FERMO - Una polveriera. Questo è il Partito Democratico nel Fermano in questo momento. Il flop di Sant’Elpidio a Mare ha lasciato profonde ferite, ma è il ‘caso’ Cesetti a fare rumore. Che poi, leggendo bene tra le righe, le due vicende non sono neppure così lontane.
Tutto con vista elezioni regionali, uno dei fatidici 4 posti nella lista del PD targato Matteo Ricci. Che aveva chiesto una sola cosa ai suoi compagni, “di avere le liste più forti possibile”. Lo ha detto, ma di fondo non ha mai preso posizione sul nodo del momento, il terzo mandato dei consiglieri uscenti, ovvero Bora e Mastrovincenzo per il seggio di Ancona e Cesetti a Fermo.
Senza le indicazioni del leader, la guerriglia ha preso il posto della discussione e, come spesso accade, il fuoco amico ha fatto più danni dei nemici. La sconfitta di Sant’Elpidio a Mare brucia e soprattutto brucerà, anche perché in consiglio comunale è entrato solo il mondo di Mirco Romanelli, ovvero il tesserato PD che ha avuto il coraggio di dire ‘no’ alle indicazioni del suo circolo di allearsi ad Orsili e a Forza Italia. Risultato, lui ha letto consiglieri, la lista Dem invece resta a casa.
Quanto accaduto al seggio ha già le sue prime conseguenze. A cominciare da quel “ora anche noi vogliamo mettere bocca sulle candidature” di un combattivo e tutt’altro che remissivo Franco Belletti, l’uomo che di solito a Sant’Elpidio unisce. “Penso che si possa rivalutare la figura di Terrenzi, un nome più forte di tanti altri che girano”. Si vedrà, di certo è un altro fronte che si apre.
Soprattutto visto quello che sta accadendo nel Pd provinciale, riunito per decidere la linea da seguire per le candidature. Linea che, dopo un lungo messaggio inviato ai compagni di partito, non prevede più Fabrizio Cesetti. Diversamente dalla collega Bora, l’ex assessore non ha presentato la richiesta di candidatura. Anzi, “ritiro anche la mia disponibilità”.
Ma non si limita a questo, Cesetti lancia anche un paio di bordate che fanno traballare più di una poltrona Dem: “L’appello rivolto agli organi di Partito dal candidato presidente Matteo Ricci affinché si costruissero liste forti e competitive ‘con trenta corridori’ sia stato lasciato cadere nel vuoto da una segreteria regionale troppo concentrata su sé stessa e sulle ambizioni di alcuni suoi componenti, a partire dalla segretaria Chantal Bomprezzi”.
Cesetti poi aggiunge: “Il sistema creato spinge a pietire una candidatura, che viene così derubricata a un’esigenza esclusivamente personale anziché essere, come dovrebbe, un servizio per la nostra comunità. Dovremmo avere tutti un solo obiettivo, liberare le Marche dal malgoverno del centrodestra di Acquaroli”. C’è poi un altro concetto che ribadisce con forza: “Le elezioni non sono un concorso, il consiglio regionale non può essere scambiato per un ufficio di collocamento e il Partito non deve diventare il luogo per truccare le regole. Questo, purtroppo, è ciò che è avvenuto fino a oggi. Se qualcuno pensa di continuare a procedere in questo modo, farebbe bene a fermarsi prima di trascinarci tutti a fondo”.
Senza un intervento chiaro e netto di Ricci, il Pd fermano è di fronte al suor reset con gruppi interni articolati e divisi, con nomi che vanno e vengono, da Loira alla Baldassarri per Porto San Giorgio, a Vallasciani e Nigrisoli su Fermo, fino a Giacinti, visto a tifare Romanelli a Sant’Elpidio, Pompozzi e Perugini per calzaturiero e aree interne. Senza dimenticare Canigola, l’ex presidente che potrebbe portare un po’ di quiete, ma che non ha alcuna intenzione di essere di nuovo la vittima sacrificale di un partito che già alle provinciali ha mostrato il peggio di sé.
r.vit.