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Apicoltori per un giorno: bambini a lezione tra api, caschi protettivi e palette di miele

19 Maggio 2021

di Francesca Pasquali

MONSAMPIETRO MORICO - Sono rimasti a bocca aperta, appena il telo è stato tolto. Quello che copriva il favo con più di settemila api dentro.

Mattinata tra didattica e stupore per gli alunni della scuola materna di Monsampietro Morico, il comune guidato da Romina Gualtieri. Che, verso le 10, si sono ritrovati al parco “Falcone Borsellino” per una lezione di apicoltura. Seduti sulle panche di legno, hanno ascoltato Paola Paolucci spiegargli come vivono le api, che fanno da quando nascono a quando muoiono e perché sono tanto importanti per l’ecosistema e, quindi, per tutti noi. Hanno anche potuto provare i caschi protettivi che usano gli apicoltori quando aprono le arnie.

«Sapete perché ci vestiamo di giallo?» chiede Paolucci che, a Monterubbiano, assieme al marito Giovanni Zucconi, gestisce un’azienda agricola. I bambini fanno “no” con la testa e lei risponde: «Perché, insieme al bianco, è il colore preferito dalle api». Che, quando lo vedono, si tranquillizzano. Per sicurezza, si spruzza anche del vapore, per calmarle. E via con la dimostrazione dentro un’arnia vuota.

«E quante api ci sono in un favo lo sapete?», prosegue l’apicoltrice. Altro no. «Più di settemila. In un’arnia anche settantamila». «Cos’è settantamila?», chiede un bimbo alla maestra che gli sta a fianco. «Un numero molto grande, che non abbiamo ancora studiato», risponde l’insegnante.

Occhi meravigliati che tornano a puntarsi sul favo. Dentro, le api si muovono senza sosta. La regina non si vede. «Si nasconde ai lati», spiega Paolucci. «Ha un puntino bianco in testa. Glielo facciamo noi. Serve per riconoscerla», aggiunge. Il colore del puntino cambia di anno in anno. Serve anche per distinguere le annate. Questa non promette molto bene. «Dopo il 2015, è andata sempre male. L’anno scorso è stato un disastro», dice Zucconi, che è presidente del Consorzio degli apicoltori piceni fermani, a margine della lezione. I soci del consorzio sono circa cinquecento. Gli attivi, però, parecchi meno.

«In tanti – fa sapere l’apicoltore – si stanno avvicinando a questo mondo, ma capita che alla prima difficoltà lo abbandonino». Difficoltà come quelle degli ultimi anni, con «produzioni scarsissime, mercati in crisi per le importazioni dall’est asiatico e prodotti italiani non valorizzati al punto giusto». Se le api non producono abbastanza miele, la colpa è del cambiamento climatico, dell’inquinamento e dei pesticidi.

«Qui da noi, soprattutto del clima. Se non piove, dovremo abbeverarle, come l’anno scorso», spiega Zucconi che, assieme agli altri apicoltori marchigiani sta pensando di chiedere lo stato di calamità, «non tanto per le perdite economiche, quanto per sensibilizzare sul problema». Che è poi lo scopo della lezione di stamattina.

Organizzata in occasione della Giornata mondiale delle api, che cade domani, istituita dall’Onu nel 2017 per puntare i fari sulla questione. Il telo torna a coprire il favo. Ci si sposta nella casetta di legno per la smielatura. In semicerchio, i bambini osservano il liquido scendere dalle cellette esagonali. Qualcuno si fa avanti e prova. Un cucchiaino di miele a testa e si torna in classe.

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