di Raffaele Vitali
MONTEGRANARO – Ma come vivono i lavoratori la situazione di crisi, o comunque di rallentamento, del settore calzaturiero? Come vivono le fiere, che hanno come protagonisti i loro datori di lavoro? A spiegarlo, proponendo anche soluzioni per uscire da un quadro negativo, sono Frediana Tarquini e Francesco Interlenghi, segretari di Filctem e Femca.
“Sono arrivate divere richieste di aiuto dalle imprese: dalla defiscalizzazione, all’abbattimento del costo del lavoro, fino alla Zes. Purtroppo abbiamo avuto l’impressione che, ancora una volta, si stia tentando di affrontare una crisi con strumenti capaci di tamponare le difficoltà contingenti ma non di risolvere i problemi strutturali”.
Tarquini e Interlenghi, quale il corretto modo di approcciarsi al presente?
“Partendo dal -12% di export nei primi sei mesi, occorre costruire un nuovo paradigma produttivo capace di dare soluzioni strutturali e non parziali”.
Cosa significa?
“La manifattura è la base della provincia, ma il sistema delle piccole e micro imprese non riesce più ad avere un ruolo all’interno di un contesto globale integrato, che richiede nuove sfide: innovazione tecnologica, internazionalizzazione, diversificazione dei mercati di riferimento”.
Come affrontare le nuove sfide?
“Di certo non da soli. È necessario un lavoro integrato tra università e territorio, un rafforzamento del Fermo tenconlogy lab quale strumento a disposizione di tutto il tessuto produttivo fermano”.
Voi ci credete nella collaborazione?
“Basta campanilismi, affrontiamo le sfide con una voce univoca del territorio, puntando anche sulla formazione, sul rafforzamento della filiera e trasformando in opportunità gli investimenti che le griffe della moda hanno fatto nel nostro territorio”.
Ma le imprese sono pronte?
“Dobbiamo superare la dinamica competitiva tra aziende locali per “accaparrarsi nuovi clienti”. Serve costituire una catena di valore nella produzione che passi per la qualità del prodotto e il rispetto dei diritti; vincolare su queste basi la dinamica di filiera”.
Quali altre possibili soluzioni vedete all’orizzonte?
“Vanno immediatamente modernizzate le dinamiche produttive e di marketing. Servono infrastrutture e una filiera dei diritti che faccia delle Marche il distretto della legalità. Basta con il dumping contrattuale, far crescere la contrattazione di secondo livello e aumentare la sicurezza interna”.
I lavoratori son pronti?
“Sappiamo tutti che il primo obiettivo è la difesa dei posti di lavoro in questa fase complessa, che mostra tra l’altro come il Fermano abbia i rediti più bassi della regione. Per difenderli, le aziende non possono chiedere, quindi ammortizzatori sociali necessari tanto quanto l’avere nuove strategie”.
Dialogo aperto?
“Noi siamo qui, proti al confronto con le imprese e con la politica, insieme possiamo rilanciare il distretto”.