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Aziende aperte. Ceriscioli: 'Faremo controlli'. Verducci: 'Tutelare i dipendenti'. Confindustria Marche: 'Siamo attenti alla salute'

12 Marzo 2020

FERMO – Situazione sanitaria e situazione economica. La prima domina, ma la seconda non può essere dimenticata. In Italia e ancora di più nelle Marche, dove il sistema produttivo soffriva e dove il manifatturiero, purtroppo, non può perdere anche i pochi treni rimasti. Ma bisogna lavorare in sicurezza. Anche perché nelle Marche i malati crescono: la provincia di Pesaro Urbino è ancora la prima per numero di casi positivi, 403, seguita da Ancona (142), e poi molto staccate Macerata (32), Fermo 11, Ascoli Piceno con un solo caso.

Ma il lavoro il Governo lo ha lasciato aperto. “Centinaia di migliaia di persone in queste ore non sono a casa. Sono in fabbrica, nelle manovie, a mandare avanti una produzione che è tanta parte della forza economica dell'Italia. C'è una preoccupazione enorme. Ci sono commesse e ordinativi che non aspettano, ma prima ancora c'è la salute dei lavoratori e delle loro famiglie.  Deve esserci un obbligo: si lavora solo se le condizioni di sicurezza lo permettono. Distanze, mascherine, guanti. Servono controlli stringenti, nessuno deve rischiare, né essere costretto a lavorare senza protezione. Per tornare a produrre, a comprare, a fare export va sconfitta l'epidemia” sottolinea il senatore Francesco Verducci.

Che ottiene una prima rassicurazione dal presidente regionale di Confindustria, Claudio Schiavoni: “Il momento è drammatico e al primo posto rimane sempre e comunque la tutela della salute delle persone. Siamo però fermamente convinti che le nostre aziende siano già tutte impegnate nel mettere in atto tutti gli strumenti necessari per garantire la salute dei lavoratori".

No possono sbagliare le imprese, la Regione vigila: "Faremo i controlli, andremo a visitare gli stabilimenti per vigilare sull'applicazione del decreto, perché ci teniamo alla salute dei lavoratori e vogliamo che la nostra regione possa superare nel miglior modo possibile questo momento così difficile. Il luogo di lavoro non può diventare un luogo di contagio. Se - riprende Luca Ceriscioli - da una parte non viene prevista la chiusura, dall'altra, se il datore di lavoro non è in grado di garantire la sicurezza dei suoi dipendenti, è sostanzialmente invitato a sospendere l’attività e a rinviarla”

Ma Schiavoni chiede calma: “Siamo a fianco degli imprenditori che continuano a portare avanti la loro attività produttiva per garantire il futuro delle aziende e di tutte le persone che in esse lavorano - ha aggiunto - e con coloro che hanno deciso, dopo attente valutazioni, di poter affrontare un periodo di chiusura della propria attività".

r.vit.

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