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Addio a Sergio Renzi, l'imprenditore senza frontiere. Franchellucci: "Dalle scarpe agli alberghi, un impero fatto di umiltà"

3 Maggio 2020

PORTO SANT’ELPIDIO – Uno dei primi grandi. Ecco chi era Sergio Renzi. Un uomo che con le sue scarpe ha girato il mondo. Nel vero senso della parola poi quel mondo lo ha conquistato aprendo sedi dall’India, tra i primi a capire il potenziale di quel mercato, alla Romania, continuando a dare lavoro nella sua terra e a pensare alle sue produzioni nell’azienda a Sant’Elpidio a Mare, a due passi dalla Tod’s.

“È incredibile, una grande perdita. Il destino è ingiusto: giri il mondo, non ti fermi mai, sei un riferimento per tutti e poi arriva un virus e ti porta via” commenta l’imprenditore Andrea Santori che con il figlio di Renzi, Lorenzo, condivide pezzi di mondo.

Una grande famiglia che ha saputo superare una divisione aziendale negli anni ’90 senza incrinare i rapporti umani. Ma ha aperto a uno sviluppo economico diviso, con il ramo guidato da Sergio Renzi che ha amministrato la Center Group, Il Royal, Villa Serita e un altro albergo a Civitanova Marche. E dall’altro lato la nipote Paola Renzi con Annabella e l’hotel Timone di Porto San Giorgio.

Un colosso che gli ha permesso di restare un punto di riferimento per la comunità elpidiense. “Ma una cosa l’ha sempre caratterizzato: non voleva visibilità. C’era, lo sapevi, ma non voleva farlo sapere” racconta il sindaco Nazareno Franchellucci.

“Un esempio? Pranzo dei centri sociali al Royal, saremo stati in trecento. Lui arriva, viene a salutare e guarda il vino sul tavolo che era stato scelto dagli organizzatori. Chiama lo staf e lo fa cambiare: offrì a tutti il vino migliore. era così, un gesto in silenzio”. Ora sta al figlio e alla sorella proseguire il percorso del padre, un 85enne che non aveva patologie pregresse se non la sua età, stando al fianco della madre.

Per il mondo dei calzaturieri un lutto importante, se ne va una presenza alle fiere e nel mondo. Per tanti anni aveva preso parte al Micam, tranne le ultime edizioni, e si riconosceva per il suo stand realizzato con immagini in bianco e nero di vecchi calzaturieri: “Era la sua storia, la portava sempre con sé, con orgoglio la mostrava al mondo che passava dentro la fiera” prosegue Franchellucci che poi conclude: “Un uomo che non dimenticheremo mai e che ha contribuito con il lavoro e la sua persona a rendere grande il nome della città nel mondo". Ha lottato per settimane al Murri, poi il cuore si è fermato e se ne è andato in silenzio.

Raffele Vitali

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