
di Raffaele Vitali
FERMO - “Era ora, finalmente qualcosa a livello industriale nel nostro territorio”. Poche e chiare parole per Alessandro Santoni che riassume cosa pensano gli imprenditori del mondo degli accessori, che è molto più vasto di quel che si pensi, della nuova fiera ABC che per due giorni (22-23 ottobre) ha animato il Fermo Forum.
Tra i settanta imprenditori ne abbiamo scelti alcuni, diversi tra loro per prodotto e target, dai tacchi alle suole per arrivare agli stampi e alle macchine da cucire, che hanno ormai poco da vedere con quella della nonna con filo e pedale ma sono dei veri computer ad alta precisione.
SANTONI

L’azienda di piane di Rapagnano è un riferimento nazionale nel campo degli stampi. Partita dalla moda, oggi ha diversificato e lavora con illuminotecnica e al settore del mobile. “In questa fiera ovviamente il cliente tipo è legato a scarpe, borse, tutto quello che è fashion. Ma serve in ogni caso per far conoscere il potenziale di ogni azienda del distretto. Noi, che oggi lavoriamo anche con il nord Africa e l’est Europa, sappiamo l’importanza del territorio. Siamo pronti a ogni richiesta, la tecnologia all’interno dell’azienda no manca, penso sempre che siamo stati tra i primi a utilizzare le stampanti 3D. Ma oggi il mercato è cambiato, l’innovazione e la porta già il cliente, la sfida per noi terzisti è di essere pronti e capaci”. Cosa chiedere al Governo? Un reale taglio delle tasse. Io sono pronto a investire, ma deve veder garantita una marginalità” conclude Santoni.
D’ANGELO

Uno dei veterani nel settore degli stampi per suole, in attività da 40 anni. “Mancava una fiera come questa, da troppo tempo. Se pensiamo che la prima di settore fu fata proprio nelle Marche, a Civitanova, nel 1923, si comprende il potenziale che potremo esprimere. ABC ha le date e i costi giusti, facciamola crescere”.
Per l’azienda di Civitanova Marche il mondo è ormai un compagno di viaggio: “Anche se la quota estera e gli ultimi anni è scesa, inevitabile con tutti questi conflitti e lee crisi finanziarie. Anche per questo oggi siamo 20 dipendenti, negli anni d’oro eravamo arrivati anche a 100. Ma siamo solidi e sempre aggiornati anche grazie all’ingresso ina azienda della seconda generazione, con mio figlio”. Per Carlo Dangelo il messaggio alla politica p uno solo: “Ci stia al fianco per il credito, capisco le banche che in questa fase temono vista l’incertezza dei mercati, ma è oggi che ci servono”.
COMETA

Il sorriso è quello che non può mancare in una responsabile commerciale, volto della terza generazione di un’azienda che da 40 anni a Montegranaro produce macchine da cucire, oggi customizzate, ovvero adattate alle esigenze di ogni cliente. “Che va dal mondo delle scarpe, da cui siamo partiti, a quello iper professionale delle borse, che ha esigenze sempre più particolari, soprattutto per noi che serviamo i brand del lusso” spiega Andrea Calua Sardella, 32 anni e già una fetta del futuro dell’impresa, guidata dal padre, in mano.
Attorno a lei, ci sono macchine da cucine che si proiettano verso il cielo, completamente differenti da quelle che uno è abituato a vedere in azione: “Il primo modello a colonna l’ha inventato mio nonno. Da lì, no ci siamo più fermati. È un sistema che perette una precisione maggiore e garantisce performance senza pari”. Ed è per questo che Cometa entra dentro le aziende dell’automotive, “nuova fetta importante di business a cui abbiamo dedicato anche una macchina nuova a due aghi”, e della pelletteria di precisione.
“Con le borse sempre più piccole e con dettagli proprio a livello di cuciture, il lavoro è cambiato. Noi rispondiamo a quella esigenza progettando la macchina e anche i software che la rendono precisa” aggiunge Andrea Sardella.
Dall’azienda di Montegranaro escono cento modelli diversi di macchine da cucire, il 60% viaggia per l’Europa, Spagna e Francia principalmente, poi Germania e Lituania. “L’Italia resta però una fetta importante del nostro business. Per questo credo in questa fiera, che arriva in un momento differente rispetto al Simac, a cui noi partecipiamo a Milano, e che ci permette di incrociare anche brand del lusso che lavorano nel nostro territorio”.
Per loro la ricerca è continua, non a caso all’interno dello stabilimento si muovono ingegneri, oltre che tecnici specializzati, tutti con una età media bassa. “La macchina deve essere perfetta, parliamo di strumenti che vanno dagli 8 ai 40mla euro. Tecnologia al servizio dell’uomo, sia chiaro. per questo noi forniamo anche formazione, oltre che assistenza tecnica” conclude la responsabile commerciale.
D.M.PROJECT

In una fiera pensata per la moda, non possono mancare i tacchi, uno degli emblemi della creatività, del fashion e del made in Marche. Gianluca Maglianesi è l’amministratore della D.M, sigla che racchiude il nome del padre Desiderio Maglianesi. “Siamo nati nel 1994 producendo tacchi e fondi per calzature. Anno dopo anno siamo cresciuti, lavorando con i marchi di livello medio alto, ma anche con molte realtà locali. poi sono cresciute Polonia e Spagna” racconta.
Ricerca e sviluppo interni nella piccola realtà di cinque dipendenti, anche qui negli anni d’oro la crescita era stata esponenziale, si erano toccate le 18 persone. Sulle mensole spiccano tacchi che brillano: “Sono i tacchi gioello, in cui siamo in grado di incastonare cristalli o Swarovski. Dipende dal cliente, il livello che vuole raggiungere”.
Per il tacco la sfida è quotidiana, da quando è arrivata la sneakers: “Il mondo si è diviso, chi punta sul tacco comodo, fino al 50, chi invece continua a volere la scarpa ‘da sera’ con il taccolo alto, moto alto. Poi negli ulti due anni è cresciuto il tacco dieci o venti, quindi piccolo, quel poco che dà un tocco di eleganza e femminilità” prosegue Maglianesi. Per lui ABC ha davvero senso: “Lineapelle arriva un po’ presto per noi, quindi qui troviamo un completamento. Permette a noi che lavoriamo in zona di valorizzarci e mostrare un campionario che è sempre in crescita”.
