
FERMO - La fotografia scattata dalla Uil Marche dell’economia delle Marche nel 2025 è impietosa. “L’anno si chiude lasciando alle Marche un’eredità pesante sul fronte del lavoro” commenta la segretaria Claudia Mazzucchelli.
Stando ai dati Inps rielaborati dal centro studi del sindacato, nelle Marche occupazione in diminuzione, aumento degli inattivi e crescenti difficoltà dei distretti produttivi. Gli occupati scendono a 652mila unità, 8 mila in meno rispetto allo stesso periodo del 2024 (-1,2%), un calo più marcato di quello del Centro Italia e in controtendenza rispetto alla stabilità nazionale. Il tasso di occupazione si ferma al 67,9%, perdendo quasi un punto in dodici mesi.
Allarmante è il dato che per lo più gli inoccupati sono persone che smettono di cercare lavoro. Infatti il tasso di inattività sale al 28,9% e questo spiega la diminuzione degli occupati, che in teoria è stata superiore alla media del centro Italia.
Soffre il sistema delle micro e piccole aziende, come prova ci sono le 22mila partite iva che hanno perso lavoro, a discapito dei 14mila posti in più tra i dipendenti. “Il calo colpisce in particolare gli uomini, mentre l’occupazione femminile registra un lieve aumento, senza però colmare un divario di genere che resta vicino ai 9 punti percentuali”.
Bene industria, costruzioni e commercio, ma il crollo dei servizi pesa più del lato positivo. Non mancano i contratti, ma per lo più sono a tempo determinato. “E questo alimenta precarietà e lavoro povero”. Come già visto con i dati del calzaturiero, cresce la cassa integrazione, in aumento del 16,2% nel terzo trimestre che da solo ha prodotto 17,6 milioni di ore.
“La crescita – conferma la Uil - è imputabile quasi interamente all’industria, in particolare ai settori tessile-abbigliamento e pelli-calzature, pilastri dell’economia regionale oggi esposti alle incertezze internazionali. Preoccupano anche i dati dell’artigianato, con oltre 830 mila ore autorizzate dal Fondo di solidarietà bilaterale”.
Per la segretaria generale Mazzucchelli “la nostra regione sta entrando in una fase di fragilità strutturale del mercato del lavoro. Lo ripetiamo da anni: servono politiche attive del lavoro, un piano industriale regionale condiviso e investimenti su qualità del lavoro e sicurezza. È urgente che la Giunta regionale intervenga con un piano industriale serio e condiviso che rilanci il tessuto produttivo, economico e sociale”.
