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Colorata, sicura e con percorsi per non vedenti: la prima scuola post sisma apre a Falerone

14 Settembre 2020

FALERONE - Ci hanno messo un po’ a entrare in classe. Prima, la loro scuola nuova di zecca, gli studenti delle medie di Falerone, l’hanno guardata per bene da fuori.

Mascherine in faccia e nasi all’insù fino ai tetti a punta. Poi, lungo i muri colorati e le aiuole, dove l’erba non è ancora cresciuta. Un’emozione al quadrato, la loro, che l’anno scolastico lo trascorreranno nel nuovo plesso di Piane. In tutto sono 84, divisi in quattro classi. La doppia sezione, per ora, è solo alla prima. Seconda e terza saranno sdoppiate dopo l’arrivo dei professori in arrivo dal Ministero. «Speriamo il prima possibile», dice un’insegnante.

Spaziosa, piena di luce e divisa in moduli, la nuova scuola si chiama “Don Bosco”, come quella in centro storico, chiusa dal terremoto di quattro anni fa. All’ingresso c’è il gel per le mani. Poco avanti le mascherine consegnate dal governo. Per terra, il percorso a rilievo per i non vedenti. La osserva con orgoglio il sindaco Armando Altini. Finanziata con l’ordinanza n. 14 del 2017 (la stessa del polo di Fermo e dei laboratori dell’Iti “Montani”), la scuola di via Spineto è la prima della provincia, costruita ex novo, a entrare in funzione.

«Non è stato semplice, ma – sottolinea Altini – grazie ai tantissimi incontri con il commissario Errani e numerosissimi viaggi a Roma, dopo tre anni di lotta contro burocrazia e vari imprevisti, siamo riusciti a realizzare una scuola spaziosa e, soprattutto, sicura». Il progetto architettonico è del Politecnico di Torino.

Il plesso è costato tre milioni ed è tutto su un piano. È fatto di acciaio e legno. Le aule, tutte dotate di lavagna elettronica, sono sei ocn banchi moderni e sedie ergonomiche. I laboratori quattro. La palestra è interna. Ci sono anche un auditorium, che al momento ospita una classe, e la biblioteca. Niente termosifoni per l’inverno, ma un impianto di aerazione che soffia aria calda o fredda, a seconda del periodo.

Dopo un avvio parecchio travagliato durato un anno e mezzo, con due gare andate deserte, la marcia è stata ingranata. «Abbiamo aspettato tanto – le parole della preside Patrizia Tirabasso, rivolte ai ragazzi –, ma ne è valsa la pena. Ora abbiamo una scuola di eccellenza. Dobbiamo rispettarla e stare attenti a non diffondere il Covid. Dipende da tutti noi».

Francesca Pasquali

redazione@laprovinciadifermo.com

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