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Croce e soccorso alpino, sede e formazione comune. Bertolaso: contaminazione è la parola chiave. "Ma servono le strade"

11 Settembre 2021

di Raffaele Vitali

AMANDOLA – Sempre più integrazione dentro il sistema della Protezione civile. Soprattutto tra i Sibillini. “E questo grazie alla formazione dei volontari. Che non significa solo formare il singolo, ma creare un circuito di crescita collettiva. Il che porta anche alla pianificazione, cominciando dalla riapertura delle sale operative provinciali dotandole di personale” sottolinea Antonio Filippini, uno dei disaster manager in forza alle Marche.

L’occasione per un confronto tra politica e parte tecnica della Protezione Civile è offerta dall’inaugurazione della nuova sede, congiunta, di Amandola in cui trovano casa il Soccorso alpino di Montefortino e la Croce Azzurra dei Sibillini del neo direttore tecnico Francesco Lusek. Un progetto che si concretizza, dopo la scomparsa dello storico presidente Giuseppe Massi, citato e ricordato durante la mattinata “per la sua capacità di visione e di realizzare”.

Ma il taglio del nastro è diventato il filo conduttore di una riflessione sul sistema dell’emergenza e sulla situazione delle aree interne. Il che ha comportato una serie di critiche, riflessioni, attacchi e proposte in serie verso il livello politico e operativo regionale. E sono arrivate in ogni intervento, che parlasse l’onorevole Mauro Lucentini o l’ospite Guido Bertolaso, che tra le divise in giallo resta ‘IL’ riferimento. In mezzo, a raccogliere gli spunti da portare in Ancona in maniera costruttiva, il consigliere Marco Marinangeli.

Per tutti servono competenze, ognuno le ricerca nello studio e nella pratica. Ma soprattutto nell’ascolto “che deve iniziare da Guido Bertolaso”.

PROTEZIONE CIVILE, OVVERO LA SQUADRA

Il volontariato rappresenta il 4% del Pil, più di tre milioni di persone. “Oggi dobbiamo lanciare un vero progetto di rafforzamento” sottolinea Porto, responsabile del Soccorso Alpino regionale, uno dei corpi che vive di formazione continua per i suoi 135 componenti.

Francesco Lusek, disaster manager, in questo è in prima linea: “Sono cresciuto con Bertolaso e cresco ogni giorno confrontandomi con figure come Postacchini, responsabile del 118, e il vicequestore Messina. Avevo un debito di riconoscenza verso la Croce Azzurra dei Sibillini, da lì son partito. Poi avevo promesso a ‘Peppe’ Massi di fare qualcosa. Intanto ho portato il metodo della Protezione civile, il nostro essere visionari. Insomma, una visione diversa per un territorio molto vasto che coinvolge numerose associazioni. Sono 15 i comuni a cavallo tra tre province che ruotano qui. Consolidamento e pianificazione sono due linee guida. Stabilire chi fa cosa è il primo punto. Bisogna convogliare la voglia e dare regole precise e poi investire sempre più nella formazione, che faremo in questa sede”. Che si trova vicino al nuovo ospedale, a due passi dalla stazione dei vigili del fuoco, nel cuore dell’operatività amandolese.

L’ONOREVOLE SVEGLIA

“Anche la politica è un servizio. emergenze e calamità ci sono da sempre. Ma per fortuna ci sono le risposte, come quella del presidio integrato. E poi ci deve essere la buona politica che deve accompagnare le forze di volontariato, agevolandole nel lavoro. qui chi ci guadagna è la collettività. Possiamo avere tuti i presidi, ma se non facciamo una struttura come la monti – mare, non ci facciamo molto. Dobbiamo agevolare chi sta sul campo. La buona politica si deve operare” sottolinea Mauro Lucentini. Che raccoglie subito il plauso dei preseti e in particolar modo di Paride Postacchini, che gestisce tutto il sistema dell’emergenza: “La prima vera emergenza è il collegamento viario con la costa. Parlo anche solo dei tempi di soccorso, della percorribilità delle strade. La centrale operativa di Ascoli copre entrambe le province, vi assicuro che come nel resto della regione, ad Ascoli c’è una spina dorsale che trasforma i servizi. Avere un infarto ad Acquasanta è più vantaggioso che a Servigliano, aggiungendo che a Fermo non c’è neppure emodinamica”.

BERTOLASO E NON SOLO

Per ovviare a tanti problemi, la capacità di fare rete tra i volontari è determinante. “Ci sono le emergenze e poi le persone che sanno gestirle come Guido Bertolaso, oltre alle persone intelligenti che lo coinvolgono. E su questo dobbiamo migliorare” riprende Lucentini, che manda un messaggio ad Acquaroli: “Mi sarei aspettato che anche la Regione Marche avesse chiesto una consulenza sul post terremoto e sul Covid. Tra l’altro, Bertolaso è uno che neppure costa, perché lui vuole solo aiutare il Paese. Lo abbiamo detto ad Acquaroli, bisogna individuare le persone giuste e metterle nel posto giusto. E Bertolaso è questa figura”.

Lo capì due anni fa l’allora presidente Luca Ceriscioli, quando gli affidò la costruzione del Covid Hospital, di cui oggi tutti parlano bene. Ma Bertolaso non dimentica: “Ieri mattina stavo a Milano, dove stiamo pianificando la terza dose che parte a fine settembre. Da Milano a Civitanova Marche, dove passo a vedere qualcosa di fatto in poche settimane che tutti volevano chiudere perché era campagna elettorale. E invece, oggi tutti lo esaltano”. Tanto che Lucentini ha proposto di riaprire un modulo per liberare le terapie intensive di ogni ospedale regionale.

Per Bertolaso, che in prima linea c’è da sempre, le Marche si trovano a fronteggiare due grandi problemi il primo è infrastrutturale: “Cinque anni fa il terremoto ha rotto le strade. In cinque anni siamo ancora con i semafori sulla salaria. È accettabile? I problemi di una piccola comunità, di una piccola provincia diventano quelli di una regione”. il secondo è relativo al sistema di Protezione Civile. “Le Marche erano importanti a livello nazionale. Ricordo che a L’Aquila furono i primi a intervenire, realizzando un ospedale da campo. Oggi mancano volontà e capacità di pensarci, di essere sul pezzo”.

È durissimo verso il capo della Protezione civile regionale, David Piccinini: “La Protezione civile regionale dove sta oggi? Il capo lo vorrei qui. Qualcosa non funziona, è evidente. Il problema è che se devi stare sul pezzo, oggi ad Amandola e domani altrove, costa sudore lavorare. Far parte delle istituzioni significa faticare anche con stipendi bassi. Se non vai nel privato. Nessuno ti fa capo della protezione civile regionale, l’hai voluto. E se hai voluto la bicicletta devi pedalare. Se il sabato vuoi andare in spiaggia al Conero, perché è vicino ad Ancona, non fai il capo della Protezione civile”.

Cala un momento di imbarazzo, poi Bertolaso, da leader navigato, cambia abilmente discorso, dopo un passaggio sulla necessità di vaccinarsi tutti, e prende in mano il cellulare in cui conserva un messaggio di Peppe Massi del 2019. Chiedeva aiuto per un’ambulanza: “Bisogna metterci l’anima, partecipare. Ma come faceva Peppe, senza guardare in faccia nessuno usando ogni canale per far crescere la propria struttura, non per interessi personali. Cosa di più bello e nobile che lavorare per aiutare il prossimo? Buon lavoro a tutti” conclude Bertolaso.

Non manca che il taglio del nastro con il vicesindaco di Amandola Pochini e la vicaria del prefetto, la dottoressa De Notaristefani: “Per Amandola e i Sibillini è un primo passo, pian piano dobbiamo rafforzare tutte le strutture di soccorso. Questo – ribadiscono – è un territorio splendido quanto fragile che merita tutta l’attenzione necessaria di politica e componente tecnica. Siamo tutti dalla stessa parte, non dimentichiamolo mai”. Come ricorda la foto preferita di Bertolaso: un carabiniere in mezzo alle macerie del terremoto con il casco dei vigli del fuoco: contaminazione e gioco di squadra.

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Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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