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Dalla moto al furgone, caccia ai killer del carabiniere. I residenti: "Non abbiamo paura, è qualcosa che non c'entra con questa zona"

4 Giugno 2020

SPINETOLI – “Non abbiamo paura, questa è stata un’azione mirata. Non è qualcosa del nostro territorio” commentano i residenti. Ma la morte di Antonio Cianfrone lascerà il segno. Questa mattina un elicottero sta sorvolando l’area, in cerca di dettagli. C’è chi parla anche di un furgone che potrebbe avere caricato la moto per nasconderla. La cosa certa è che i due killer erano vestiti di nero, dalla testa ai piedi. Ma gli inquirenti sono fiduciosi, confidano nelle immagini delle telecamere e magari in un segno magari sui proiettili.

Quello che è certo per gli inquirenti è che si tratti di una esecuzione in stile criminalità organizzata o una rabbiosa e feroce vendetta per motivi personali. Questi i fronti di indagine per l'uccisione a colpi di pistola dell'ex maresciallo dei carabinieri Antonio Cianfrone, avvenuta ieri mattina sulla pista ciclopedonale di Spinetoli.

Fatali per il 51enne, padre di due figli, secondo una prima ricostruzione che dovrà essere suffragata dall'autopsia, i tre colpi di arma da fuoco che lo hanno raggiunto in varie parti del corpo, tra cui il torace e la testa. A esploderli un killer con volto coperto da un casco da motociclista, poi scappato in moto guidata da un complice che lo attendeva poco distante.

La vittima, ex comandante della caserma di Monsampolo del Tronto sospeso dal servizio nel 2015 e mai più rientrato a seguito di un'indagine che lo ha coinvolto insieme ad altri per l'accusa di concussione, non sarebbe morta sul colpo, bensì quando sono arrivati i soccorritori e l'eliambulanza. Una dinamica che, se confermata, avvalorerebbe l'ipotesi di un'azione di non professionisti. Sarà l'autopsia a chiarire la sequenza dei colpi e la causa di morte. Gli assassini, a quanto pare due persone, sono entrati in azione stamattina presto, proprio nel primo giorno di riapertura dei confini regionali per gli spostamenti dopo il lockdown per l'emergenza Covid-19. Un altro elemento al vaglio degli inquirenti.

Cianfrone è stato in servizio nell'Arma fino al maggio 2015 quando venne posto ai domiciliari nell'ambito di un'inchiesta per presunta concussione che portò in carcere il suo superiore, allora comandante di stazione a Monsampolo del Tronto. “Era stato sospeso dal servizio, da quel giorno non è mai rientrato” precisa il comandante provinciale dei carabinieri di Ascoli Ciro Niglio.

La prossima udienza del processo che ne è derivato, rallentato anche dal lockdown, è fissata per il 25 novembre. I fatti in giudizio non appaiono però collegabili all'omicidio: l'accusa contesta regalie chiesta a commercianti della vallata del Tronto per evitare controlli. Ad altro contesto sembra ascritto l'assassinio dell'ex maresciallo, freddato mentre passeggiava lungo la ciclabile tra Spinetoli e Monsampolo.

La giornata di ieri è stata dedicata alla ricerca di tracce, impronte di scarpe, pneumatici della moto di colore scuro usata per la fuga, e al setaccio delle immagini delle telecamere di sicurezza della zona, in un raggio abbastanza largo, nella speranza che abbiamo inquadrato la moto in arrivo o durante la fuga. Le indagini sono coordinate dal procuratore capo di Ascoli Piceno, Umberto Monti.

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