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Diamanti a tavola. Raro, caro ma molto profumato: il tartufo nero è il brand dei Sibillini. "Dobbiamo difenderlo, il clima lo uccide"

8 Marzo 2023

AMANDOLA – Diamanti a tavola, il tartufo nero si prende il suo spazio tra i Sibillini. “Il 2023 riparte con il profumo del pregiato, poi ci rivedremo a luglio e a novembre. Torniamo a pieno regime con le tre edizioni condivise con l’Atam”. Appuntamento sabato e domenica, da mattina a notte fonda tra mercatino, taverne, palatuber, convegni e concerti. Poi si bissa a luglio con lo scrozone (22-23) e a novembre con il bianco (primi due we di novembre).

Il grosso del lavoro, riconosce il sindaco Adolfo Marinangeli, è del suo vice, che ha anche la delega al tartufo, Giuseppe Pochini. Insieme con Alberto Mandozzi, presidente dell’Atam, ovvero l’associazione tartufai. Saranno due giorni intensi, con tanto di trasmissione Rai, Linea Bianca, che dedicherà uno speciale all’area interna e al tartufo come veicolo promozionale, come brand. “Un ulteriore segnale per la nostra città, siamo un perno del turismo dei Sibillini”.

Per questo i due giorni saranno accompagnati da escursioni, da esperienze in tartufaia, convegni per comprendere la qualità. Ai fornelli ci sarà Davide Camaioni, chef tra i più apprezzati delle Marche. a soprattutto ci saranno iniziative che vanno oltre il normale”. Tutte le associazioni giovanili si sono unite per realizzare un dopo festival, il sabato sera, che dalla mezzanotte andrà avanti fino al mattino tra musica, buon vino e cibo. Un grande segnale per Amandola, sono il nostro futuro” ribadiscono Pochini e Marinangeli.

Ma non è tutto oro quello che luccica. Sta a Mandozzi ricordarlo, lanciando un vero allarme: “Tra 30.40 anni potremmo no avere più tartufo bianco. E anche il nero pregiato è a rischio”. Il che per Amandola, che rispetto ad altre feste è particolare visto che non commercial i prodotti al tartufo ma solo quello che viene raccolto dalla terra, raddoppia il problema”.  

A livello nazionale le quantità stanno scendendo drammaticamente. “Abbiamo avuto il riconoscimento della cava come bene immateriale dell’Unesco. Ma tra qualche decennio non lo raccoglieremo. Il nero in natura ha quantità molto basse, i tartufi ormai si coltivano. Ma anche la coltivazione sta soffrendo, le tartufaie che hanno 40 anni si sono ormai esaurite e il nuovo territorio adatto lo abbiamo consumato” prosegue Mandozzi.

Pochini, Mandozzi e Marinangeli

Ma perché manca il tartufo? “Stiamo perdendo gli habitat. Per il bianco la perdita è progressiva e veloce: cambiamenti climatici e abbandono delle campagne. Un grado di temperatura media nell’arco dell’estate può provocare l’assenza di una specie di tartufo. Il rischio è che si diffonda il tartufo dei Balcani, che produce un bianco di buona qualità, e poi il tartufo sosia, che è quello cinese che viene raccolto con le zappe anziché i cani”.

Intanto, a Diamanti a Tavola si trova quello autoctono e sabato mattina si può anche capire come si trova il pregiato prodotto della terra grazie all’esperienza in tartufai con cani e cavatori. “Solo che è costoso. Il nero pregiato va a 1500-1800 euro al chilo, ne costava la metà domenica scorsa a Norcia. E così il bianchetto, che dai soliti 150 euro è arrivato a 800. perché sono pochi, a causa della siccità, ma la qualità è alta, sono profumatissimi”.

Per evitare problemi futuri il comune sta lavorando a progetti di rete. “Dobbiamo interagire con le città de tartufo, regolamentare al meglio la raccolta. Non serve ampliare i periodi, si favoriscono solo i commercianti” ricorda Mandozzi che i questo ha nel sindaco Marinangeli la sponda politica.

“Di certo ne parleremo sabato e domenica, anche con l’assessore Antonini che ha la delega all’agricoltura. Gli presenteremo anche il progetto per una grande tartufaia di proprietà comunale da affidare ai cavatori, cosa che permetterà ance di piantare nuovi alberi”.

Raffaele Vitali

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