FERMO – Marche centrali ancora una volta con il Congresso nazionale degli Ordini degli Ingegneri ad Ancona. “Qualche anno fa era inimmaginabile che la nostra regione si potesse solo candidare per eventi come questo. Oggi invece siamo qua e questo ci fa piacere, sintomo – commenta il presidente Francesco Acquaroli - di una regione che si vuole proporre e anche di un'opportunità che, una dietro l'altra, muove l'economia, ci porta verso la destagionalizzazione e anche la crescita della nostra immagine in Italia. Questo è molto importante perché ci dà consapevolezza rispetto a quelle che sono le sfide possibili”.
Riflessioni e richieste. Gli ingegneri chiedono un commissario straordinario per il dissesto idrogeologico. Il presidente del Consiglio nazionale Angelo Domenico Perrini ha lanciato la proposta. “Dobbiamo individuare la figura di un commissario straordinario per la gestione del dissesto idrogeologico al fine di definire con nettezza priorità e modalità di intervento, con una nuova capacità anche di censire il costruito per operare gli opportuni interventi con precisione e tempestività”.
Secondo il presidente del Cni, “ormai da molti anni gli ingegneri italiani propongono l'attuazione di un piano pluriennale che proceda a una preliminare classificazione delle aree di rischio e a stanziamenti puntuali per la messa in sicurezza dei territori, assegnando la priorità alle zone maggiormente rischiose. Purtroppo la prevenzione non fa parte della cultura del nostro Paese: siamo abituati a intervenire dopo l'evento, mai prima”.
Il Rapporto Ispra 2024 - ricorda il Cni - fotografa una situazione critica: tutti i comuni marchigiani presentano aree a rischio frana o alluvione. In totale sono state censite oltre 39mila frane, e circa 1.693 chilometri quadrati, pari a oltre il 18% del territorio regionale, rientrano nelle categorie di pericolosità elevata o molto elevata. In queste aree vivono più di 31mila persone. Sulle coste, ampi tratti di litorale soffrono di erosione, aggravata dal calo dell'apporto solido proveniente dai bacini montani e collinari.
L'Italia è tra i Paesi europei più esposti al rischio frane: l'Inventario Iffi censisce oltre 636mila fenomeni franosi sul territorio nazionale, di cui il 28% caratterizzato da dinamica estremamente rapida e alto potenziale distruttivo.
Il dato è stato citato al 69/o congresso degli Ordini degli ingegneri d'Italia, che si svolge ad Ancona al teatro delle Muse fino a mercoledì con oltre mille delegati. Gli ingegneri propongono un piano pluriennale con una preliminare classificazione delle aree di rischio e stanziamenti puntuali per la messa in sicurezza, assegnando priorità alle zone maggiormente rischiose. “Purtroppo la prevenzione non fa parte della cultura del nostro Paese – ribadiscono gli ingegneri - Siamo abituati a intervenire dopo l'evento, mai prima. La politica è abituata a problematiche che consentono di vedere risultati immediati da spendere nel mercato elettorale”.
La superficie a pericolosità per frane, sottolineano gli ingegneri, è aumentata del 15% dal 2021 al 2024, passando da 55.400 a 69.500 chilometri quadrati, pari al 23% del territorio nazionale. Le aree a pericolosità elevata o molto elevata sono passate dall'8,7% al 9,5%. “Il triennio 2022-2024 è stato segnato da eventi di eccezionale intensità. - proseguono - Le esondazioni nelle Marche del settembre 2022, la colata di fango a Ischia con 12 morti nel novembre 2022, le alluvioni in Emilia-Romagna nel maggio 2023 con danni stimati in 8,6 miliardi”.