
VERONA – Che partita. Che fatica. Che sconfitta. Due squadre solide, fisiche e che giocano bene a basket. Non è un caso che la partita tra Verona e Pesaro valesse il primo posto. Che alla fine va a Verona. Una partita che ha messo in luce la differenza tra un americano e l’altro, tra l’avere McGee o avere Felder.
Perché in A2, quando due squadre sono così equilibrate, è il talento che la decide. Peccato, soprattutto per il divario finale, visto che la promozione potrebbe anche decidersi anche con lo scontro diretto. Ma che la lucidità di Miniotas fosse finita da un pezzo lo dimostra il fallo a 5 secondi dalla fine e la successiva palla persa sulla rimessa con tripla di Ambrosin (88-79).
Leka deve fare a meno di Quirino De Laurentiis, ancora debole la caviglia dopo la storta rimediata contro Rieti, e così si inventa Virginio in quintetto e Miniotas in panchina. Idea geniale, se non fosse che l’italiano commette due falli a dir poco ingenui che dopo due minuti lo fanno finire in panchina. E ci resterà fino al 17’, quando il coach lo rimanda in campo ottenendo una tripla, finalmente, ma anche un banale terzo fallo.
Si procede punto a punto con dei mini break, come quello che permette a Verona, una volta che McGee lascia la panchina e si prende il palcoscenico, di andare sul 15-11. Il tutto ben supportato da Zampini, tecnico e fisico da serie A. Ma è lì che Bertini e Maretto (perché in panchina nei minuti finali decisivi?) con la loro energia raddrizzano tutto (19-20). Si va così al secondo quarto che per metà diventa inguardabile.
Difese protagoniste in un certo senso, ma soprattutto tanti errori al tiro, dopo dieci minuti di ottime scelte e circolazione. Tre minuti di black out di Tambone e compagni illudono il caldissimo palasport di Verona, dove brillano gli oltre duecento tifosi pesaresi.
Difficile andare in fuga contro Pesaro, perché i biancorossi trovano sempre una soluzione nei momenti difficili. Questa volta arriva dall’asse Miniotas – Maretto. E se solo il lituano segnasse i liberi, il tabellone reciterebbe un risultato diverso. Invece, grazie alla tripla sula sirena dell’highlander Spanghero Verona va negli spogliatoi sul 36-33.
Due squadre di sistema che hanno più protagonisti. Quando questo accade, è difficile vincere in anticipo. Nell’intervallo Carlo Recalcati, in prima fila, rilascia dichiarazioni al bacio per Zampini, il play di Verona in odore di Nazionale, e un paio di giocate sembrano dargli ragione. Ma king Charlie ha dimenticato Bertini. L’aletta è concentrata e con due triple cambia volto a Pesaro che stava subendo la forza di Verona nell’area pitturata (46-38). Se nel secondo quarto per tre minuti i biancorossi non avevano fatto canestro, nel terzo nello stesso tempo invece flagellano la retina di Verona e mettono il naso avanti con una penetrazione senza logica, ma dal buon finale, di Felder (50-51).
Nel quarto periodo la tripla di Tambone avrebbe tagliato le gambe a qualunque avversario. Non a Verona che sblocca Johnson, giocatore che rientrava da un infortunio e che non appena sarà in forma sarà immarcabile per tanti, di certo per Pesaro che sotto canestro ha sofferto in maniera incredibile, concedendo 16 rimbalzi offensivi.
L’aveva gestita bene la VL, anche con i suoi quintetti piccoli. Ma un piccolo errore Leka lo ha commesso quando ha insistito con Tambone su McGee. Falli in serie e panchina obbligata, oltre a gambe stanche, perché se devi stare davanti al migliore dei tuoi avversari, poi mantenere lucidità in attacco diventa difficile.
Quella lucidità che ha completamente perso Miniotas, che ha subito i raddoppi sul 73-74, frutto un po’ della solitudine vicino a canestro che ha permesso a coach Cavina di pilotare raddoppi puntuali, un po’ perché Virginio commette ingenuità e finisce in panchina, un po’ perché Leka ama il quintetto leggero, anche se con Fainke in campo, ad esempio, Pesaro ha fatto bene.
Si chiude così il 2025 di Pesaro, con tanti applausi e qualche rammarico come si conviene a chi è abituato a vincere quasi sempre. E si chiude con il tabellone della Coppa Italia che, beffa, regala il 13 marzo proprio Verona a Pesaro, mentre dall’altra parte si sfideranno Brindisi e Rimini.
Raffaele Vitali
