FERMO – Il Festival Postacchini torna al suo splendore, pronto a riportare la musica dentro il teatro dell’Aquila di Fermo e non solo. Arrivano cento violinisti da tutto il mondo e proveranno ovunque, sarà davvero la festa della musica.
Il sindaco Paolo Calcinaro celebra il ritorno live: “Dopo tre edizioni in cui abbiamo cercato di tenere accesa la fiammella, anche online, si torna dove il Postacchini deve stare. Raccogliamo il frutto dell’impegno in questa fase complessa, ma soprattutto della sua storia che ha radici solide”. Il prefetto Michele Rocchegiani non è voluto mancare alla presentazione. Vuole davvero conoscere Fermo e la sua anima anche culturale. E così ha preso parte con i vertici di Carabinieri e Finanza.
Sorpresa, il 27 maggio alla chiusura parteciperà anche il sindaco di Ansbach, città gemellata di Fermo, che da anni destina un premio peer il concorrente tedesco meglio classificato. “Festeggiamo i 30 anni del concorso, grazie al lavoro dell’Antiqua Marca Firmana. Nella difficoltà c’è stato un grande lavoro di ricerca e organizzazione del materiale che ha portato a un docufilm sul liutaio Postacchini. E nel mentre è stato creato anche un pasticcino dedicato all’artigiano e reso più funzionale il sito internet” prosegue l’assessora Micol Lanzidei ringraziando Mirella Rogante e Roberto Perticarà, da sempre partner fedeli del conte Gigliucci.
Si parte stasera dal salone di villa Vinicio con il liutaio Lazzaro che ha realizzato il violino premio per il vincitore e la visione del docufilm del Postacchini. I concorrenti arriveranno il 19 maggio, dal 20 maggio le prove tra Palazzo dei Priori e teatro dell’Aquila. sabato 20 è anche il giorno dell’apertura della mostra di liuteria. I musicisti tornano anche a scuola, in quattro plessi delle Primarie. Concerti nelle dimore storiche il 24 e 25 in attesa del gran finale del 27 maggio. Da non perdere l’esibizione della più giovane concorrente, ha 9 anni si chiama Celadonia e arriva dalla Cina.
Il conte Giulio Vinci Gigliucci è da sempre l’anima del festival. “Non sono tanti i concorsi che raggiungono i trent’anni. Temevamo la reazione del mondo violinistico e invece la risposta è stata grande. Temevamo il Covid e il caro prezzi degli aerei. Invece avremo 100 iscritti, il massimo fu 140 in anni ‘anormali’. L’ultima edizione pre covid, poi sospesa, abbiamo avuto una decina di studenti che hanno scelto di non restituire la quota e un paio del 2020 saranno invece qui nel 2023”.
Il concorso ha ottenuto anche il patrocinio del Parlamento Europeo. “Prosegue quindi la promozione della città e del territorio. Ricordo ancora una telefonata dal Primo ministro mongolo che voleva far arrivare al concorso una talentuosa violinista di nove anni”. Importante anche l’impatto turistico, ogni talento è accompagnato almeno da un’altra persona, per una settimana che il conte definisce di “turismo e amicizia”.
L’ultima parola è per Cipriani è il direttore artistico che senza esitare afferma che “il Postacchini ha ormai nel mondo la fama consolidata, frutto del lavoro dele varie commissioni esaminatrici. Un concorso complesso, chi sale sul palco sa che viene ascoltato da sette persone che sono tra le più importanti a livello mondiali, con un orecchio pronto a cogliere incertezze, sbagli o precisione. Non è facile suonare e capita che la tensione emotiva giochi”. Una giuria che viene cambiata ogni anno, ricorda il conte: “Chi bissa deve aspettare cinque anni, per evitare anche possibili intese tra giurati” cocnlude il conte prima che il sindaco estragga la lettera Y che definisce l'ordine di esibizione dei 100 violinisti.
