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Banda ultralarga, vergogna italiana. Marinangeli: "Ad Amandola, cantiere aperto da Open Fiber e mai finito. Le aziende se ne vanno"

8 Settembre 2020

AMANDOLA – Lavoro a distanza, tele medicina e via dicendo: il mondo cerca soluzioni per ridurre gli spostamenti e aumentare la qualità della vita. Solo che per riuscirci serve una cosa: la connessione internet.

Ma purtroppo esistono le aree bianche, e in Italia è pieno, anche in quartieri di grandi città. Sono quei luoghi dove portare fibra e company è svantaggioso. E così internet ad alta velocità in Italia raggiunge solo il 30% del territorio, in Europa la media è del 44%. L’Italia si colloca al 25esimo posto delle classifiche europee, peggio solo Romania, Grecia e Bulgaria.

Tra i tanti comuni non baciati dalla velocità c’è Amandola, la città dei Sibillini guidata dal sindaco 4.0 Adolfo Marinangeli. Che è diventato protagonista, insieme con altri colleghi tra nord e sud, della puntata di Presa Diretta, la trasmissione d’inchiesta di Riccardo Iacona che va in onda su Rai 3.

L’ex premier Matteo Renzi aveva messo 6miliardi di fondi europei per portare la banda ultralarga ovunque. “La scommessa era di fare del futuro una occasione” disse anni fa. “Il problema è che bisogna andare oltre le logiche di mercato” spiegano gli economisti.

Secondo il contratto firmato, Open Fiber avrebbe dovuto portare la banda larga in 7mila comuni entro il 2020. Ma i numeri sono ben diversi. “Da un anno creano trincee, passano con i tubi e poi non richiudono lasciando spazi pericolosi. E abbandonano materiali di cantiere, metri di fibra ottica negli angoli della città” spiega il sindaco di Amandola, Adolfo Marinangeli.

Open Fiber è arrivata tra i Sibillini nel 2018. “I lavori dovevano durare 5 mesi poi ci siamo trovati tra burocrazia, imprese che andavano in subappalto e a un certo punto anche noi non ci abbiamo più capito nulla. E se ne sono andati” ribadisce guardando i tubi pieni di costosa fibra a bordo strada.

“Chiediamo almeno che vengano a sistemare i danni. Hanno rotto la pubblica illuminazione, tranciato tubi, divelto i sottoservizi. Almeno venissero a sistemare questo. Avere la banda ultralarga ci connetterebbe con il mondo. Abbiamo industrie agroalimentari che sono eccellenze mondiali, senza la banda larga se ne vanno e con loro il lavoro”.

Ed è davvero così. Un esempio arriva da Sandro Coltrinari, titolare della S.C. Informatica, che vende servizi informatici, software di gestione delle farmacie, che ha deciso dopo decenni di lasciare la città dei Sibillini: “Qui lavoravano sette persone, ma i continui disagi, le continue interruzioni di servizio, non ci permettevano più di dare assistenza. Ci siamo dovuti spostare”.

Sotto accusa Open Fiber che prova a spiegare le ragioni del ritardo ad Amandola, e in Italia. “Ci impegniamo a risolvere, è – chiarisce Andrea Falessi - un nostro dovere contrattuale. Abbiamo 2600 comuni in lavorazione, i problemi ci sono, ma siamo attrezzati con fideiussioni e personale”.

A 4 anni dall’avvio del primo bando Open Fiber ha completato i lavori solo nel 10% dei Comuni e ne ha collaudati appena il 3%, altro che banda ultra larga entro il 2020. “Ci sono molte complessità. C’è una vera difficoltà nell’arrivare a regime. Il nostro piano industriale sulle aree bianche è iniziato a età del 2018, a causa di ricorsi. Abbiamo richiesto 100mila autorizzazioni da tutti gli enti preposti e questo rallenta tutto”.

Ma questo non impedisce di rimediare ai danni fatti e ora, dalle telecamere di Presa diretta, Open Fiber ha preso l’impegno di intervenire, cominciando proprio dalla piccola, ma moderna, Amandola.

Raffaele Vitali

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