ANCONA - L'apertura di un centro di sosta del Parco del Conero per raccogliere le carcasse dei cinghiali catturati, il primo in Italia, è un passo fondamentale per la realizzazione del "Progetto di filiera delle carni di selvaggina", volto a valorizzare le carni di selvaggina selvatica attraverso un modello sanitario e gestionale sicuro, tracciabile e conforme alle normative. Ne sono convinti da Coldiretti Ancona, da sempre in prima linea per soluzioni per il contenimento della fauna selvatica, soprattutto dei cinghiali, prima causa dei danni alle coltivazioni.
"Costituirà - spiega David Donninelli, direttore di Coldiretti Macerata e consigliere dell'Ente Parco in rappresentanza dell'agricoltura - un modello per lo sviluppo di altri centri già individuati dalla Regione. Un passo fondamentale per sollevare gli agricoltori dai danni causati dalla fauna selvatica, incrementare le catture e avviare una filiera controllata per la vendita delle carni. Con la convenzione stipulata con Terranostra, si aprono nuove prospettive anche per gli agriturismi marchigiani e per il futuro ci apprestiamo a lanciare un marchio per i prodotti del Parco e di dare maggiori possibilità di sviluppo alle imprese che vi operano. Un passo verso la riqualificazione del Parco ".
Realizzata dal Parco del Conero su terreni concessi dal Comune di Ancona e con il finanziamento della Regione Marche, la struttura sarà gestita da Urca, associazione di selecacciatori già attiva nel settore con un laboratorio a Caccamo (Macerata). "Si va nell'ottica di andare a contenere i danni del settore agricolo e nel contempo di creare un'opportunità - spiega Andrea Montresor, responsabile dell'area economica di Coldiretti Marche- Nell'area del Parco del Conero opera circa 120 di aziende agricole che subiscono impatti economici importanti nonostante il mercato imponga loro capacità di competizione maggiori rispetto al passato. L'agricoltura non vuole risarcimenti, vuole poter lavorare. Una struttura di questo tipo aiuterà a prevenire i danni e valorizzare la carne, anche per esempio con una rete di agriturismi nell'ambito di una filiera certificata della selvaggina".