
di Chiara Fermani
FERMO - Un traguardo straordinario per Andrea Tiburzi, montegiorgese doc e titolare dell’enoteca At Wines di Campiglione di Fermo specializzata in champagne. Il riconoscimento è arrivato il 22 novembre a Roma, durante la serata organizzata dalla Fondazione Italiana Sommelier – Bibenda, gli Oscar del Vino, il più importante premio nel settore vitivinicolo italiano.
Un premio che Andrea Tiburzi ha voluto condividere insieme al suo prezioso collaboratore Luca Censi, con cui ha trasformato in realtà un sogno nato solo cinque anni fa, nel 2020. Sommelier dal 2011, racconta che la scintilla è scattata davanti a un calice di Giulio Ferrari Riserva del Fondatore: “Un colpo di fulmine”.
Tiburzi, come è arrivato questo premio così prestigioso?
“Un mese fa mi ha chiamato Franco Maria Ricci, presidente della Fondazione Italiana Sommelier. Mi ha detto solo di tenermi libero per il 22 novembre perché c’era “qualcosa per noi”, senza aggiungere altro. Poi, sul palco, è arrivato questo premio. Una sorpresa enorme, che ci ha riempiti d’orgoglio”.
Come si diventa Miglior Enoteca d’Italia in soli cinque anni? Qual è il suo segreto?
“Impegno, sacrificio e tanta passione. In fondo faccio quello che facevo a casa con gli amici: assaggiare bottiglie nuove e condividerle. Ho voluto riportare questa dimensione conviviale in enoteca, far sentire tutti come nel salotto di casa. Credo che il segreto sia proprio l’ambiente che siamo riusciti a creare”.
Se dovesse descrivere il momento della premiazione con uno champagne, quale sarebbe?
“Senza dubbio il Krug, il mio preferito. Per me è la Rolls Royce degli champagne”.
Questo premio è un punto d’arrivo, un nuovo inizio o l’occasione per stappare qualcosa di speciale?
“È un nuovo inizio. Un punto da cui ripartire per crescere e migliorare, con lo spirito che ci ha portati fin qui”.
Il Fermano e lo champagne sembrano mondi lontani. Eppure convivono perfettamente nella sua enoteca. Come ci riesce?
“Lo champagne è ciò che amo di più e che promuoviamo con più convinzione. Sembra un prodotto “inarrivabile”, ma non è così: esistono bottiglie accessibili a tutti. Il nostro lavoro è farlo conoscere, allargare la cultura delle bollicine”.

Lo champagne è considerato il vino delle grandi occasioni. Lei quando lo apre?
“Ogni giorno può esserci un buon motivo: l’arrivo di un nuovo prodotto, la visita di un amico…con moderazione, ovviamente, ma molto spesso”.
Fa anche molta ricerca durante l’anno?
“Sì. Una volta l’anno torno per una settimana nella regione dello champagne. Visito una trentina di produttori: capire annate e nuovi assemblaggi è fondamentale per restare aggiornati”.
Il mondo del vino cambia velocemente. Quali sono oggi le tendenze?
“Il mercato sta chiedendo vini dealcolati. Li ho assaggiati, ma per ora non sono gradevoli. Magari miglioreranno, ma oggi non li proponiamo”.
Un sorso di futuro: qual è il suo sogno per i prossimi anni? “Diventare ambasciatore dello champagne. Ogni anno, nella cattedrale di Reims, viene proclamato chi promuove questo mondo straordinario nei vari Paesi. Sarebbe un sogno essere lì. Voglio sognare in grande, mi impegnerò per riuscirci”.
