
FERMO – Deve molto l’ospedale Murri al dottor Antonio Ciucani. E il grazie deve risuonare forte oggi che va in pensione. È l’uomo dell’emergenza nel vero senso della parola, non solo perché da sempre opera all’interno del Pronto soccorso.
Tanti primari sono passati, Ciucani è sempre rimasto. Tanti primari hanno iniziato il lavoro, presentandosi con promesse progetti roboanti, per poi scegliere lidi più comodi e stimolanti. Ciucani è rimasto lui ci ha messo mani e testa, senza sosta, per evitare che il reparto di Emergenza Urgenza, per tutti il pronto soccorso, non finisse nel caos gestionale.
Compiuti i 68 anni, non essendo primario, gli spetta la pensione. “IL primo dicembre si toglierà il camice” sottolinea il direttore generale Roberto Grinta. "Ho dato tutto me stesso. Sono orgoglioso di quello che ho fatto ma non nascondo un certo magone nel lasciare questo mondo" risponde con il cuore gonfio di emozione Ciucani.
“Parliamo di un grande professionista, un medico che ha dedicato la sua vita a soccorrere il prossimo. Un uomo che non si è mai tirato indietro dinanzi alle situazioni critiche. Una per tutte? L'emergenza Covid” prosegue Grinta che ricorda il ruolo del medico che da primario facente funzioni ha salvato più di una volta il sistema fermano. “Sono sicuro che chi raccoglie il suo testimone, la dottoressa Tamara Mariani, saprà dare il meglio a un reparto così importante per tutti noi, per l'Azienda, per l'ospedale, per il Fermano".
Per Ciucani l’emozione è ance nei ricordi: “Ho vissuto momenti molto intensi, carichi di stress come quello, indimenticabile, del Covid. Non posso non ringraziare tutti coloro che mi hanno aiutato. Sono sicuro che la collega che mi succederà, giovane e motivata, si rimboccherà le maniche per dare il meglio al reparto. L'età e l'entusiasmo sono due ingredienti molto importanti, insieme alle qualità professionali, per superare tutte le difficoltà”.
A Fermo è arrivato nel 2000, prima come ‘convenzionato’ e dipendente del 118, poi come uomo del sistema sanitario pubblico. “Ho avuto la possibilità di intraprendere anche una carriera verticale che fortunatamente è arrivata a compimento. Una carriera, oggi posso dirlo, appagante. Sono molto soddisfatto di quello che ho fatto e mi inorgoglisce l'aver ricevuto tante gratificazioni. L'Azienda mi ha anche coinvolto come direttore facente funzioni. Se non fosse stato per l'età probabilmente avrei anche giocato le mie carte per l'incarico da titolare. Ma il mio impegno da facente funzioni non è certo stato condizionato dalla mancanza della titolarità. Ho dato tutto quello che potevo” prosegue.
Non sarà facile per lui gestire la ‘nuova’ vita: “Passare dall'iperattività che investe le giornate senza orario di un direttore di Pronto soccorso, a una fase di maggiore calma è un cambiamento radicale che genera timori e interrogativi. Ma credo, anzi spero, che si risolverà tutto in breve tempo".
L’ultimo pensiero è sulle sue mancanze che diventano un testamento per la neo primaria: “Potevo fare di meglio, ad esempio nel rapporto con gli altri reparti. Poi anche con il personale: il feeling bisogna tararlo in base alle diverse tipologie di persone che si hanno dinanzi. A mio avviso è importante che un direttore sia molto flessibile rispetto al paziente e al sanitario che, di volta in volta, ha davanti. Quello del direttore è un lavoro impegnativo, sicuramente non facile. Passare dall'attività clinica a quella organizzativa e gestionale, che significa mettere gli altri nelle condizioni di lavoro migliori, non è così semplice”. Ma Ciucani ci è riuscito.
r.vit.
