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Biometano a Fermo, la partita è aperta. Ramadori non arretra: "Pronti i ricorsi, i cavilli del sindaco non hanno peso"

19 Luglio 2025

FERMO – Impianto di biometano, ecco la verità della proprietà del terreno e di chi ha proposto l’impianto. La famiglia Ramadori, guidata da Sergio, è dietro le due società agricole che gestiscono e possiedono i 300 ettari su cui dovrebbe essere realizzata la centrale e su cui insistono anche l’aviosuperficie e l’impianto fotovoltaico.

Nello schema della società, è chiaro il layout della struttura con le vasche, le aree di stoccaggio delle materie prime provenienti dall’agricoltura, dal mais alle bietole, e il compostatore ai fini del riutilizzo. Massimiliano Torquati rappresenta la società di ingegneria InEng guidata da Mirco Palloni, Francesco Ciarrocchi è chi ha firmato la parte edilizia, la Sigea di Osimo è la società che si è occupata dell’impiantistica. Ed è proprio Torquati a spiegare le dinamiche dietro l’impianto.

“Abbiamo scelto fino a oggi il silenzio, abbiamo solo puntato al rispetto del progetto rispettando le normative, andando oltre il pro e contro. Fare chiarezza oggi è fondamentale, visto che l’amministrazione ha assunto un provvedimento di archiviazione dell’istanza presentata. Vedete, per realizzare un impianto da fonti rinnovabili si richiedono due titoli: la Pas (simile alla scia) che è un metodo semplificato che può evitare la conferenza dei servizi; l’autorizzazione unica che è di competenza regionale per impianti sopra una certa potenza”.

Quello di Fermo è un impianto da 100 metri cubi all’ora di biometano, che viene immesso in rete o accumulato. “Parliamo di 8700 metri cubi all’anno di produzione. Un impianto che produce giorno e notte. fino a 500 metri cubi, l’autorizzazione si ferma alla Pas, articolo 6 decreto legislativo 2011” prosegue Torquati.

Nelle Marche è il secondo impianto finanziato. Lo studio ne segue altri nel centro nord Italia, tutti impianti gestiti in Pas. “Nella prima graduatoria del 2023 ci è stato assegnata l’ottava posizione su 53, ci siamo ripresentati nel 2024, dove c’erano condizioni migliori, e siamo arrivati 17esimi su 173  a livello nazionale. Bisognava rispettare una serie di passaggi e procedure e garantire l’immissione alla rete, in questo caso Snam. Il contributo del Gse, via fondi Pnrr, è del 40% dell’investimento, parliamo di 1.5 milioni a fondo perduto. C’è poi la tariffa del biometano immesso in rete che si aggira su 1,355 euro al metro cubo. La durata del finanziamento è di 15 anni” chiarisce.

Tutto questo ora è messo in discussione, ma di certo Ramadori non resterà a guardare. Non a caso al tavolo con il tecnico e la proprietà c’è anche un legale, l’avvocata Tina Maria Fusari. “Sindaco Calcinaro, che significa che in qualche modo deve fermare l’impianto? Il cavillo lo poteva trovare prima, non adesso che ho firmato contratti per centinaia di migliaia di euro con le ditte che devono lavorare. Se proprio non la voleva la centrale, Calcinaro – tuona Sergio Ramadori - ha avuto tante opportunità, aprendo dalla questione parcheggio che andava sistemata. E invece, mi hanno spinto al punto di non ritorno, al non poter più fermare”.

Sanno bene tutti che i tempi potrebbero essere nemici. Infatti, in caso di ricorso, “che è pronto, lo presenteremo a breve” precisa l’avvocata, i lavori potrebbero fermarsi davvero con il rischio che si perdano contributi via Pnrr che scadono il 30 giugno 2026. “Ed è su questo che forse spera il sindaco, ma si sbaglia” aggiunge Ramadori.

L’appiglio dell’amministrazione comunale sarebbe un documento mancante nella domanda presentata dalla società agricola proprietaria dell’area.” Ma è un non problema, visto he la stessa relazione, che per dimenticanza non è stata caricata tra i 38 allegati, era invece nelal domanda fatta al Gse, che ha valutato tutto e approvato il finanziamento” chiariscono Torquati e l’avvocata.

Quindi, per i privati  non c’è motivo per cui il Comune stoppi la procedura. “Il sindaco parla di ‘gravi mancanze documentali e procedurali’. Ma il provvedimento inibitorio il Comune non lo poteva più emettere. Sono basita – aggiunge  Fusari - dal punto di vista legale. Perché si parla di lavori non partiti, dimenticando che non è uno scavatore a certificarlo, ma il fatto che ci sono atti e attività già in essere. aggiungo poi i contratti con le ditte”.

Nessuna resa, quindi, ma un contrattacco: “Il ricorso con urgenza può essere una strada. Ma stiamo valutando la possibilità di richiedere un’istanza cautelare, una sospensiva della comunicazione del Comune, perché la società deve ultimare i lavori entro il giugno 2026 pena la perdita del contributo. Questo blocco dei lavori ha spinto in maniera cautelativa le ditte a fermarsi, ma il tempo stringe. Abbiamo 60 giorni per presentare tutto al tar, penso che agiremo i primi di settembre”.

E se poi tutto dovesse andare in maniera diversa “i cittadini devono sapere che si potrebbe agire anche per esproprio da parte della Snam, visto che qui si parla di fonti rinnovabili che sono di interesse pubblico” la chiosa di Torquati.

Raffaele Vitali

Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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