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Contro mafia e 'ndrangheta, l'elpidiense Pettinari guida il sit-in. Franchellucci e Terrenzi: "Siamo al fianco dei giudici"

10 Luglio 2020

SANT’ELPIDIO A MARE/REGGIO CALABRIA – C’è un pezzo di Fermano dietro la battaglia per la legalità, dietro il sit in che non vuole far sentire soli i giudici più esposti. Il pezzo di fermano si chiama Aaron Pettinari, giornalista di Antimafiaduemila, oltre che collaboratore del Carlino e della Provinciadifermo.com.

“Abbiamo scelto di essere qui – racconta Pettinari – perché come associazione culturale Falcone e Borsellino e rivista Antimafiaduemila vogliamo esprimere la nostra vicinanza al pm Giuseppe Lombardo e a tutti i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, in un momento storico importante”.

Ma cosa c’è di particolare? In pochi lo sanno, i quotidiani nazionali non stanno seguendo il processo, Antimafiaduemila sì, che “è in corso all'aula bunker di Reggio Calabria la requisitoria del processo Ndrangheta stragista". Un processo che ricostruisce i pezzi mancanti della nostra storia, in cui si racconta qualcosa di rivoluzionario rispetto al costrutto che finora si era pensato, ossia che le stragi di mafia del 1992, 1993, 1994 erano un affare di Cosa nostra. Invece – ribadisce Pettinari - le prove portano a pensare che la mafia siciliana non fosse da sola, ma che ci sia stata anche la ndrangheta”.

Al fianco di Pettinari, davanti al tribunale, Libera e l'associazione Agende rosse di Salvatore Borsellino. Ma da lontano anche il Fermano, con due sindaci che hanno inviato il loro messaggio di sostegno. Il primo è stato Alessio Terrenzi, primo cittadino di Sant’Elpidio a Mare, dove ha sede Antimafiaduemila che poi ha un ufficio a Palermo: “Condividiamo l’impegno che l’associazione elpidiense porta avanti – dice il Sindaco, Alessio Terrenzi – e siamo loro vicini, anche se non fisicamente presenti, in occasione di questa giusta mobilitazione a sostegno di chi è impegnato nella ricerca della verità”.

Il processo va avanti dal 2017, davanti alla Corte d’Assise di Reggio Calabria. Un dibattimento che l’associazione ha seguito con grande attenzione e che affronta un argomento di grandissima rilevanza sociale e culturale, nonché fatti di notevole importanza che, purtroppo, hanno attraversato la nostra storia. “In questo processo è emerso – riprende Pettinari - il patto di ferro tra la mafia palermitana e le 'ndrine reggine negli anni delle stragi continentali, delle bombe fatte esplodere a Roma, Firenze e Milano su ordine di Totò Riina per ricattare lo Stato che non intendeva indietreggiare su carcere duro e confische di beni”.

Il secondo sindaco a intervenire è Nazareno Franchellucci, presidente Ali Marche: “Esprimo la mia vicinanza al pm Giuseppe Lombardo e a tutti i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, che in questo momento storico importante, sono impegnati nella requisitoria del processo. Ho voluto anch’io lasciare il mio piccolo contributo affinché tutti insieme possiamo dire basta, certo che quanto accaduto negli anni novanta possa rappresentare un monito per le generazioni future. Non dobbiamo mai dimenticare cosa accadde in quelle stragi dobbiamo trasmetterlo ai ragazzi di oggi affinché il ricordo rimanga vivo. Ricordare è un dovere verso quel periodo storico e verso le vittime di quel periodo storico affinché una simile aberrazione non si ripeta più”.

Raffaele Vitali

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