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Ca' Romanino, la casa in cui il paesaggio vive in ogni angolo: la Fondazione De Carlo porta il genio nel futuro

23 Febbraio 2024

URBINO – La fondazione Ca’ Romanino ha vinto un bando del ministero e si prepara a mettere un luogo unico al centro del territorio, portandolo fuori dalle mura della casa.

Il progetto pensato dalla Fondazione coinvolge Isia, Uniurb, Erdis e Comune: tutti insieme per valorizzare Ca’ Romanino. Un luogo conosciuto, ma sotto utilizzato, un gioiello che può diventare uno spazio del quotidiano: questo era l’obiettivo che De Carlo, un’archistar lo definiremmo oggi, voleva raggiungere con le sue opre.

Ma cosa è Ca Romanino? "Una casa costruita negli anni ’60, l'ha progettata nel 1968, per i coniugi Sichirollo che univano università e città, essendo lui assessore e professore. È stato uno dei primi a far dialogare i due lati di Urbino”. Una casa pensata come luogo di ritrovo tra amici che la moglie di Sichirollo ha donato alla fondazione, oggi presieduta da Gianluca Annibali, giovane e appassionato  avvocato.

“De Carlo ha lavorato per 50 anni a Urbino, Ca Romanino vuole essere un luogo di conoscenza della sua attività. E noi con questo progetto perseguiremo l’obiettivo” spiega ricordando che la casa è la fotografia del progetto Urbino-De Carlo.

“Sono passate tante persone in quella casa e la definivano il luogo in cui davvero c’era Giancarlo. Due le dimensioni: la prima è quella del gioco, è tutto informale dalle scale all’uso manuale delle luci che salgono e scendono, interruttori navali; dall’altro è un luogo di libertà, ha un originale rapporto tra spazi e persone. Ai collegi (altra opera urbinate di De Carlo, ndr)l’obiettivo era far incontrare le persone, con servizi comuni obbligati dai bagni alle cucine. A Ca’ Romanino, luogo molto piccolo, ogni camera, ogni persona ha la possibilità di condividere lo spazio o di stare da solo, da ogni camera si può uscire in piena autonomia, ma ogni camera conduce alla grande sala comune. Un lugo di libertà e di incontro scelto” racconta Annibali.

Una casa in cui il paesaggio si offre in qualunque angolo si decida di satre grazie alle grandi vetrate. Arredi, vinili e libri, tra cui manifesti che raccontano eventi di Urbino, sono conservati nella casa circondata da vigna e alberi e verranno digitalizzati per renderlo uno strumento di ricerca. “E poi riprenderemo il lavoro sulla città per creare una piattaforma web che attraverso strumenti interattivi, dalla linea del tempo alla mappa 3D, unirà divulgazione, funzionale al turismo, e fonte primaria di ogni opera realizzata da De Carlo a Urbino e in Italia.

Dietro il progetto, poi vincente, c’è Francesca Gasparetto: “È dal 2015 che volevamo raggiungere questo obiettivo. Quando è arrivato il bando del Mibact, la strada era segnata. Il digitale doveva entrare nel mondo di De Carlo. La piattaforma si chiama ‘Atlante De Carlo’ e si basa su due visualizzazioni: una geografica e fotografica che collegherà ai luoghi le opere, una temporale con la ricostruzione degli eventi. del resto è impossibile raccontare Urbino senza parlare di De Carlo”.

Ma non solo, la Fondazione vuole “conservare in maniera attiva, non possiamo congelare il sapere e il bello realizzato” ribadisce la progettista. La casa è anche parte del ‘progetto 24 ore’, che permette di viverci all’interno come se si stesse con De Carlo.

Ca’ Romanino è infatti una delle poche fondazioni che dà la possibilità ad architetti e cultori dell’arte di fare un’esperienza pragmatica, concreta e immersiva nella casa. Non c’è un altro luogo come quello, un posto dove la memoria condivisa va oltre il gruppo di amici, grazie a persone che ci vivono e non solo le visitano.

L’università ha messo a disposizione lo spin off Arturo, nato all’interno del corso di restauro: “Attività di ricerca che diventano uno strumento di valorizzazione. Per l’ateneo De Carlo è tanto, la maggior parte delle strutture che utilizziamo sono frutto del suo genio. La scala del rettorato . racconta il rettore Giorgio Calcagnini - è stata fatta sacrificando spazi, modifiche che oggi non riusciremmo a fare. Giusto concentrarsi su Ca’ Romanino, ma quello che ha fatto dentro Urbino è un unicum, ha davvero creato interazione tra studenti e residenti. De carlo è alla base di uno dei valori aggiunti e attrattivi della città”.

Leggendo gli articoli di giornale durante l’intervento progettuale nel palazzo del rettorato erano di grande polemica. Ma lui ebbe il coraggio e Bo la visione per raggiungere gli obiettivi. Chissà oggi se la sovrintendenza lo permetterebbe? si domandano tutti. “Lo cito insieme a Laurana e Di Giorgio, figure che hanno davvero caratterizzato la sorta città. Era un pensatore, ha anticipato il futuro. Pensiamo alla Data, l’osservatorio della città che oggi stiamo rigenerando senza perdere la sua visione futuristica” chiosa l’assessore Roberto Cioppi che ha portato Urbino dentro uno studio con l’università d Parigi proprio su De Carlo.

Il direttore dell’Isia, come l’Erdis che gestisce l’altra creatura di De Carlo, i collegi, è un partner imprescindibile. “Solo l’Isia poteva provare a riscrivere fotograficamente il patrimonio architettonico di De Carlo”. Annuisce il direttore Giuseppe Biagetti: “Dalla fotografia alla grafica, passando per l’illustrazione, ogni linguaggio che nasce dentro le nostre aule potrà aiutare il De Carlo che magari non tutti conoscono”.

Ca’ Romanino esce dal suo aulico silenzio e si mostra nella bellezza e originalità: prenotandosi con una mail o chiamando con qualche giorno di anticipo si può programmare la visita.

Raffaele Vitali

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