FERMO - Le Marche come Ohio d’Italia. Parte da qui il confronto organizzato da Sky Tg 24 tra Matteo Ricci e Francesco Acquaroli. Se servisse ancora la prova, sono divisi praticamente su tutto il candidato del centrosinistra da quello del centrodestra. Due le parole chiave: continuità e cambiamento. Rispondono a tutto, Ricci elude solo la domanda diretta sul ‘resterete in regione se non vincerete?’.
Quanto pesa il voto nelle Marche?
Acquaroli: “La nostra è una regione che ha vissuto nell’anonimato e nell’indifferenza fino a che cinque anni fa il centrodestra ha riportato l’attenzione mediatica. Proseguita in questo periodo. Ma noi non ci distraiamo, perché abbiamo obiettivi concreti per i marchigiani. Siamo consapevoli che il rischio che il giorno dopo le luci mediatiche si spengano c’è. Restiamo attenti e concentrati toccando i veri problemi da risolvere per far crescere ancora di più le Marche”.
Ricci: “Domenica si sceglie il presidente della regione Marche non si vota per il premier. Invece, mi confronto con un presidente che si nasconde dietro la Meloni. Magari poteva mettere anche il nome di Trump. Se uno si nasconde, significa che sono stati cinque anni di nulla. Io invece ho messo la mia faccia. Si sceglie tra la mediocrità di questi cinque anni, quindi la continuità, e il volere di più, quindi il cambiamento che ridà speranza”.
Sanità, c’è una nuova riforma in atto. Da presidente intende aumentare la spesa sanitaria pro capite? Come e con che risorse?
Ricci: “La sanità marchigiana non va ed è peggiorata: più liste di attesa, più mobilità passiva e un marchigiano su dieci non si cura non trovando risposta nel pubblico. Non accetteremo mai un sistema sanitario in cui chi ha i soldi si cura in pochi giorni. Faremo una battaglia nazionale con le altre regioni e non andremo a Roma per dire sì e prendere ordini, vogliamo la sanità finanziata almeno al 7% del Pil. Per abbattere le liste di attesa assumeremo personale sanitario”.
Acquaroli. “Cinque anni fa, in mezzo alla pandemia, abbiamo ricevuto una regione che perseguiva il progetto dell’ospedale unico e aveva smantellato la sanità territoriale. In cinque anni abbiamo riformato l’assetto aziendale per ridare alle province dignità. Abbiamo riscritto il piano socio sanitario, individuando la domanda per organizzare l’erogazione dei servizi. Stiamo aprendo 50 punti salute, abbiamo puntato sulla farmacia dei servizi, riaperto un dialogo con i medici di base. Abbiamo sopperito la mancata programmazione, oggi abbiamo un potenziamento e miglioramento delle prestazioni e siamo tra le prime a livello di Lea e abbiamo il miglior ospedale pubblico d’Italia”.
Chi sarà l’assessore alla sanità, avete un nome?
Acquaroli: “Valutazione che dobbiamo fare dopo il voto, anche in base ai risultati”.
Ricci: “Metteremo una persona competente”.
Federico Carboni, primo italiano morto con suicidio assistito nelle Marche. Regolamenterete il fine vita?
Acquaroli: “Un tema molto importante che richiama anche alla singola coscienza dell’individuo. Non appartiene a un partito. Ritengo che questa legislazione debba essere nazionale, serve una cornice unitaria. Sarebbe auspicabile un’ampia convergenza per superare approcci ideologici. Non serve agire come regione, dobbiamo dare risposte e certezze”.
Ricci: “Dobbiamo rispettare la sofferenza estrema. Serve una legge sul fine vita e se il Governo non lo fa, le Regioni devono fare la loro parte. Noi dobbiamo guardare la società con gli occhi dei più fragili. Per questo la questione sociale sarà al centro. Noi abbiamo parlato di sociale e patologie, di dipendenze, di droga e social, di autismo e disturbi alimentari. Rimetteremo al centro la salute mentale. Marche ultime in Italia per investimenti in questo campo”.
Economia, dati luci e ombre. Quali le misure necessarie per tutelare le industrie. La Zes è sconfitta o opportunità?
Ricci: “L’economia marchigiana è ferma. Sotto la media nazionale in tuti i dati, abbiamo il reddito pro capite per la prima volta inferiore al resto d’Italia. Se dopo cinque anni di politiche di sviluppo economico il Governo presenta la Zes, significa che andiamo male. E poi parliamo di Zona elettorale speciale. Comunque ne abbiamo bisogno, quindi dal primo ottobre andrò aa palazzo Chigi. E poi i dazi, toglieremo le risorse dalla Svem per metterle nella ricerca di nuovi mercati”.
Acquaroli: “La Regione è entrata in transizione nel 2018, durante la gestione della sinistra. Che il Governo riconosca la Zes per Marche e Umbria è una risposta significativa. Abbiamo una opportunità vera, concreta, finanziata e vale per tutta la regione. E che sarà convertita in legge il prima possibile. Siamo in realtà in controtendenza rispetto al quinquennio precedente. Lo 0,4% di crescita delle Marche è come quello dell’Emilia, per Prometeia siamo la seconda in Italia per sviluppo e l’occupazione cresce. insomma, nonostante le difficoltà globali”.
Leopardi raccontata questa terra tra mare e monti azzurri. Ma raggiungerli non è semplice. Nodo trasporti, dal porto ai collegamenti interni fino all’alta velocità. La priorità?
Acquaroli: Siamo in una nuova epoca. Non ricordo un’opera pubblica realizzata dalla sinistra. Il centro Italia deve uscire dal ritardo. Ci sono 4,5 miliardi di investimenti, mille cantieri partiti o in procinto di partire. Stiamo dando risposte a infrastrutture ferme da anni: la galleria della Guinza, il porto di Ancona, l’aeroporto, tra i primi dieci in Italia per crescita, la Salaria, la Pedemontana e l’Alta velocità con un commissario nominato”.
Ricci: “Quante opere inaugurate e quanti soldi portati, così si valuta una amministrazione. In cinque Acquaroli anni non ha inaugurato una sola opera e non ha portato soldi nelle Marche. Basta raccontare le balle ai marchigiani. Siete fermi e avete permesso il più grande furto ai danni della Regione con le risorse tolte per il bypass di Pesaro dell’alta velocità”.
Acquaroli: “Non abbiamo inaugurato opere perché non c’erano cantieri”.
Ricci: “Incredibile, hanno ereditato soldi Pnrr e fondi precedenti e sul treno ci hanno tolto 2 miliardi di euro per destinarli al ponte sullo stretto. E poi cinque anni di indecisione dsull’A14”.
Giustizia, se fosse colpito da inchiesta e rinvio a giudizio, si dimetterebbe?
Ricci: “Sono garantista, è sbagliato lo scontro tra governo e giustizia. Noi vogliamo essere la regione più sicura d’Italia, serve un progetto organico sulla sicurezza. La prima battaglia è andare a Roma e chiedere più forze dell’ordine. E metteremo telecamere in ogni ingresso della regione”.
Acquaroli: “Siamo la Regione con meno furti in Italia. Teniamo alta l’attenzione sulla sicurezza, ma parliamo con il ministero. Se fossi toccato da un avviso di garanzia, son un garantista e ritengo che fino al giudizio finale si è innocenti. Ma in politica bisogna fare una valutazione attenta, il tipo di reato, il risvolto che può essere dannoso per l’istituzione. Questo lo si fa con la propria maggioranza e poi si fa la scelta migliore non per se stessi ma per le istituzioni che si rappresentano”.
In caso di sconfitta resterà in consiglio regionale?
Acquaroli: “Voglio credere che questa domanda non mi riguardi. L’interesse per la mia regione è reale. Mi sono dimesso dal parlamento per fare il presidente, la mia attenzione è importante”.
Ricci: “Un problema che non mi sto ponendo, cresce l’onda di cambiamento. Siamo concentrati sulla vittoria e le prime cose da fare, come riconoscere lo Stato Palestinese al primo consiglio regionale. E faremo un gemellaggio regionale con Rafah. E porteremo il salario minimo regionale”.
Appello finale in 1 minuto.
Ricci: “La scelta è semplice. C’è la mediocrità di chi dà colpa sempre a qualcun altro da un lato; più forza e conoscenza, più servizi e visione, il cambiamento dall’altro. Sono stra-sicuro che al di la dell’appartenenza politica, votando per le Marche e non per il governo, i marchigiani cambieranno la regione”.
Acquaroli: “Cinque anni fa abbiamo raccolto una regione umiliata, rassegnata e scoraggiata, dal fallimento di banca Marche alla cessione di Indesit. Noi abbiamo avviato riforme strutturali che sitiamo attuando e si vede che la direzione è quella giusta. I marchigiani sapranno scegliere la continuità come valore aggiunto”.
r.vit.