*Non è passata inosservata la scelta del sindaco di Amatrice che, a nove anni dal sisma del 2016, ha voluto evitare lo svolgimento di cerimonie pubbliche. Una decisione che si pone nel segno della sobrietà e del raccoglimento. Credo vada colta, in particolare, l’intenzione del primo cittadino di ricondurre il focus sulla ricostruzione reale.
Rilevo tuttavia come questo atto simbolico abbia molto indispettito il Commissario Castelli, viste le dichiarazioni del tutto fuori luogo con le quali, trattando di Amatrice, tenta di giustificare tre anni di inefficienze con non meglio precisati errori amministrativi.
La verità è che, senza palcoscenici, la narrazione di Castelli perde consistenza e il Commissario è costretto a uscire dal metaverso in cui trascorre gran parte del suo tempo. Ad Amatrice come ad Accumuli la ricostruzione segna il passo. Non reggono più alibi né giustificazioni: il Commissario deve assumersi la responsabilità dei gravissimi ritardi che sono sotto gli occhi di tutti.
Anziché continuare a impegnarsi come relatore, soprattutto negli eventi organizzati grazie a una rete di compiacenze, Castelli venga a farsi un giro in questi luoghi a telecamere spente, ascolti i cittadini e si misuri per una volta con la realtà.
La ricostruzione non è uno spettacolo da sceneggiare ma un impegno solenne che richiede serietà. Perché, mentre Castelli vive una realtà parallela dove prevalgono propaganda e relazioni, la ricostruzione è ferma e le comunità colpite sono esasperate.
*Anna Casini, capogruppo Pd regione Marche