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Riforma sanitaria nelle Marche: i consigli dell'Acli di Fermo

8 Luglio 2022

*La Giunta Regionale Marche in questi giorni ha dato avvio alla revisione dell'organizzazione degli enti del servizio sanitario regionale mettendo mano alla Legge 13 del 2003 sulla “Riorganizzazione del Servizio Sanitario Regionale.” La procedura di revisione normativa prevede che entro la fine dell’anno verrà soppressa l’Azienda sanitaria unica regionale, con la conseguente nascita di cinque Aziende sanitarie Territoriali, in corrispondenza delle cinque provincie, e successivamente ci sarà anche la riorganizzazione dell'Agenzia Sanitaria Regionale.

Una riforma che andava necessariamente affrontata e realizzata soprattutto dopo le evidenti criticità emerse già da prima della pandemia ed esasperate ulteriormente dall’emergenza sanitaria. La Regione Marche ha imboccato la sessa direzione del recente decreto 77 del 22 giugno del 2022 nel quale ridisegna la sanità territoriale.

La pandemia ha evidenziato la necessità di avere una sanità territoriale capace di rispondere ai bisogni e che riequilibrasse una sanità ospedale-centrica.

Andrebbe ripensato anche un sistema integrato tra ospedale e territorio dove il sociale nelle sue declinazioni di servizi alla persona e di figure specializzate fosse messo nelle condizioni di ottenere le risorse necessarie per fornire servizi adeguati.

Legge di Bilancio 2022 ha introdotto interessanti novità al riguardo, difatti lo Stato deve garantire in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale, e di conseguenza anche all’interno di tutti i territori regionali gli stessi Livelli essenziali delle prestazioni, i quali a loro volta devono necessariamente interagire ed intersecarsi con i LEA (Livelli essenziali Assistenza sanitaria).

La legge 234/2022 sopra citata oltre alla garanzia della programmazione, del coordinamento e della realizzazione dell’offerta integrata dei LEPS sul territorio, prevede che l’attuazione degli interventi previsti dal Programma nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) nell’ambito delle politiche per l’inclusione e la coesione sociale siano fornite dagli ambiti territoriali sociali (ATS), i quali costituiscono la sede necessaria nella quale programmare, coordinare, realizzare e gestire gli interventi, i servizi e le attività utili al raggiungimento dei LEPS medesimi. La norma dovrebbe garantire di conseguenza agli ATS l’omogeneità del modello organizzativo e la ripartizione delle risorse assegnate dallo Stato per il finanziamento dei LEPS.

 Abbiamo visto che durante i picchi pandemici gli ospedali sono andati in forte sofferenza e senza una sanità territoriale insieme ad un adeguato sistema di prevenzione, gli ospedali si troveranno nuovamente in difficoltà, con i pronto-soccorsi ad essere le prime strutture ingolfate.

Le Acli Marche hanno accolto favorevolmente l’impegno e l’iniziativa della Regione che attraverso la riforma realizzerà delle Aziende sanitarie “di prossimità” come richiesto dalle necessità dei cittadini, saranno fondamentali per questo le risorse messe a disposizione dal PNRR, la realizzazione della Case della Comunità, l’armonizzazione dei LEPS e dei LEA.

La nuova organizzazione sanitaria prevede la costituzione all’interno delle cinque Aziende Sanitarie Territoriali dei Distretti per il coordinamento e l’erogazione dei servizi di assistenza primaria relativi alle attività sanitarie e socio-sanitarie.

A nostro avviso la figura del Direttore di Distretto andrebbe potenziata e dotata di più risorse funzionali per l’integrazione sociale e sanitaria, pilastro della sanità territoriale, questo al fine di sostenere la salute e la prevenzione dei cittadini tutti, in primis a supporto delle fragilità e delle disuguaglianze sociali ed economiche. Una battaglia che va fatta è quella del riequilibrio tra ospedali e sanità territoriale. Le Giunte precedenti non si erano mai poste questo obiettivo in maniera chiara, gli Ambiti Territoriali Sociali debbono coincidere con i distretti come già specificato da oltre venti anni dalla 328 del 2000.

Altra azione a nostro avviso necessaria è quella della riduzione degli ATS (Ambiti Territoriali Sociali), che dagli originali 24 sono passati a 23 dopo che alcuni Comuni del pesarese si sono uniti alla provincia di Rimini. Mantenere ancora all’interno della Regione 23 ATS non è solo un esercizio dialettico ma un “elogio della follia”.  

Alla data del 1 giugno 2022 – dopo due proroghe concesse nel 2020 e 2022 - mancano ancora 11 ambiti territoriali sociali a dover approvare il piano sociale. In una regione di 1.500.000 abitanti circa, 23 ambiti sono eccessivi, ed alcuni di questi hanno evidenti capacità organizzative e gestionali per reggere il nuovo modello di welfare territoriale, il quale dopo la pandemia necessita di una forte integrazione socio-sanitaria e rischiano di non riuscire a realizzare un’adeguata programmazione delle importanti risorse assegnategli dal PNRR. 

La gestione di importanti risorse europee sta già creando evidenti difficoltà ad ambiti non dimensionati su scala in aree in grado di avere supporti amministrativi e contabili necessari, specie in fase di quella rendicontazione richiesta dai regolamenti comunitari. Rimane inoltre evidente la criticità dell’integrazione sociale e lavorativa pesantemente aggravata dalla perdita delle competenze assegnate alle province e al necessario riordino dei centri per l’impiego che coincidono con i distretti sanitari e non con gli ambiti.

La riforma sanitaria che Regione Marche sta realizzando non può non essere integrata con una revisione degli Ambiti sociali (ATS) altrimenti si rischierebbe l’esaltazione del ruolo dei soli ospedali in danno dei territori.  Questo deve comportare necessariamente un profondo dialogo con i Comuni e con l’ANCI, è un passaggio obbligato se si vuole dare completa attuazione alla riforma sanitaria e allo stesso tempo integrarla con un altrettanto necessaria riorganizzazione socio-sanitaria per un’armonizzazione degli ambiti e dei distretti.  

Nel merito non credo che la soluzione migliore possa essere ridurre gli Ambiti territoriali sociali a 13 o per contro aumentare i distretti sanitari a 23. Credo che la soluzione più efficace e razionale sia quella di trovare una soluzione intermedia discussa con tutti gli attori interessati.   

 *Maurizio Petrocchi, presidente Acli Fermo e vice regionale

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