna e in cantina la loro presenza è del 14%, dato che corrisponde anche alle iscritte donne di Assoenologi. Il gentil sesso cresce di numeri e di ruolo via via che il vino si avvicina al consumatore: sono l'80% degli addetti al marketing e alla comunicazione, il 51% di chi si occupa di commerciale e il 76% di chi riceve gli enoturisti.

Rappresentano anche una importante fetta di turismo. Secondo Divinea il 66% delle esperienze in cantina sono prenotate da donne. Dato confermato da un altro fortissimo portale di enoturismo Winedering (2022) secondo il quale le donne convertono il contatto in prenotazione il 14% in più degli uomini e sono il 53% dei visitatori delle cantine. Il turismo del vino italiano è rosa anche per le persone che accolgono i visitatori in cantina: il 28% delle imprese aperte al pubblico ha solo personale femminile, il 27% una prevalenza femminile e solo il 6,1% ha uno staff tutto maschile alla wine hospitality.

Tornano invece alla Superficie Agricola Utilizzabile, a conduzione femminile è solo il 21% del totale ma produce il 28% del PIL agricolo (Censis 2018). La superficie media delle imprese agricole dirette da donne era di 11 ettari nel 2018. Anche nell'impegno ambientale già nel 2016 il vigneto bio o in conversione delle donne era il 27,4% a fronte di un dato italiano dell'11,8%.

Una curiosità: secondo un'indagine del Professor Gabriele Micozzi della Luiss di Roma e il Live Spin Off Università Politecnica delle Marche, l'uomo astemio appare alle donne noioso e poco interessante rispetto a quello bevitore a cui si collega a un profilo colto, interessante e divertente.

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Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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