FERMO - Per una vera ripresa bisogna attendere. “Pensiamo alla seconda metà del 2015” sottolinea Roberto Cardinali, presidente di Confindustria Marche.
Sono state ascoltate 257 imprese, i risultati dell’indagine trimestrale elaborata dal Centro Studi relativa al secondo trimestre, conferma una flessione contenuta dell’attività produttiva (-2,0%) rispetto allo stesso periodo del 2024, confermando la fase di rallentamento dell’economia avviata alla fine del 2022.
Marche meglio dell'Italia che fa -2,8% su base tendenziale (dati grezzi non destagionalizzati).
“Rimane debole l’attività commerciale, con una moderata crescita sul mercato interno a fronte di una sostanziale stazionarietà sull’estero. Incidono l’incertezza legata alle misure economiche adottate dall’amministrazione statunitense e il permanere delle tensioni che interessano il contesto geopolitico globale” spiega Cardinali.
Nelle difficoltà, spiccano meccanica e mobile, continua la sensibile crescita dell’alimentare. “Chi non riparte è la moda”.
Di positivo, in prospettiva, c'è la ripresa dell’attività commerciale sul mercato interno. “Riflessione va fatta sul fatto che il quadro economico caria in base alla dimensione. Restano diffuse le difficoltà per quelle piccole, mentre si osservano elementi incoraggianti per quelle di medie e maggiori dimensioni” aggiunge il presidente.
“Il semestre gennaio-giugno 2025 si chiude con un ulteriore segno meno. Resta critico il calzaturiero. L’industria rimane il principale motore dell’economia regionale e va posta al centro dell’agenda politica, spingendo le aziende che investono ed innovano per strutturarsi e crescere per guidare la ripresa. Procedere velocemente con la ZES, sostenuta da un’agenda di politica industriale, diventa cruciale per invertire prima e meglio la rotta” conclude Cardinali.