*Bisogna trasformare la paura in coraggio, l’imprevisto in opportunità. L’emergenza coronavirus cambierà, per i prossimi mesi, il mercato mondiale. La Cina, al momento, non ha ripreso la sua normale attività. Fa impressione vedere le strade di metropoli cinque volte più grandi di Roma quasi deserte. Questo, però, significa anche blocco delle produzioni e difficoltà nel reperire materie prime.
Dobbiamo farci trovare pronti per trasformare l’imprevisto in opportunità. Quello che oggi la Cina non è in grado di garantire, per stare al settore monda, ai brand, alle griffe, chi lo produrrà? Noi siamo il primo Paese manifatturiero. E all’interno dell’Italia il nostro distretto ha capacità non replicabili.
Il problema è che costiamo troppo. Se questo in una situazione mondiale è un limite, ma anche la nostra forza perché produciamo prodotti unici certificati dal made in Italy, in un quadro di emergenza può essere un problema.
Le produzioni che la Cina garantisce nei prossimi mesi prenderanno la strada dell’Europa. Il punto è: come possiamo evitare che finiscano in Portogallo, Spagna, Albania e Turchia? Dobbiamo riuscire ad abbassare il costo del lavoro. Il modo c’è e ne parleremo con i vertici del Mise fin dalla prossima settimana. Partendo dall’area di crisi complessa, in via di definizione con la firma sul Prri prevista nel giro di poche settimane, il nostro distretto è già attenzionato dal Governo, siamo un’area speciale a tutti gli effetti.
Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha spiegato che ci sono già a bilancio dell'Ice circa 300 milioni, che potranno essere utilizzati per aiutare le aziende che hanno rapporti stretti con la Cina a riorientare il loro business.
Ma questo non basta, serve una misura mirata per almeno sei mesi: uno stanziamento di risorse ingente, 100milioni di euro, che permetta al settore pelli e calzature, quello per cui è poi è stata definita l’area di crisi complessa, di tagliare il costo del lavoro. Diventeremmo competitivi sul prezzo e giocando ad armi pari potremo far emergere le nostre capacità.
Il ministro ha annunciato un nuovo tavolo, alla Farnesina, per riunire non solo i ministeri competenti, ma anche le imprese per studiare insieme un piano straordinario per il Made in Italy, Va fatto in tempi brevi e la richiesta deve essere chiara.
Poi starà a noi imprenditori organizzare le produzioni in modo tale da rispettare i tempi di consegna, sapendo che se da soli non si è in grado, c’è sempre il collega a cento metri. Le famose reti di cui tanto parliamo, oltre che per rispondere ai bandi dell’area di crisi complessa, per cui sono stati stanziati 30milioni da Regione e Invitalia, può svilupparsi per intercettare i volumi che oggi passano sopra le nostre teste”.
*Giampietro Melchiorri, vicepresidente Confindustria Centro Adriatico